La speculazione ediliziaA noi, Claudio. Che “andiamo avanti”

A te, Claudio De Albertis, che ho avuto l’onore e il privilegio di incontrare tre anni fa, quando già combattevi la tua battaglia contro il male fisico (e che non ti ha impedito fino all’ultimo di ...

A te, Claudio De Albertis, che ho avuto l’onore e il privilegio di incontrare tre anni fa, quando già combattevi la tua battaglia contro il male fisico (e che non ti ha impedito fino all’ultimo di portare avanti le tue battaglie contro la reticenza al cambiamento della filiera delle costruzioni). Scriverti qualunque cosa “ad memoriam” è impossibile, e il mio è sicuramente un punto di vista troppo parziale, per quanto pieno di stima e ammirazione. Ma l’errore più grande che potrei fare è non scrivere nulla.

A te, ma soprattutto a noi. Che adesso, dal di dentro di questo mondo dell’edilizia italiana (in ripresa?) siamo chiamati ad “andare avanti”, come dicevi spesso tu. Proprio a noi è bene scrivere, proprio noi siamo quelli che hanno il compito di ricordare ciò per cui spronavi tutto il settore delle costruzioni, pertanto lo farò riportando alcune cose sentite da te, per non perderle.

A noi che non dobbiamo perdere di vista ciò che tu avevi intuito come chiave di volta per il futuro dell’edilizia nel nostro paese: fare filiera intelligente, credere nell’economia circolare, spingere per la rigenerazione urbana delle nostre città… ma soprattutto, e questo è quanto di più caro mi rimane, mai arrendersi alla negatività.

Perché la realtà è data, e per questo è positiva. Perché la parola “presente” apre al futuro solo se la si guarda secondo la sua seconda accezione, di presente, cioè di dono. Chi lavora nell’edilizia ha il dovere di essere ottimista (ottimista, non ingenuo!), ce lo hai consegnato tu questo, in quel bellissimo discorso che hai tenuto nel 2015 ai Giovani Costruttori alla “tua” Triennale. Già, la Triennale: quel luogo di Milano che tu definivi come “il posto in cui si incontrano cultura e produzione, e laddove la creatività e la produzione si incontrano si dà luogo all’innovazione“.

A te, Claudio, grazie di esserci stato maestro. E a noi, che #andiamoavanti forti di quello che ci hai lasciato, e non solo con un hastag.

(di seguito: dal discorso di saluto di Claudio De Albertis alla Triennale di Milano, maggio 2015, al convegno dei giovani costruttori edili)

“Siamo infestati di persone sempre alla ricerca della negatività… affermazioni quali ‘si poteva fare meglio’, ‘qualcuno lo poteva fare’, ‘lo si doveva fare diversamente’ popolano i nostri discorsi. E, no. Io credo che questo voi non lo possiate accettare: la posizione deve essere diversa, tutto si può fare, i limiti sono sempre superabili indipendentemente che qualcuno ci aiuti. Lo diceva il Dalai Lama. E questo è l’obiettivo, e questo in particolare lo possono fare i giovani che fanno il nostro mestiere. Perché il nostro è il mestiere più bello del mondo, il più complesso, ed è (lo diceva Testori in un articolo molti decenni fa) ‘un mestiere in cui si fa cultura’. E il costruttore è una persona che non ha paura dell’innovazione: le nostre città sono troppo piene di persone che ogni volta che si costruisce qualche cosa remano contro. Molti, infatti, indipendentemente dal dato anagrafico, si sentono vecchi, e quindi misurano gli effetti nel contingente: questo è sbagliato, bisogna avere una visione di medio lungo periodo e chi meglio dei giovani può averla?

Non abbiate paura delle innovazioni: questo è il paese delle città aperte, vivibili 24 ore su 24. Solo così questa grande competizione tra aree territoriali potrà essere vinta. E noi, che costruiamo la città fisica, siamo i protagonisti di questa svolta, perché la città fisica si misura con le persone che la vivono e la qualità della vita si misura in gradi di libertà delle persone che vivono l’ambiente costruito

Elena Stoppioni, Presidente Federazione Edilizia di Compagnia delle Opere

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