Pietro ha soli diciassette anni, ma ha uno sguardo determinato e consapevole. La sua passione è fare impresa, motivo per cui assieme ad altri ragazzi sta sviluppando la sua startup, una applicazione che incentiva economicamente gli utenti a svolgere più attività fisica per mantenersi in forma attraverso un meccanismo premiale fatto di sconti e regali. Lo incontro in un luogo molto suggestivo, l’Opificio Golinelli, un luogo dove il domani si mescola con il presente, in una pennellata di colore bianco che capeggia dappertutto. Scambiamo qualche battuta prima che abbia inizio il dibattito “Immaginare e costruire il domani per i giovani e per il Paese“: mi dice di essersi sentito tirato in causa poiché si parlerà del futuro dell’Italia, che definisce “meraviglioso”. Si dice ottimista riguardo a ciò che lo aspetta ma sente anche che le competenze, i talenti e l’inesauribile voglia di fare delle giovani generazioni sono scarsamente valorizzate. Motivo per cui vorrebbe fare l’università in Italia per poi specializzarsi all’estero.
Pochi metri più avanti incontro Susanna. Ha diciannove anni, è appena uscita dal laboratorio di ricerca scientifica nel quale fa sperimentazione. E’ solare ed entusiasta ma, quando le chiedo come immagina di costruire il proprio futuro, percepisco preoccupazione e un po’ di disorientamento. E’ convinta che dovrà andare necessariamente all’estero perché per i ricercatori, ma ancor più per le ricercatrici, non ci sono spazi di azione. La vera sfida, mi dice, sarebbe quella di restare in Italia dove la qualità della ricerca è molto alta e, al contempo, combattere la precarietà.
A Pietro e Susanna, così come a Stefano, Maria, Matteo, è stato dedicato l’investimento in formazione, cultura, educazione, imprenditorialità fatto nel 2015 da Marino Golinelli, fondatore dell’omonimo Opificio. Un luogo evocativo, ma al contempo operativo, dove diverse generazioni si incontrano, dove persone provenienti da tutto il mondo si contaminano di idee e di stimoli, dove crescono nuove opportunità messe a disposizione di chi è in grado di coglierle. Fiducia, senso della sfida, creatività, passione e nuovi stimoli ti avvolgono in un turbinio che ti invoglia a pensare in grande, che ti regala innesti di nuova energia e sorrisi.
La “cittadella del sapere e del saper fare“, cosi come la definisce Marino Golinelli, è uno spazio di nove mila metri quadrati, frutto di un’operazione di riqualificazione di una vecchia zona industriale in disuso e climatizzata attraverso un sistema di pompe di calore che non produce emissioni inquinanti. Nell’Opificio trovano posto i laboratori Scienze in Pratica, pensati per i ragazzi tra i 14 e i 19 anni con l’obiettivo di accendere la loro passione per le scienze e la tecnologia, il Giardino delle Imprese che supporta i giovani nei percorsi imprenditoriali e ancora la Scuola delle idee, uno spazio ludico interattivo per i bambini dai diciotto mesi in su.
Lo spaccato che si ha davanti agli occhi, all’Opificio Golinelli, è quello che in ogni città tutti vorrebbero avere. Qui si innova, si sperimenta, si insegna, si impara, in una parola molto semplice: si cresce. E crescono tutti: gli studenti ma anche i professori, i tutor, i formatori, i manager che imparano ad ascoltare le necessità dei propri interlocutori, ad incanalare le passioni e le competenze, a dare gambe all’innovazione, a guidare fino ad esaurire gli altrui desideri.
L’Opificio è un modello da replicare, un punto di riferimento importante per una città come Bologna che nel recente Global Talent Competitiveness Index è risultata 26esima, battendo anche Milano e Torino, nella graduatoria dei centri che attraggono in particolare più professionisti internazionali. Il Rapporto ogni anno traccia una analisi comparativa che misura la capacità dei Paesi di competere per talento. Sono 118 i Paesi analizzati in base alla loro capacità di crescere, attrarre e trattenere i talenti. L’Italia occupa quest’anno il quarantesimo posto, meglio dell’anno scorso (45esima) ma peggio di tutte le grandi economie europee e a 30 posizioni di distanza da concorrenti come Danimarca e Paesi Bassi.
Passare il proprio tempo all’Opificio ti forma. Inizia l’evento promosso congiuntamente da Prioritalia, Fondazione Golinelli e Manageritalia. L’idea è quella di riunire Istituzioni pubbliche e private, imprenditori, manager, ricercatori accademici e talenti 2.0, insieme, per una riflessione comune sul ruolo delle leadership civiche nel sistema Paese, con particolare attenzione alla responsabilità sociale, allo sviluppo sostenibile e alle nuove realtà imprenditoriali fondate da giovani emergenti. Mi colpisce a proposito la storia di Diva Tommei: classe 1984, una laurea in Biotecnologie alla Sapienza e un dottorato in Bioinformatica all’Università di Cambridge. Professione: imprenditrice hitech con una grande passione, la robotica. Diva ha ideato un robot che attraverso uno specchio cattura la luce, seguendo il sole dall’alba al tramonto, per illuminare gli spazi con la luce naturale. La sua idea nasce a Cambridge ed è diventata realtà grazie ad un acceleratore di San Diego e ai finanziamenti raccolti online. L’Italia, invece, ha fatto poco per la sua startup. Ed è proprio dall’intervento di una giovane imprenditrice come Diva che scaturisce il dibattito: a lei, e a quelli come lei, bisogna dare delle risposte. Meno burocrazia, dicono alcuni, più spazio e possibilità di crescita, dicono altri.
Dopo un articolato dibattito, rientro nella mia città con un bagaglio di esperienza più pesante. Indubbiamente c’è molto da fare nella costruzione di un domani sostenibile, inclusivo, meritocratico, attrattivo. Un domani nel quale il lavoro non sia più soltanto un colpo di fortuna o, nel peggiore dei casi, un’utopia; un domani nel quale la scuola sia in grado di formare e dotare di strumenti per affrontare il mondo; un domani nel quale il rispetto per l’ambiente diventi il principio conduttore delle nostre vite. La strada è lunga, in salita, ma il senso di responsabilità collettiva che avverto è forte: mi sento parte di un disegno dove l’innovazione, il senso civico, il saper fare rete accompagnino le nostre azioni. E sento che, in tale disegno, i manager rivestono un ruolo fondamentale, di guida per le giovani generazioni.
Francesca Buttara,
Board Junior Prioritalia
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