Taccola“La crisi bancaria è finita”. Almeno per qualcuno

“La guerra è finita, almeno per me”, cantavano i Baustelle. Ma quella era una storia tragica. Qui c’è da registrare l’ottimismo. Magari interessato, ma di un soggetto che intermedia oltre 6 miliard...

MARCO BERTORELLO / AFP

“La guerra è finita, almeno per me”, cantavano i Baustelle. Ma quella era una storia tragica. Qui c’è da registrare l’ottimismo. Magari interessato, ma di un soggetto che intermedia oltre 6 miliardi di euro e diritto di parola ce l’ha. Per farla breve oggi Banor Sim, nel corso di un incontro con la stampa sui rischi nei mercati globali nel 2017, affida questa frase al suo responsabile degli investimenti, Luca Riboldi: «Dopo l’aumento di capitale di Unicredit e l’offerta di ieri di Intesa per le due venete, diamo il problema bancario italiano vicinissimo alla risoluzione totale. Certo, con i nostri tempi che non sono stati certo rapidi come quelli a suo tempo impiegati negli Usa per affrontare la crisi finanziaria. Ma, ringraziando anche il lavoro straordonario di Mario Draghi alla Bce, siamo arrivati al capolinea del problema». Ribadisce poco dopo Massimiliano Cagliero, fondatore e amministratore delegato della stessa Sim: «Consideriamo il caso Mps molto risolto e quello delle banche venete abbastanza risolto. Ora il tema da porci è come trasmettere questo messaggio agli investitori internazionali. Per ora sta passando l’idea che hanno venduto una banca a un euro, non che l’ha comprata la banca più solida italiana. Una volta tolta la nuvola grigia sul settore bancario, può tornare un settore su cui gli investitori esteri si possono concentrare». Secondo Riboldi anche l’ostacolo Carige sarà presto alle spalle, perché più semplice dei casi di Veneto Banca e Popolare di Vicenza. «Ci saranno probabilmente dei problemi sulle banche minori», aggiunge, ma questo potrebbe essere paradossalmente visto dalle autorità europee come qualcosa di positivo, per il segnale di attenzione da dare ai risparmiatori sulla fatto che esista un rischio nel comprare bond delle banche.

Per dare un’idea di come un investitore istituzionale abbia vissuto le ultime settimane, basta citare ancora una volta Riboldi: «Quando molti buttavano via il bambino con l’acqua sporca, noi i bond senior non li abbiamo buttati via, anzi li abbiamo comprati abbastanza aggressivamente. Abbiamo comprato bond senior, sia di Mps che di Popolare di Vicenza». Questo perché «la nostra “view” non è mai stata catastrofista. È un settore in grandissima difficoltà e siamo stati lontani dai bond subordinati delle banche più in difficoltà. Ma siamo sempre rimasti dell’idea che piuttosto che far saltare delle banche in Italia e procurare così un danno colossale all’economia italiana sarebbe stato meglio prendersi una procedura di infrazione dall’Unione europea. La svolta è stata l’aumento di capitale di Unicredit». E rischi che ci siano degli incagli tra Bruxelles e il Parlamento italiano? «Pensiamo che a questo punto, una volta fatto 30, si farà anche 31».