Ci sono due tappeti televisivi contrastanti che mi balenano in mente questa mattina. Da un lato noi bambini vacanzieri a Paestum il 29 luglio 1981, incollati al televisore a guardare il matrimonio di Lady Diana e Carlo d’Inghilterra; dall’altra le sequenze del thriller del 31 agosto 1997, che legò la mia ultima estate da studente universitario alla scomparsa prematura della Rosa D’Inghilterra.
Avevo capito che Diana Spencer era destinata a reincanarsi tra le icone pop del XX secolo quando sbarcai a Londra la prima volta alla fine degli anni ’80. A Westminster, alla ricerca di set inglese da té per mia nonna, mi rassegnai e le comprai un completo di tazze con il volto di Lady D, ai tempi alla moda come souvenir, con o senza l’effige del reale consorte.
Alla Regina Elisabetta non doveva andare giù che tra i souvenir in vendita poco lontano da Buckingham Palace Diana fosse più popolare dell’adorata Regina Madre.
Durante le mie estate inglesi del decennio successivo, nel passaggio di testimone dal thatcherismo al blairismo, il volto di Lady Diana cominciò a scomparire dalle cianfrusaglie kitsch che vendevano a Portobello Market perché, messa alla porta di Buckingham Palace, non era più la “principessa scalza”, ma una di noi, quella che in tanti sognarono come vicina di casa.
Da icona pop Diana si trasformò in una spina nel fianco per la famiglia reale inglese e Stephen Frears lo mise nero su bianco in alcune sequenze del suo film ben riuscito The Queen. Cosa ci resta dopo vent’anni da quel tragico 31 agosto?
Il complotto e il giallo legato alla prematura morte? I suoi funerali che furono il più grande evento mediatico nel tempo della globalizzazione? Il capo chinato della Regina Elisabetta davanti al feretro come la mano alla fronte del piccolo John John che salutava JFK? I ritagli di rotocalchi e tabloid che le riscrissero tante vite?
La generazione di mio padre aveva inchiodato in camera la gigantografia di Marilyn Monroe che noi fummo costretti a sostituire: Elton John adattò i versi di Taupin della sua celebre Candle in the Wind per il funerale dell’amica Lady D.
Allora il volto di Norma Jean si sbiadì in quello di Diana Spencer così come oggi quello di Lady D. si dissolve nell’anniversario che la riesuma come icona pop.
A noi piace ricordarla come”spina nel fianco”.