Ieri sera il Napoli ha perso 3-1 al San Paolo contro il Real Madrid ed è stato eliminato dalla Champions League. per la squadra di Maurizio Sarri è stata una delusione cocente, soprattutto dopo che il primo tempo la aveva vista chiudere in vantaggio per 1-0: con il 2-0 sarebbe passata ai quarti. Nel complesso, il Napoli era sfavorito: dall’altra parte c’era la squadra campione d’Europa e del mondo in carica, infarcita di campioni tra i quali basterebbe ricordare solo il Pallone d’Oro attuale, Cristiano Ronaldo. L’approdo agli ottavi e l’approccio alla gara hanno però dimostrato che gli azzurri hanno fatto una buona campagna europea, sebbene manchi loro qualcosa ancora per potersi imporre, vedi i due gol concessi a Sergio Ramos, che di solito in certe situazioni di gioco non perdona.
Avremmo dovuto parlare di questo, stamattina. Peccato che ieri sera il presidente del club, Aurelio De Laurentiis, abbia pensato bene in diretta su Rete4 di inscenare una protesta contro la Gazzetta dello Sport e i giornalisti del Nord, rei secondo lui di avercela con il Sud. Una performance che è subito stata additata dai molti sui social a caldo come un cumulo di parole a caso.
Nulla di tutto ciò, purtroppo. De Laurentiis è andato davanti alle telecamere con l’intenzione di dire tutto ciò, in maniera calcolata. Quello di buttarla in polemica dopo una sconfitta è un atteggiamento vecchio come il mondo. Lo ha usato spesso Mourinho: un esempio su tutti, quest’anno, è la protesta contro Antonio Conte dopo la disfatta del suo Manchester United contro il Chelsea. L’intento è chiaro: creare una cortina di fumo sulla sconfitta e spostare il perno della discussione su altro. Lo abbiamo già sottolineato la scorsa settimana, quando abbiamo parlato dei problemi di comunicazione del Napoli: dopo la sconfitta di Madrid la polemica aveva coinvolto Sarri, dopo quella in Coppa Italia il problema era la telecronaca di Rai Sport considerata troppo faziosa. Ora nel mirino entra la Gazzetta dello Sport. De Laurentiis entra a piedi uniti in un campo caldissimo, perchè solo qualche giorno prima il giornalista della Rosea Mimmo Malfitano, che scrive del Napoli, ha subìto un attacco intimidatorio alla propria auto: il collega viene definito dal presidente uno “juventino” e ne fa nome e cognome in diretta tv.
Et voilà, il gioco è fatto. Mentre l’Ordine del Giornalisti è subito intervenuto definendo “gravi e inaccettabili” le sue dichiarazioni, De Laurentiis sarà probabilmente soddisfatto nel vedere la sua polemica ripresa a tutto spiano. E magari vedendola liquidata solo come un eccesso di tensione per il dopo gara.
No. Non si può accettare. De Laurentiis sta conducendo una battaglia tutta sua, che speriamo resti tale e che non venga seguita, francamente. Dice bene Il Napolista, quando parla di sindrome di accerchiamento. Anche qui, nulla di nuovo sotto il sole: quella di fare squadra creando attacchi esterni è una tattica che usò Lippi al Mondiale 2006. Solo Che lì l’Italia alla fine vinse. In questo caso, ci sembra solo una grande sconfitta. Soprattutto per chi ha sempre guardato al modello sportivo degli Usa e dichiarato di volere sull’impronta della Nba campionati e leghe europee. In un contesto del genere, chi fa dichiarazioni così, come verrebbe trattato? E quanto nuocerebbe all’immagine del club che dirige?