La notizia che la Camera dei Lord stia in qualche modo facendo riflettere gli inglesi durante il processo di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea è aria fresca.
Torna centrale un organo non elettivo creato nel 1341. Come scrive Gianluca Mercuri sul Corriere della Sera, “la Camera dei Lord pone seri paletti all’arbitrio del governo sulle modalità dell’uscita dall’Unione Europea: prima il voto che chiede la salvaguardia dei tre milioni di cittadini europei residenti nel Regno Unito, poi quello che invoca il diritto del Parlamento di pronunciarsi sull’accordo finale tra Roma e Bruxelles”. Secondo gli eurofobi, i grillini d’Inghilterra, si tratterebbe di un attentato alla sovranità popolare. Il Guardian, storico giornale di sinistra, sottolinea invece come sia tornata a prevalere la sovranità parlamentare rispetto al dominio incontrollato del primo ministro Theresa May.
A me piace ricordare la Camera dei Lord come Camera dei Pari d’Inghilterra, l’elite di pensiero del Paese, persone nominate per merito tra la classe dirigente del Paese. Uomini liberi.
Dopo l’attacco politico-giudiziario guidato da Michele Sindona, Roberto Calvi e l’Italcasse, coordinato probabilmente dalla P2, con il silente consenso di Giulio Andreotti, il governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi – persona di estremo rigore etico e professionale – decise di dimettersi nel settembre 1979 per non coinvolgere la Banca.
Il 10 ottobre 1979 Baffi ricevette una lettera dal segretario del Partito Comunista italiano Enrico Berlinguer, in cui si legge: “Nel momento in cui lascia il “suo incarico desidero rinnovarLe l’apprezzamento del nostro partito e mio personale per il ruolo che Lei ha Saputo svolgere nell’interesse del paese in momenti di grandi difficoltà, in delicate trattative internazionali (ingresso della lira nello SME nel marzo 1979, ndr), e per il contributo che da Lei è venuto per salvare le ragioni di scambiocon l’estero e la nostra moneta. Con gli auguri alla Sua persona esprimo anche l’auspicio che le Sue alte capacità e competenze e la Sua dirittura trovino nuove possibilità per essere spese al servizio del paese”.
A stretto giro di posta, l’11 ottobre, Baffi, amareggiato è dire poco, chiudeva così la sua risposta al leader del PCI: “Circa la mia partecipazione alla vita italiana: gli ultimi tre governatori della Banca d’Inghilterra (Cobbold, Cromer, O’Brien) sono Pari d’Inghilterra; io, dopo 50 anni di lavoro, dei quali 43 alla Banca (24 in funzione di ricerca) a casa porto due incriminazioni. Il miglior contributo che posso dare in queste condizioni è forse quello di riflettere sulle ragioni per cui in questa società le forze del male possono siffattamente prevalere”.
Averne di Pari d’Inghilterra anche in Italia, dove alla nostra Camera Alta, al Senato – disgraziatamente salvato dal NO al referendum per fare le cose che fa la Camera (bicameralismo paritario) – ci sono senatori come Antonio Razzi.