Esistono due modi per provare ad analizzare l’esito della doppia sfida tra Bayern Monaco e Real Madrid. Il primo è quello di buttarla in gazzarra sull’inadeguatezza della classe arbitrale europea: tra andata e ritorno, tra Rizzoli e Kassai, gli errori sono stati molti, troppi per essere una sfida europea così importante e sentita, dove ballano prestigio e soldi. Il secondo metodo è quello che comincia con l’inorridire di fronte alla fase difensiva dei bavaresi. Inorridimento di cui abbiamo una prima diapositiva:
Come avrete capito, ci interessa di più il secondo metodo. Perché pur essendo favorevoli alla moviola in campo — al netto degli errori arbitrali e del tasso alcolemico con il quale i direttori di gara si sono presentati in campo — il risultato finale che vede il Real Madrid avanzare in semifinale è legato a fattori più propriamente tecnico-tattici.
Cominciamo con il dire che l’eliminazione del Bayern Monaco, vista da fuori, ci lascia un po’ stupiti. La squadra allenata da Carlo Ancelotti, tecnico già vincitore di tre Champions League sulla panchina di due squadre diverse, in campionato ha già raggiunto quella che potremmo definire una soglia di tranquillità: il Bayern è primo da tempo, con un vantaggio attuale di 8 punti sulla seconda — la neopromossa RB Leipzig, da molti considerata la squadra del demonio perché di proprietà di fatto di una multinazionale ma in grado di sculacciare sonoramente molte big di Bundesliga -, mentre il vantaggio sulla terza (Hoffenheim) è di ben 15 punti. Il tutto quando mancano 5 giornate al termine. Detta così, si può intuire già il nostro stupore: una squadra con un ruolino di marcia così in campionato, può arrivare mentalmente meno stressata rispetto — per fare un esempio a caso — a un Real Madrid che in Liga è sì primo, ma con soli 3 punti sul Barcellona e con una partita in meno: c’è il match con il Celta ancora da disputare. Il vantaggio in clasificaciòn può aumentare, ma la pressione in questi casi può fare brutti scherzi e sparigliare di continuo le carte, lo si è visto anche in recenti edizioni della Liga.
Lo stupore è anche legato alla questione tecnica, perché il Bayern appare più completo e quadrato del Real: sebbene i campioni d’Europa possano schierare una macchina da gol e Palloni d’Oro come Cristiano Ronaldo accanto a Benzema e Bale, sulla carta i bavaresi contano su un undici titolare praticamente senza buchi: tra Keylor Navas e Neuer non vogliamo nemmeno parlare di confronto, così come Alaba/Marcelo e Vidal/Casemiro sembrano duelli impari, se confrontati singolarmente.
Sembrerà banale allora, ma conta anche il modo di stare in campo. E come si attuano entrambe le fasi. La chiave di volta che ha fatto pendere la bilancia dalla parte del Real è stata le gestione difensiva del Bayern, supportata da un deciso mancato equilibrio a centrocampo e con Javi Martinez + Boateng all’andata da fustigare al prossimo Oktoberfest come monito per la comunità. Basterebbe vedere il numero di occasioni create dalle due squadre all’andata (nell’ordine, Bayern e Real).
Che all’Allianz sarebbe stata una serata tutta buchi per i bavaresi, lo si è visto da subito. Guardate bene questa azione: Cristiano si infila in mezzo senza chiedere il permesso e serve Benzema, che fa da perno per l’arrivo di Kroos. Qualcuno ha visto Vidal andare a pressare il numero 8 del Real?