Oggi Dino Zoff compie 75 anni. Se la calma, anzi l’imperturbabilità è stata il suo tratto distinitivo, è giusto celebrarla.
Lo facciamo attraverso tre momenti della sua vita calcistica.
Allora, immaginate di essere in campo in una partita dei Mondiali. E di giocare contro il Brasile giudicato il più forte di tutti i tempi, c’è chi dice migliore di quello del 1970 e che docici anni prima ci aveva già ampiamente rullato in finale all’Azteca. L’Italia invece è giudicata forse tra le peggiori, in ritiro c’è una tensione pazzesca con i giornalisti che raccontano di una Nazionale scarsa. Il primo girone non è andato benissimo, ma nel secondo abbiamo già battuto l’Argentina, con Gentile che un altro po’ spogliava Maradona a morsi. Contro il Brasile, nel vecchio Sarrià di Barcellona, quel Brasile lo stiamo battendo per 3-2 con tripletta di Rossi, quel Paolo Rossi che i giornalisti dicevano fosse un rottame. A due minuti dalla fine c’è un calcio di punizione per loro: palla in mezzo, colpo di testa: Zoff para sulla linea. Un miracolo, cazzo. Vinciamo noi, vinciamo pure il Mondiale poi.
Ok, salto in avanti. Immaginate di allenare una grande squadra e di essere in ritiro prima di una gara importante. La leggenda narra che una sera la Lazio arrivano in un hotel che ospita anche un raduno dell’Azione Cattolica. Il direttore della struttura si raccomanda con Zoff, allenatore di biancocelesti, pregandolo che i calciatori non facciano troppo casino. Il tecnico lo rassicura. A cena, la squadra è tutta seduta a tavola per la cena, mentre nella sala accanto si tiene il raduno dell’Azione Cattolica. A tavola, of course, manca solo Gascoigne. Zoff lancia un’occhiata laser al suo secondo, che sale nella camera del giocatore e lo trova mentre, visibilmente alterato, urla al telefono. E of course, Paul effettua la telefonata nudo. L’assistente dell’allenatore gli intima di scendere: “Vieni così come sei”. E Gascoigne raggiunge la squadra così com’è. Nudo.
Ora, immaginate di essere sul prato dell’Amsterdam Arena, circondati da un muro di tifosi arancioni. Per renderla ancora più difficile, allenai la nazionale che affronta quella di casa. siamo ai rigori, dopo 120 minuti estenuanti di corsa, lotta, due tiri dal dischetto già sbagliati, un espulsione, occasioni buttate al vento e infarti sfiorati a casa, nel caldo italiano di giugno. C’è Francesco Totti che prima di andare dal dischetto passa vicino a Gigi Di Biagio: “Mo je faccio er cucchiaio”. “Se, vabbè”. Va e lo fa. Le telecamere inquadrano la panchina dell’Italia: il vice allenatore Francesco Rocca, per gli amici Kawasaki, è un tarantolato. Dino Zoff non batte ciglio.
Semplicemente, un grande.