AttentialcaneLa sinistra di Veltroni e il museo delle cere

Fulvio Abbate – autore dell’agile e gustoso pamphlet Sul conformismo della sinistra, che andrebbe fatto studiare nelle scuole di ogni ordine e grado della Repubblica – ha dato il meglio di sé in qu...

Fulvio Abbate – autore dell’agile e gustoso pamphlet Sul conformismo della sinistra, che andrebbe fatto studiare nelle scuole di ogni ordine e grado della Repubblica – ha dato il meglio di sé in questo articolo.

Tra i vari personaggi da “museo delle cere” che passa in rassegna, ce ne sono alcuni degni di nota: «D’Alema, impietrito nella sua faccia da carruba risentita», «l’onesto Bersani, volto santo da ottimo amministratore di condominio», «Roberto Speranza il cui eloquio ricalca una brochure del SUNIA».

Impietoso, diciamo.

Su Veltroni però Abbate prende forse un granchio. «Che dire – scrive – del silenzio di Walter Veltroni, acquattato come Gatto Silvestro in una buca scavata nella spiaggia di Sabaudia ?».

Sì, perché Gatto Silvestro ci sta, ma silenzioso un cavolo! Proprio l’altro giorno mi chiedevo che fine avesse fatto Walter Veltroni e poi tac, come d’incanto, sono venuti fuori un paio di articoli suoi. Una doppietta così, per dimostrare che – in realtà – Veltroni continua a fare cose, vedere gente.

Ieri ha intervistato Antonio Cassano per il Corriere dello Sport, oggi interviene su l’Unità con un pezzo dal titolo emblematicamente berlingueriano – La magnifica differenza – in cui parla di “sinistra che deve essere moderna, aperta, di popolo”, per contrastare una destra che “slitta” verso Trump. Insomma una bella minestra di farro parecchio liberal con citazione, in chiusura, di Recalcati.

Che la sinistra come la intende Veltroni non possa essere né moderna nè “di popolo”, però, lo capisci leggendo l’attacco dell’intervista a Cassano. “Croce e delizia”, “giocatore istintivo e poetico” che “ogni volta che toccava la palla avevi la sensazione che potesse inventare qualcosa di incredibile”, e via andando con ‘ste robe digerite e pigre che si sentono nei bar borghesotti del centro dove l’aperitivo costa come una cena.

Fino al mortarone: “persone come lui o Balotelli – scrive – mi affascinano più di certi fighetti bizzosi del calcio moderno”.

Fighetti bizzosi, scrive proprio così Veltroni. E cosa sono Cassano e Balotelli, buon Dio? Non sono fighetti bizzosi pure loro? La sofferenza redime se diventi Scirea, mica se continui a fare Cassano o Balotelli.

La metafisica della working class che si riscatta con un lampo, una sflashata, un colpo di reni manco fossimo in Rocky di Silvester Stallone non è di sinistra. Perché quel riscatto è un’eccezione, un incidente della storia, un colpo do culo.

E non è per niente di sinistra neanche questa necessità pelosa di infiocchettare la realtà, di porsi al di sopra di essa per nobilitare ciò che nobile non è. La sinistra – almeno così come ama raccontarsi – ha il compito di migliorarla, la realtà, senza pettinarla dal verso giusto.

E poi – diciamolo –tirarsela da anti-fighetti è – invece – la quintessenza del fighettismo.

Altro che Bersani e D’Alema! Nel museo di Abbate, Walter Veltroni è la cera più cera di tutte.

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