Dica PicaRoma, Capitale delle mafie

Oggi è il 21 marzo, primo giorno di primavera, ma soprattutto è il giorno istituito dal Parlamento per ricordare le vittime delle mafie. Ho deciso di lanciare il mio blog proprio oggi. Perché vivo ...

Oggi è il 21 marzo, primo giorno di primavera, ma soprattutto è il giorno istituito dal Parlamento per ricordare le vittime delle mafie. Ho deciso di lanciare il mio blog proprio oggi. Perché vivo da sempre a Roma. E Roma è anche la Capitale delle mafie.

Dalle mafie internazionali (mafia cinese, nigeriana, russa, albanese) alle nazionali (Camorra, Cosa Nostra, ‘ndrangheta) alle locali (Mafia Capitale, Fasciani & Co), qui a Roma c’è posto per tutte le organizzazioni. Il territorio è vasto, le piazze di spaccio sono un centinaio e Roma può contare pure su una logistica eccellente con due grandi scali aerei e diversi porti turistici e commerciali.

Qui è facile il riciclaggio di denaro sporco, sfruttando multinazionali (vi ricordate il caso Fastweb/Telecom e il riciclaggio-truffa da 2 miliardi di euro? DUE MILIARDI!) e aziende para-statali. Per carità, non tutta la politica è corrotta, ma basta una mela marcia in Parlamento o nei ministeri per far camminare la macchina mafiosa con una scocca di finta legalità. Illazioni? Due esempi su tutti: quello dell’ex senatore Nicola Di Girolamo, condannato per riciclaggio e finito anche nei Panama Papers e quello dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino, ritenuto referente politico del Clan dei Casalesi.

Comunque, è vero: Roma non è la Corleone di Totò Riina. Dimentichiamoci il modello mafioso piramidale con il boss-padrino al vertice e poi sotto i vari capi bastone fino ad arrivare alla base fatta dai soldati-spacciatori-estorsori-riscossori. A Roma il modello è orizzontale. La torta è grande e tutte le mafie siedono allo stesso tavolo. Massimo Carminati, presunto boss di Mafia Capitale, e Michele Senese, capo del clan dei napoletani (condannato dal tribunale di Roma all’ergastolo) hanno un rapporto da “pari a pari”. Così come i clan della periferia marina di Roma, Ostia, dove il municipio è stato sciolto per mafia ma che qualcuno ancora non vuole riconoscere. Bene, a Ostia c’è stata un’alleanza documentata fra tre clan: i Fasciani; i Triassi, vicinissimi alla famiglia di Cosa Nostra Cuntrera-Caruana; e gli Spada, cugini dei Casamonica. Già, il clan Casamonica, il cosiddetto “clan degli zingari” per via dell’origine sinti, per molti solo una macchietta criminale: una macchietta violenta e potente che è riuscita – in accordo con ‘ndrangheta e camorra – a riciclare soldi sporchi in alcune attività commerciali sotto il Vaticano. Questi sono solo pochi esempi per rendere l’idea del puzzle mafioso sul territorio della Capitale. Tantissimi tasselli. Uno per ogni clan, settore criminale, zona e quartiere. Il puzzle della Roma mafiosa è gigantesco.

Mafia Capitale esiste, eppure troppo spesso mi capita di sentire amici e colleghi che la liquidano così: “Mafia Capitale? Capirai, sono du’ rubagalline che hanno corrotto tre politici locali… E poi che mafia è? Dove stanno i morti e i soldi?”. Chiariamo subito: l’inchiesta è enorme e invito tutti a leggere le carte o gli articoli stampa che ne parlano. Mafia Capitale non è riferita solo al duo Carminati-Buzzi e qualche affare tra coop e politica. Dentro c’è di tutto. L’indagine – guarda caso – si apre nel 2011 con l’arresto dello skipper-narcotrafficante Roberto Grilli fermato a largo della Sardegna con 500 kg di cocaina purissima. Altro che rubagalline. E gli omicidi? Secondo il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, non ci sono “perché qui ci sono i soldi, il problema è fare i soldi, e quindi non c’è bisogno di uccidersi, anzi“. Comunque, nella Capitale non mancano neanche i morti ammazzati: come non collegare gli omicidi di Silvio Fanella, Flavio Simmi a Mafia Capitale?

Dunque, pensate che a Roma non ci sia la mafia? Andate a dirlo alle centinaia di commercianti romani costretti a pagare il pizzo. Andate a dirlo a tutti quegli imprenditori che sotto minaccia hanno visto andare in fumo, letteralmente, le loro attività. Andate a dirlo ai giornalisti Federica Angeli e Lirio Abbate che da anni vivono a Roma sotto scorta per le loro denunce anti-mafia. Andate a dirlo ai tanti magistrati, poliziotti e carabinieri che si sbattono per far emergere la verità ma purtroppo si scontrano contro il muro dell’indifferenza e dell’omertà.

Oggi è il primo giorno di primavera ed è la prima volta che l’Italia ricorda con una giornata di memoria le vittime delle mafie. Oggi inauguro il mio blog. E il mio pensiero va a tutte le vittime delle mafie romane. Vittime, per qualcuno, non riconosciute. Perché Roma è la Capitale delle mafie. Ma c’è ancora chi sostiene che a Roma la mafia non esista.

@gianmariapica