“LinkedIn è molto sopravvalutato. Funziona male, non si trova lavoro ed il merito non viene riconosciuto. Mai ‘na gioia” disse il tizio senza foto, con il nome scritto in minuscolo ed appuntato, attualmente Ceo di me stesso ma anche in cerca di nuove opportunità.
Giusto sognare ma se i sogni si avverano potrebbe essere un problema
Ne parlava l’altro giorno Rudy Bandiera con un post proprio su LinkedIn. Le persone continuano a lamentarsi che non ci sia meritocrazia, o troppo poca, ma se davvero ci fosse sarebbero guai per tutti.
Una riflessione quanto mai lucida e calzante. Le persone vogliono essere scelte, avere un lavoro, fare affari, che gli si riconosca il merito. Non che il merito venga riconosciuto o che davvero si giochi la partita, la competizione, la concorrenza, e si vinca seguendo le regole.
La maggior parte delle persone che cercano lavoro hanno scarse referenze, se non zero, hanno meno chance di quante se ne riconoscano e soprattutto non fanno nulla per presentarsi bene. La storia del tizio senza foto, del ceo di me stesso, dei vari motivated in mangiare pasta è più che emblematico.
Se davvero il mondo iniziasse a girare sul merito, se LinkedIn, il web iniziasse a seguire i veri dettami della concorrenza e competitività (ed occhio che lo farà – vedi Uber) saranno dolori. ne parlava anche Riccardo Scandellari giusto ieriPer capire davvero la situazione, l’aria che tira, la consistenza del piagnisteo basta leggere quanto è realmente successo qualche giorno fa, raccontato in questo articolo da Osvaldo Danzi. Quanto è pericoloso chiedere meritocrazia, in un paese dove un tizio che “apre” la LinkedIn Italia spa, riceve più applausi che pernacchie?
Insomma, più vivo la piattaforma, splendida a mio modo di vedere, e più mi convinco che LinkedIn si adatti alle persone più di quanto le persone si adattino a lui.
Se davvero succede sono guai
Occhio dunque ad invocare meritocrazia perchè se succede sono guai. LinkedIn ma soprattutto l’Italia non è fondata sul merito, non ancora, e questo purtroppo o per fortuna, per alcuni è una gran botta di culo!
Qualche tempo fa ad esempio un tizio, si è spogliato in piazza, cioè su LinkedIn, al grido di “sono padre e disperato” qualcuno mi aiuti. Ho scritto un pezzo che molti hanno tacciato di cattiveria, La disperazione non fa curriculum, ma avevo ragione.
Quasi un milione di persone hanno visto l’appello, migliaia di like e pacche sulle spalle ma alla fine, si dice, abbia trovato lavoro in un Caf cittadino a pochi passi da casa, e senza l’aiuto né dei social né del web.Ecco, fino a quando le amicizie, gli incontri casuali, il tizio che ti può aiutare, soprattutto in prossimità delle elezioni, ti torna in mente, c’è speranza.
Un discorso simile possiamo farlo sulle aziende, sulla ridicola capacità di generare opportunità sui social e sul fatto che stiano comunque in piedi, fatturino nonostante la crisi. C’è un esempio che mi viene in mente, non se vuole andare e calza bene: il marketing, la vendita dei servizi web.
Se le cose non sono cambiate mentre scrivo, la più grande agenzia di servizi web del paese vende al grido di “devi essere on line se vuoi avere successo” e razzola contratti grazie a migliaia di persone che bussano alla porta, telefonano ed irrompono in azienda come N.O.C.S. Altri, molto più piccoli, seguono la stessa logica. Pubblicitari di grande esperienza, lo so per certo, chiamano le aziende tutto il giorno e propinano lezioni sull’importanza dell’immagine, di essere presenti nella mente del consumatore, di essere visibili e riconosciuti.
Roba che se uno si ferma, accende il cervello e dice “ok ed allora perché non ti ho chiamato io e mi chiami tu?” crolla tutto, crolla il mondo.
Ecco stiamo parlando di questo, attenzione a chiedere meritocrazia.
Di contro, coloro che si lamentano hanno ragione: ci vuole fortuna
La gente non conosce la propria fortuna ma quella degli altri non le sfugge mai. (Pierre Daninos)
Devo dare atto invece a coloro che dicono che ci vuole fortuna. Chi dice il contrario, per dirla con Collodi, per il solito o sono matti o è imbroglioni. Tuttavia anche qui bisogna fare chiarezza.
Primo: tutti abbiamo un colpo di fortuna anche se molte volte non ce ne accorgiamo. Come in una partita di poker, la mano giusta può farti vincere un impero o nulla con la stessa probabilità.
Ma soprattutto c’è un prerequisito, nel binomio fortuna-successo ci deve essere qualcosa, chiamala sostanza, a fare la differenza. In termini social si traduce con: se punti ad avere la giusta visibilità e farti notare dalle persone giuste, attenzione che tu sia la persona giusta e con l’offerta giusta.
La fortuna sfacciata di Richard Branson
Quando con Virgin Records lanciò Tubular Bells di Mike Oldfield ebbe un grandissimo successo nel Regno Unito ma faticò parecchio per sbarcare negli Stati Uniti. Ahmet Ertegun, il capo leggendario della Atlantic Records, proprio non vedeva futuro in un brano completamente strumentale.
Poi, il classico colpo di fortuna. Un giorno, così narra Branson, per caso Ahmet mise il pezzo in ufficio e prima che lo togliesse fu sentito dal regista William Friedkin, da tempo alla ricerca di una colonna sonora per il suo prossimo film. Boom. Colpo di fulmine. La colonna sonora sarebbe stata quella.
Sai di che film stiamo parlando? Il film era L’esorcista e Tubular Bells fu un successo clamoroso. Fortuna, un vergognoso colpo di fortuna. Potrebbe capitare anche a te, anche su LinkedIn ma:
- occhio a non mandare un cd senza traccia
- occhio che la musica si senta bene
- occhio che la melodia sia quella giusta
In altre parole, come è stato brillantemente detto:
Agli stupidi non capita mai di pensare che il merito e la buona sorte sono strettamente correlati. (Goethe)
Anche Questo è LInkedIn, buona fortuna e Attenti al lupo 🙂
1 Marzo 2017