Viva la FifaIl Napoli è andato a scuola di cazzimma europea al Bernabeu

Il cosiddetto Miedo Escenico, la paura del palcoscenico che può cogliere qualsiasi avversario calchi il terreno del bernabeu, alla fine c'è stato, sebbene progressivo. Il Napoli a Madrid è sembrato...

Il cosiddetto Miedo Escenico, la paura del palcoscenico che può cogliere qualsiasi avversario calchi il terreno del bernabeu, alla fine c’è stato, sebbene progressivo. Il Napoli a Madrid è sembrato aver avuto il giusto approccio. Dopo una occasione subito con Benzema, è arrivato il gran gol di Insigne: premettendo che Keylor Navas era distratto e troppo fuori dalla linea di porta, il numero 24 del Napoli ha avuto intuzione, rapidità di esecuzione (cioè il genio secondo Amici Miei) ma anche coraggio, sicurezza di sè. In poche parole la cazzimma tanto invocata da Aurelio De Laurentiis a fine partita.

Il candidato illustri il concetto di “Cazzimma”

Quello che è successo in campo nell’andata degli ottavi di Champions League e quello che è avvenuto dopo, con il botta e risposta tra il presidente e il tecnicio Sarri, è legato da un filo comune, che è appunto quello della cazzimma. Il Napoli al Bernabeu non è andato a chiudere il discorso per la qualificazione – questo sarebbe avvenuto proabilmente in una dimensione parallela nella quale gli azzurri hanno in bacheca 11 Champions e svariati altri titoli -, ma andare a scuola d’Europa che conta. La squadra ha sì un trofeo europeo nel proprio curriculum, la Coppa Uefa degli anni mitici di Maradona, ma bisogna guardare avanti. E se da una parte il club ha fatto appello alla propria storia portandosi dietro il Pibe fino negli spogliatoi, dall’altra deve adattarsi al corso di oggi, accumulando esperienza. Diversi sono i giocatori del Napoli che hanno poca dimestichezza con la Champions, così come non bisogna dimenticare che lo stesso Sarri in Europa ha fino ad oggi fatto bene, ma senza aver mai allenato un club in gare come queste. Gare nelle quali l’avversario ha tanta di quella cazzimma da poterne pure vendere quella in eccesso.

In Storie e poesie di un mascalzone latino, Pino Daniele la descriveva come “furbizia accentuata, la pratica costante di attingere acqua per il proprio mulino, in qualunque momento e situazione”: l’ha usata Insgine, ma anche Cristiano Ronaldo nel 2-1 di Kroos: se si guarda bene l’azione, CR7 sfrutta l’inesperienza di Koulibaly, che pure potrebbe sovrastarlo di forza, per fermarsi senza volerlo superare a tutti i costi, usare l’appoggio di un compagno per andare sul fondo e metterla al compagno con un assist lungo rasoterra. E se intendiamo la cazzimma anche come cattiveria in senso agonistico, ecco: una squadra del genere, il gol del 2-1, non lo averbbe mai concesso.

Il Napoli è andato a scuola, di atteggiamento ma anche di messa in campo: perché uno come Mertens, bravissimo falso nueve in campionato, non andava sacrificato così, contro gente come Sergio Ramos e Varane che comincia a marcarti stretto dal giorno prima, appena sbarcato in aeroporto. Gente appunto abituata a certe gare, che gioca d’anticipo, di fisico, d’esperienza. In una sola occasione il belga è riuscito a smarcarsi, nella ripresa, quando stava per fare il gol del 3-2: troppo poco, in una gara così, dove un lampo può spostare certi equilibri, ma anche dove partecipare al gioco può permettere alla squadra di mantenere palla, creare una trama di gioco, sfruttare più soluzione: quello che fatto il Real, in pratica.

La trama di gioco del Real: quelli in celeste sono i passaggi divenuti occasioni da gol

Dobbiamo dunque dedurre che a fine gara De Laurentiis si riferisse a tutto questo. Il presidente avrà le proprie ragioni, anche tattiche, ma sbaglia nel parlarne pubblicamente. Primo, perché il Napoli di recente ha perso solo contro la Juve, a parte ieri sera. Secondo, perché si sa che i eventuali incomprensioni si chiariscono in casa, il giorno dopo, a mente fredda. Ora, sappiamo che De Laurentiis non è nuovo a uscite a gamba tesa, ma ammesso che tra i due ci fosse qualcosa da chiarire, oche il presidente abbia voluto lanciargli un messaggio, quello non era il momento giusto. Anche in questi aspetti si deve migliorare, crescere: la furbizia di capire cosa dire e quando dirlo o ce l’hai, o la impari in serate come queste.