Chiariamolo subito: Calvarese e Tagliavento sono stati i due peggiori in campo ieri in Serie A. Sì, hanno commesso errori gravi. Sì, l’assistente dell’arbitro dietro la porta è utile come un ombrello lasciato a casa quando sei fuori e grandina. Sì, ci vuole la Var, la moviola in campo, qualsiasi cosa aiuti a eliminare certi errori marchiani. E sì, il Sassuolo ha capito ieri di non avere alcun peso politico nella massima serie.
Detto questo, ieri Sassuolo-Milan e Inter-Roma sono state due belle partite. Grattando la superficie dell’incazzatura provocata dagli errori arbitrali, si scoprono alcuni aspetti tecnici di cui si può scrivere. Sì, avete capito bene: è possibile analizzare una partita nonostante gli arbitri. E qui vogliamo fare qualcosa di clamoroso, rivoluzionario: lo facciamo con ben due partite.
Il piccolo miracolo di Montella
Immaginate di iniziare la stagione e di andare in ritiro con i seguenti centrocampisti in rosa: Kucka, Montolivo, Bertolacci, Poli, Sosa. Nell’ordine: vorrei essere il nuovo Gattuso, vorrei essere Pirlo, pagato 20 milioni, al Napoli mi chiamavano Uallarito. Ecco, Montella avrebbe potuto tranquillamente darsi alla macchia, nei boschi fuori Milanello. Invece è rimasto, ci ha creduto, ha preso le mazzate quando necessario, ma nonostante tutto ha creato un piccolo mondo rossonero fatto di gioco, tempi, movimenti.
A Reggio Emilia Montella è sceso in campo con quell’impronta tattica ormai riconoscibile: il 4-3-3. Già questo basterebbe a spiegare molto: in pochi mesi, con una rosa tecnicamente non eccelsa, il Milan ha già un’identità di gioco. I 3 in mezzo sono Sosa, Kucka, Bertolacci. Quello in mezzo corre, gli altri due a turno si inseriscono o cercano Delofeu, che da bravo canterano del Barça gioca in maniera tecnicamente ineccepibile. Semplice, ma funzionante: ne deriva una partita giocata a tutto campo, con il Milan che occupa con diligenza tutti gli spazi e dove le occasioni principali (cioè le freccine celesti) arrivano sia dal centro che dalle fasce.
Così come non è un caso che l’occasione che ha portato al rigore poi segnato da Bacca arrivi da una sponda del colombiano per un inserimento in area di Bertolacci, che se con i piedi non è preciso, sa bene come gestire tempi e modi di movimento verso la porta quando si attacca: è lui stesso a servire Delofeu per una grande occasione sullo 0-0.
Il Sassuolo però non ha demeritato. Il rimpianto maggiore per Di Francesco è quello di poter schierare la squadra che aveva progettato a inizio stagione solo afine febbraio, con finalmente Berardi e Duncan a pieno servizio. E non deve quindi stupire che i neroverdi abbiano disputato una delle migliori gare in stagione per intensità e mole di occasioni prodotte, soprattutto nella ripresa. si è visto il Sassuolo che ci siamo abituati a vedere: azioni brevi e manovrate il giusto, per puntare su ripartenze-laser sulle fasce e impostare il perno dell’ultima azione sulla tecnica degli esterni. Anche qui, la lavagna tattica si spiega bene l’impronta di gioco neroverde, tutta basata sugli esterni. E come ha sottolineato il tecnico in conferenza stampa a fine gara, come è mancata la precisione negli ultimi 20 metri. Con un po’ meno di rabbia ed emotività, il Sassuolo avrebbe potuto pareggiarla.
Inter-Roma: la giusta distanza
Contro la Juventus, nonostante la sconfitta Pioli aveva preparato molto bene la sua Inter. Contro il Bologna, il gioco ha compiuto un deciso passo indietro. Ieri, ne ha compiuti due. Contro la Roma, i nerazzurri hanno imparato il concetto di giusta distanza: i giallorossi sono una squadra che può puntare alla Champions, l’Inter no. Spalletti ha circa un anno solare di vantaggio su Pioli, ha potuto lavorare sulla squadra, scoprire di avere un attaccante completo come Dezko e un centrocampista tra i migliori in Europa come Nainggolan. La Roma è rodata insomma, l’Inter no. E se come detto prima Montella ha dato un’impronta di gioco al Milan, Pioli la sta ancora cercando. Si può infatti riconoscere il Milan di quest’anno – ovviamente la Roma – ma non l’Inter.
Ecco, l’Inter di Pioli ancora non esiste. Alterna cose belle ad altre meno, come accaduto ieri sera. Gli undici personaggi in cerca di gioco ieri sera sono scesi in campo con Persici e Candreva esterni, sacrificati per far coesistere Joao Mario e Brozovic assieme in mezzo. Un azzardo, che si rivela scelta sbagliata fin da subito, perché lo squilibrio tattico del centrocampo nerazzurro permette alla Roma di creare il panico con la libera circolazione dei piedi e delle idee di Nainggolan. Lo si vede soprattutto nel secondo gol dove sì, si poteva fischiare il fallo su Gagliardini, ma dove si poteva difendere meglio: Medel corre all’indietro per recuperare una posizione che in mezzo non occupa nessuno, ma se difendi così non potrai mai e poi mai contrastare chi ti viene incontro palla al piede. E quando il cileno smette di andare indietro, è troppo tardi:
E non è un caso allora che alla Roma sia bastato premere al centro:
Al netto degli errori di Tagliavento, viene dunque da chiedersi con quale Inter Pioli vuole scendere in campo. Quella di ieri sera può considerarsi bocciata, avanti con i prossimi esperimenti. Non tutto è perduto, la rosa dell’Inter può considerarsi ancora da Champions. Ma il tempo è poco.