Passione e Competenza per un\'Italia miglioreFinanza e sviluppo sostenibile, un equilibrio strategico

Il collega, di qualche anno più anziano, mi lancia una battuta: "E’ un segnale preoccupante se la finanza comincia ad occuparsi dell’ambiente!". Il Prof. Enrico Giovannini, Portavoce di ASviS, è v...

Il collega, di qualche anno più anziano, mi lancia una battuta: “E’ un segnale preoccupante se la finanza comincia ad occuparsi dell’ambiente!”.

Il Prof. Enrico Giovannini, Portavoce di ASviS, è vicino, lo sente e mi anticipa: “No, è un segnale ottimo! La politica scrive le regole e sceglie le priorità, ma sono le aziende, la finanza e anche noi cittadini a realizzare concretamente un nuovo modello di sviluppo sostenibile”.

Con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, Prioritalia, Manageritalia, il Fondo pensionistico Mario Negri e AIAF (Associazione Italiana Analisti e Consulenti Finanziari) hanno organizzato a Roma una iniziativa dedicata alle strategie delle imprese sostenibili e all’incremento del loro valore finanziario: non c’è contraddizione tra crescita e sostenibilità ambientale e sociale, al contrario la crescita economica sarà irrimediabilmente compromessa se non ne teniamo conto.

“Non credo alla decrescita felice” dice il Ministro Gianluca Galletti intervenuto al convegno. Sotto il delicato aggettivo si nascondono, infatti, impoverimento, blocco dello sviluppo umano nei paesi emergenti , carenza di risorse per progetti di riconversione energetica. La “decrescita” può essere felice per chi è sovrappeso e ha gli armadi pieni di vestiti fuori moda, ma non è con questi “sacrifici” che si rimette il nostro pianeta sul percorso sostenibile.

Ciò che dobbiamo progettare e realizzare – e noi manager abbiamo proprio questo ruolo nella società – è un modello di sviluppo che tenga conto dell’equilibrio ambientale, economico e sociale, senza confini disciplinari e territoriali; un equilibrio tra ambiente naturale e antropizzato, tra risorse rinnovabili e materie prime scarse, che consenta di sfamare e dissetare milioni di persone senza compromettere il territorio in modo irreversibile; equilibrio tra suolo, sottosuolo, mare e atmosfera, consapevoli degli effetti a catena delle nostre azioni.

Non possiamo illuderci di raggiungere il risultato soltanto attraverso grandi progetti finanziati con le imposte: qui entrano in campo aziende e cittadini, chiamati a scelte e comportamenti diversi dal passato.

Una delle caratteristiche della finanza è l’orientamento alla previsione e alla gestione del rischio: gli strumenti già esistenti si stanno adattando alla necessità di anticipare i rischi e gli effetti negativi di scelte poco sostenibili. Rischi legali e regolamentari, certo, ma sempre di più legati a possibili shock sui mercati delle materie prime, a cambiamenti nei modelli di consumo, a danni derivanti dai cambiamenti climatici, inclusi alcuni fenomeni di migrazione di massa. Nessun settore economico, in nessuna parte del globo è indenne.

Nei resoconti dell’ultimo Congresso del partito comunista cinese, pur espresso in un linguaggio di maniera tipico dell’occasione, mi ha colpito un concetto del Segretario generale Xi Jinping: “Vogliamo un paese bello”. Non è soltanto un vezzo estetico, un artifizio retorico, e noi italiani dovremmo saperlo bene.

La bellezza è un motore economico sempre più potente, che muove in profondità industrie globali come il turismo, la moda, le arti, ma anche l’alimentazione, l’automobile, lo sport. Se il futuro del marketing sta nell’esperienza, tutti vorremo vivere l’esperienza del “bello”.

Siamo molto lontani, anche se sono passati solo un paio di decenni, dall’ecologismo un po’ folcloristico e sospettoso verso ogni azione umana. Abbiamo oggi gli strumenti per tradurre in valore economico strategie e azioni sostenibili, alle quali si associano concrete opportunità di sviluppo di prodotti, servizi e mercati, e non sostenibili, che comportano l’incremento di vecchi e nuovo rischi, oneri presenti e futuri che non è più possibile scaricare sulla collettività. Ciascuno di noi ne è sempre più responsabile.

Le imprese italiane hanno know-how, competenze, sensibilità rilevanti, che possono trasformarsi in leadership globali se accoppiate alle testimonianze di un territorio e di una cultura unici al mondo. Ma per agire con efficacia occorre prima conoscere, misurare, progettare. I manager, le aziende, i consulenti e i politici presenti a Roma qualche giorno fa ne sono consapevoli e dispongono già di strumenti sufficienti.

Non c’è tempo da perdere, ogni giorno sprecato rende l’impresa più difficile.

Mario Mantovani

Vice Presidente Manageritalia

Consigliere Direttivo Prioritalia

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