“Questa struttura è stata voluta insieme al Comune. Partiremo da soli, poi potrebbero affiancarci dei partner. Siamo per la politica del fare. Stiamo lavorando per far sì che quanto prima si possa far godere ai nostri tifosi uno spettacolo importante”. Sta nelle parole di Mario Cognigni, attuale presidente della Fiorentina, la chiave del progetto del nuovo stadio del club viola.
Presentato in mattinata a Firenze, la struttura – i cui lavori dovrebbero partire nel 2019 – il progetto a vederlo è molto interessante. Quarantamila spettatori di capienza totale (con la curva Fiesole posta a soli 7 metri dal campo), circa 700 posti coperti all’interno dello stadio per i parcheggi, 100 punti di ricarica per auto elettriche e mille posti per biciclette. E poi un centro commerciale di 77 mila metri quadri, un hotel con parcheggio collegato alla nuova fermata della tramvia e la riqualificazione dell’intera area Mercafir.
Una delle parole chiave del progetto è integrazione, intesa come legame con il tessuto urbano da riqualificare: “Abbiamo imboccato una strada di non ritorno, che porterà Firenze ad avere il nuovo stadio. Non sarà una cattedrale nel deserto, ma sarà riqualificata tutta l’area. Si potrà arrivare allo stadio in treno, in tram, in auto e in bicicletta”, ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella.
L’integrazione con la città sarà completata da 7mila metri quadrati di aree disponibili per eventi aperti alla città: lo stadio, come tute le strutture simili sparse per l’Europa, dovrà essere dunque in grado di vivere sempre e non solo durante il campionato di calcio. Una soluzione imprescindibile perché l’impianto riceva tutti i permessi necessari alla costruzione – assieme alla presenza delle opere di pubblico interesse di collegamento alla città stessa – e perché possa produrre maggiori ricavi per le casse della Fiorentina e perchè, infine ma non ultimo, l’opera possa dunque ripagarsi dall’ingente finanziamento richiesto.
E qui veniamo al punto, ovvero alle parole di Cognigni citate all’inizio. Per l’opera servono soldi, molti soldi. Se le opere di interesse pubblico saranno a carico del Comune, per tutta la struttura servono 420 miliioni. Cognigni dice che eventuali partner verranno trovati in seguito, cioè aziende disposte a metterci il grano necessario per intenderci. E che i lavori durino i previsti 4 anni dal 2019. In Italia le cose non sempre sono andate bene, quando si è trattato di inaugurare i cantieri dopo i progetti: quello di Roma, nonostante esista una legge sugli stadi creata ad hoc, è solo l’esempio più clamoroso; c’è anche il caso di Venezia e del Quadrante, così come molti altri progetto sono stati abbandonati, perché presentati per pura propaganda. A Udine le cose sono andate bene, perché si è lavorato sul vecchio impianto. Qui si tratta di fare le cose ex novo. Il progetto c’è, ma non può bastare. Non serve essere tifosi viola per sperare nella buona riuscita della pratica-stadio: tutto il calcio italiano ne ha bisogno, altrimenti resteremo sempre indietro.