Dunque, ieri Carlo Tavecchio è stato rieletto numero uno della Federcalcio. Ci sono volute tre votazioni al presidente uscente per vincere la strenua resistenza di Andrea Abodi. Il dimissionario presidente della Lega di Serie B ci ha provato e in fondo ci ha anche creduto, ma nulla ha potuto contro gli appoggi determinanti della Lega di Serie A guidata dalla Juventus e dall’associazione allenatori di Renzo Ulivieri.
E già qui un sopracciglio vi si dovrebbe alzare. Perché Ulivieri, nell’estate del 2011, si era incatenato per protesta all’entrata della Figc in via Allegri, a Roma, per protestare proprio contro Tavecchio, all’epoca a capo del calcio dilettabtistico italiano. La cosa non è sfuggita a Damiano Tommasi, numero uno della Associazione Italiana Calciatori che si è schierata invece con Abodi. sarà perché il nuovo piano varato da Tavecchio per i centri tecnici federali ha creato nuovi posti di lavoro per gli allenatori, da Ulivieri rappresentati?
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Anche la Juventus si dice soddisfatta dell’esito della tornata elettorale. Quella stessa Juve che prima si era messa di traverso, contro Tavecchio. Da John Elkann che ne definiva i comportamenti “non adeguati”, al cugino Andrea Agnelli, che contro la Figc ha ingaggiato una lunga battaglia per chiedere un cospicuo risarcimento dopo i fatti di calciopoli (500 e passa milioni di euro). Alla fine il cambio di rotta c’è stato anche per la vecchia e battagliera coppia Elkann-Agnelli, che coppia si dice non sarà più: Agnelli pare sia in uscita dalla carica di presidente della Juventus dopo che gli affari privati hanno coinvolto direttamente la gestione della società bianconera. Ed Elkann non può permettersi di restare fuori dalla partita, ampiamente arbitrata da Tavecchio: l’appoggio lo ha ottenuto sperando in un minor potere di Claudio Lotito, inviso alla Vecchia Signora (e non solo, almeno a parole): accadrà davvero? Intanto, non va dimenticato neppure che Fiat è sponsor della Figc: l’accordo è stato rinnovato per 4 anni nel 2015. Quella stessa Fiat che ha celebrato l’apertura di quei nuovi centri tecnici federali di cui sopra.
Insomma, alla fine della fiera non cambia nulla. E la Serie A, in particolare, confrema ampiamente gattopardesca. Un felinone di marmo, che non si smuove. A fronte delle promesse di cambimanento, nulla cambia. perché non conviene. Simbolo di questo immobilismo è la mancata riforma dei campionati. Una situazione che teoricamente avrebbe dovuto far cadere Tavecchio, che invece lì resta. Perché la riforma non la vuole nessuno. Conviene a tutti. Alle big, intanto, che si ritrovano con squadre piccole e poco adeguate alla massima serie: più possibilità di avere tre punti facili. MA conviene anche alle stesse piccole, sopratutto a quelle che retrocedendo possono permettersi di intascare quel paracadute che serve ad ammortizzare meglio i conti una volta scesi in B e ciao. L’ultima idea di riforma di Tavecchio non vorrebbe la riduzione del numero di squadre di A, ma solo due retrocessioni. Al momento è solo una promessa elettorale, come lo svincolarsi da Lotito. Vedremo.