Peggio di chi scrive cazzate su LinkedIn c’è solo chi scrive che vengono scritte cazzate su LinkedIn. Ecco tutto e come disse Velasco: chi vince festeggia (che qui sta per lavora) e chi perde spiega.
Una cosa che mi fa sbellicare dalle risate ma dovrebbe fare riflettere e forse piangere è osservare come le persone che si lamentano sono quasi sempre le stesse e quasi sempre sono coloro che proprio non riescono ad avere risultati.
La dimostrazione si può trovare, con un pizzico di malizia, andando a spulciare nelle attività recenti di chi si scaglia contro gattini, aforismi ed altre cose poco professionali ed impiega il proprio tempo a dire che “Linkedin non funziona, anzi fa proprio schifo”. Il risultato quasi sempre è il nulla cosmico in termini di attività e contributi utili.
L’esempio più eclatante è un tizio del Minnesota, non me ne voglia, che tempo fa ha scritto uno degli articoli con il maggior coinvolgimento di sempre: “LinkedIn is not Facebook…seriously, it’s not”. Ecco il risultato ad oggi.
In rosso evidenziati 3 elementi che spiegano perfettamente la situazione, Adam che certamente sarà il più brillante dei professionisti, non ho motivi per pensare il contrario, rappresenta alla perfezione l’utente medio (ed ultra diffuso) di LinkedIn.
1) Tantissimi collegamenti > perché collezionarli fa figo
2) Zero impegno, zero contributi (lo si vede nelle attività recenti, dove in un anno è apparso 5 o 6 volte) e scarsi risultati come dimostra il precedente articolo.
3) L’esplosione dell’attenzione e delle visualizzazioni varcando il confine, abbracciando il luogo comune ed atteggiandosi a censore della piattaforma. Altrimenti quasi mezzo milione di letture non si facevano mica 🙂
Come ottenere attenzione su LinkedIn (senza ricorrere al porno e/o postare gattini)
Ci sono solo tre strade per avere attenzione su LinkedIn
• Postare gattini, culi ed altre immagini più o meno pornografiche
• Criticare chi posta gattini, culi ed altre immagini più o meno pornografiche
• Prestare attenzione
I primi due punti sono abbastanza semplici da capire, il terzo è invece il punto più difficile ed anche interessante.
La verità è proprio questa: abbiamo bisogno di attenzione ma anche di prestare attenzione.
L’ansia da prestazione 2.0
Tornando un filo più seri, il problema è che i contenuti stanno portando fuori strada la maggior parte delle imprese, dei professionisti e delle persone. Ci rifletteva Tony Zambito in un articolo molto interessante e funziona anche qui su LinkedIn.
L’errore diffuso è quello di pensare che il successo si ottenga mettendo i contenuti davanti alla gente ed inseguendo l’interazione in qualsiasi modo possibile. O pensare che davvero i numeri dicano tutto.
Il nuovo design di LinkedIn, con il numero delle visualizzazioni disponibile ad ogni post causa proprio questo, una maggiore attenzione alle visualizzazioni, all’interazione a discapito delle persone. In realtà dovrebbe essere esattamente il contrario.
Ascoltare le persone, chiedersi e chiedere di cosa vogliano parlare, non tentare di indovinare o seguire un trend perché sembra funzioni.
Tornando al nostro discorso, un utente medio di LinkedIn con 1000 contatti e zero risultati è lo stesso che non ha mai scambiato due parole, un messaggio, con oltre il 90% o più dei suoi collegamenti.
Se ci si prende invece il tempo di ascoltare, di capire cosa vuole il tuo vicino di social, si riesce a dire quasi sempre cose interessanti e che la gente vuole ascoltare.
Probabilmente non si avranno mai numeri stellari, si riceverà giusto uno o due feedback, 10 o 20 like, ma dalle persone giuste, quelle che possono davvero portarti qualcosa e con le quali fare affari.
Il resto è illusione, il circo di quelli che perdono e spiegano a coloro che di legnate ne hanno prese persino di più.
Non è così nuova la storia. Su LinkedIn le cose funzionano più alla vecchia maniera che in modo innovativo. Una delle risposte più efficaci è stata data prim’ancora della nascita di LinkedIn, del web ed altre cose. Nella prima metà del 1600 Baltasar Gracián, poeta spagnolo, scriveva:
“La reputazione s’acquista a prezzo di fatica; e ciò che costa poco vale anche poco.”
Per cui la prossima volta che vedi un gattino (o un culo) abbandonato sul tuo feed non essere invidioso, non criticare ma chiediti se davvero fai e puoi fare di meglio.
A me i gattini non danno fastidio e mi fanno tenerezza ma tifo per te 🙂