Lost in BusinessSu LinkedIn il rischio non è cadere ma rimanere a terra

Quando da piccolo giocavo a nascondino, c’era un bambino che perdeva sempre. Aveva paura del buio, di perdersi, degli angoli stretti, delle altezze e finiva per nascondersi sempre dove c’era tanta ...

Quando da piccolo giocavo a nascondino, c’era un bambino che perdeva sempre. Aveva paura del buio, di perdersi, degli angoli stretti, delle altezze e finiva per nascondersi sempre dove c’era tanta luce e tutti lo potevano vedere. Mi torna in mente guardando LinkedIn; la storia si ripete ma stavolta i professionisti amano il buio ed hanno paura di farsi vedere davvero.

Ci ho riflettuto l’altro giorno dopo una conversazione skype con un nuovo collegamento.

La foto del profilo, i suoi ultimi post, mi facevano pensare di ritrovarmi davanti un signore saccente e ben vestito pronto a studiare ogni mia singola parola con diffidenza. Un tizio estremamente noioso e professionale come tutti gli altri, cioè piatto come tutti gli altri.

Ed invece mi sono ritrovato un tizio brillante in camicia e maglioncino a parlare di vini, donne e pallone. Abbiamo parlato anche di lavoro, sia chiaro, e mi ha raccontato perfettamente cosa intendesse fare e cosa si aspettasse da LinkedIn. Mi ha detto di aver perso il lavoro da qualche mese, di averlo provato a cercare senza fortuna e di aver deciso di intraprendere la libera professione.

Ha voluto dirmi che ci aveva ragionato, ne aveva parlato con la moglie e che lei era una donna fantastica. Lo supportava.

Mi ha raccontato come ancora oggi faccia fatica a pensare questa nuova vita; era cresciuto con un padre tutto d’un pezzo e se ci fosse ancora lui non avrebbe tollerato un rischio di questo tipo né l’ambizione di fare qualcosa di più grande di uno stipendio sicuro. In meno di 20 minuti mi ha fatto entrare nel suo mondo, si è raccontato e mi è piaciuto.

La prima lezione di questa storia è che dobbiamo andare oltre il profilo, oltre ciò che appare sulla piattaforma. Il collegamenti devono diventare connessioni autentiche, le conversazioni devono diventare reali. Al telefono, su skype, al bar, bisogna riuscire a guardarsi in faccia.

La seconda riflessione è che perdiamo un sacco di opportunità; succede ogni qual volta non riusciamo a trasmettere chi siamo davvero.

Tornando alla conversazione dell’altro giorno, gli ho chiesto perché non si raccontasse allo stesso modo di come fatto con me. Mi ha risposto in un secondo senza pensarci; come chi ci ha già ragionato e si aspetta la domanda.
“Tu sei una persona che mi ispira fiducia, so che avresti capito. Ho paura che gli altri non accetterebbero e possa apparire poco professionale. Poco affidabile.”

(Probabilmente per essere senza lavoro e non averlo trovato o sognare a 50 anni qualcosa di più grande – aggiungo io.)

Ecco il succo di LinkedIn: ci preoccupiamo troppo degli altri, delle persone si ma di quelle sbagliate.

Se c’è una lezione che dovrebbe essere stata compresa, una verità universale, è quella che ormai non si può piacere a tutti.
E nonostante tanta gente continui a pensare il contrario, le persone sono in guardia da chi appare finto (ingannevole, troppo bello, pubblicitario) non da chi si presenta genuino.

Come dobbiamo essere su LinkedIn? Bigger, braver, bolder.

Lo ha detto di recente Ann Handley a proposito dei contenuti (delle nostre idee) e sono convinto valga anche per il modo in cui ci presentiamo e raccontiamo su questo social.

Più Grande
Avere un obiettivo più grande di ottenere un lavoro, un incarico, vendere un pezzo. Bisogna darci il permesso di raccontare una storia più grande nella quale le persone possano identificarsi. Il risultato non dev’essere una vendita ma qualcosa di più: ottenere la fiducia e la stima degli altri.
Più Coraggioso
Il coraggio di rischiare di non piacere a tutti per piacere davvero a qualcuno.
Più Audace
Può sembrare paradossale ma qui sta per genuini, non cercare di apparire perfetti ed avere il coraggio di raccontarsi.

Non trovo parole più belle di quelle di Gabrielle Pfeiffer per spiegare di cosa sto parlando:

“Abbiamo tutti una storia da raccontare. Alcune persone hanno paura di essere vulnerabili, ma a volte questo è la cosa migliore che puoi fare.

E’ spaventoso, lo so. Non hai modo di sapere cosa penseranno gli altri. Capisco. Non potrai mai avere il controllo completo di ciò che pensano, quindi è necessario imparare a lasciarsi andare. Fallo per coloro che apprezzano, non per coloro che giudicano.”

In Italia si contano oltre 10 milioni di persone su LinkedIn. Molte saranno pronte a criticare qualsiasi cosa tu faccia; altre sembrerà ti approvino ma non ti porteranno mai nulla di buono, una parte invece sapranno apprezzare ciò che hai da dire.

Parla con loro, lasciati andare, racconta la tua storia. Fallo per coloro che apprezzano non per quelli che giudicano. Se cadi potrai sempre rialzarti ma se rimani a terra…beh rimarrai a terra.