Non manca molto a quello che verrà definito il primo derby cinese della storia del calcio italiano. Si giocherà a Milano, il sabato di Pasqua, tra due squadre nate e cresciute a Milano ma diventate di proprietà cinese nel corso dell’ultimo anno. L’Inter è passata sotto l’ala del colosso Suning, mentre il Milan, che ha vissuto una trattativa molto più travagliata e durata di fatto un anno (escludendo Mr Bee) è finita nelle mani di YongHong Li.
Prepariamoci dunque a maree di titoli sul derby di Cina, sebbene non sia proprio esatto definirlo così. Il pallone è diventato un affare globale e non solo perché si cerca di vendere magliette al di fuori dell’Italia e dell’Europa, nei cosiddetti nuovi mercati. Ma anche perché prima le rose dei giocatori ed oggi interi management vedono lavorare asssieme persone da Paesi differenti. A vedere quello che è successo attorno al Milan e come sarà composto nei prossimi mesi, verrebbe quasi da dire che finita la lunga era Berlusconi, durata ben 31 anni, ora per i rossoneri si apre non tanto una fase cinese, quanto apolide.
Certo, YongHong Li è quello che di fatto ci mette buona parte delle risorse fnanziarie, per assicurarsi il 99,93% delle quote rossonere. Ma sono soldi, 720 milioni di euro in tutto, che arrivano in parte dal patrimonio offshore dello stesso Li, in parte da Huarong (che è cinese e che ha prestato capitali sempre offshore), in parte dal fondo statunitense Elliott a Rossoneri Lux, il veicolo finanziario lussemburghese per completare l’operazione. Va inoltre fatto notare che Elliott è un fondo che presta soldi per investire e ovviasmente rientrarne: l’assegno è di 300 milioni di prestito, da rifondare a un tasso di interesse dell’11%. con scadenza a 18 mesi. Se l’importo non dovesse essere onorato da Li, il Milan sarebbe un po’ meno apolide, perché Elliott ne diverrebbe proprietario al 100%.
Non solo, perché i poteri del fondo statunitense non si limitano alla sfera del prestito. Elliott dovrà dare il proprio gradimento al nuovo consiglio d’amministrazione, e potrà controllare tutte le spese di mercato in entrata e uscita che il Milan effettuerà a partire dalla prossima estate. Normale, certo: quando ci sono in ballo 300 milioni di euro da restituire, è bene vedere come questi soldi vengono investiti. Ad informare il fondo tramite la consegna del business plan rossonero sarà Marco Fassone, nuovo ammnistratore delegato del club, che farà parte anche del nuovo cda in quota italiana assieme a Marco Patuano (ex numero uno di Telecom Italia), l’avvocato Roberto Cappelli e l’ex ad di Eni Paolo Scaroni. A questi saranno affiancati i cinesi Yonghong Li, Han li, il direttore generale di Haixia Lu Bo e Xu Renshuo.
Cina, Usa, Lussemburgo, Isole Vergini, Italia: un bel giro internazionale. Nulla di male, almeno per ora. Questo è il nuovo pallone, bellezza.