Non sono sicuro che il Senatore Verdini abbia letto von Hayek ne Keynes per fare le sue scelte politiche basandosi su uno o sull’altro dei due economisti, sono invece sicuro che tra i neo estimatori del perduto Partito Repubblicano Verdini può essere tra i pochi che possono vantare di averci militato avendo ricevuto a suo tempo, secondo quanto afferma lui stesso, dalle mani del Segretario Spadolini la tessera. Credo sia vero perché volendo entrare nel PRI dall’alto, senza fare la penosa trafila dalla sezione di base, frequentava già, con cordialità rumorosa senza essere iscritto, le riunioni di vertice del Partito. Non ebbe, se ben ricordo, grandi successi perché le risse di loggia, caratteristiche dei repubblicani fiorentini e dei fiorentini in genere, non lo favorirono malgrado l’imponenza fisica del personaggio e la sua generosa e provinciale umanità.
Qualcuno, tra questi antiquari della storia che frequentavano il PRI, mi disse allora:”assomiglia a Vittorio Emanuele”. Intendeva, non foss’altro per la statura, a Vittorio Emanuele II Padre della Patria.
Lì per lì non feci caso poi ricordai che Carlo Alberto risiedeva a Firenze prima di diventar Re avendo sposato la figlia del Gran Duca.
Grande importanza ebbe la nascita del primo figlio, appunto Vittorio Emanuele, perché si prefigurava per lui il Regno di Sardegna, posto che i cugini Savoia, impauriti dalle conquiste napoleoniche e disinteressati ambedue alle donne non avevano fatto figli. Purtroppo però a Firenze la culla dove dormiva l’Erede prese inopinatamente fuoco e lì inizia un mistero perché alcune voci, abbastanza accreditate, sostengono che morto nell’incendio il vero Erede lo si fosse sostituito con il figlio di un macellaio della stessa tenerissima età nato li vicino: ora c’è chi sostiene, io non sono tra quelli, che la famiglia di macellai, poi più borghesemente commercianti di carne, era quella degli antenati di Verdini e lo proverebbe la statura, il carattere e l’astuzia un po grossolana del Senatore.
Tutto è possibile a questo mondo tanto che niente o quasi niente è smentibile e anche le scelte istituzionali del Senatore Verdini potrebbero avere una loro logica paleo risorgimentale se si ricorda che il repubblicano Crispi a un certo punto della sua storia diceva: “la repubblica ci dividerebbe, la monarchia ci unisce”.
Nel caso del Senatore di ALA si potrebbe immaginare invece: “la monarchia ci dividerebbe, la repubblica ci unisce” rivolgendosi alla “firenzetta” (termine spadoliniano) da cui proviene, con cui parla e dalla quale trae origine la sua vicenda politica.
Il buon Senatore Verdini pur circondato da avvisi di garanzia e rinvii a giudizio non ha perso il suo buon umore così come il composito gruppo che gli sta alle spalle felici di aver salvato col voto popolare il Senato e la loro stessa cadrega: il problema sta adesso nel farsi rieleggere perché i Senatori ci sono ma i voti no.
N.B. Nella foto Verdini assopito in Parlamento