il SocialistaGli anni 90 sono passati troppo in fretta

Gli anni 90 sono quel decennio schiacciato tra la fine degli anni leggeri e spensierati, gli 80, e la voglia, quasi frenetica, di scoprire il fantomatico 2000 protagonista di fantasie e fantascie...

Gli anni 90 sono quel decennio schiacciato tra la fine degli anni leggeri e spensierati, gli 80, e la voglia, quasi frenetica, di scoprire il fantomatico 2000 protagonista di fantasie e fantascienza.

Chi è stato adolescente in quegli anni ha vissuto un’adolescenza diversa per modi e mezzi. I ragazzi degli anni 90 hanno vissuto, per primi, l’opportunità di studiare all’estero, di viaggiare in un’Europa unita non più divisa da un muro. Nati analogici hanno conosciuto il web, lo hanno visto crescere, hanno via via abbandonato le enciclopedie per i motori di ricerca, le discoteche per le chat, le sale giochi per i giochi on-line. Internet ha aperto le finestre che i genitori tenevano chiuse.

C’erano ancora i diari, prima di Facebook, da tenere segreti con improbabili lucchetti, gli aperitivi si chiamavano happy hour e in provincia non erano ancora arrivati. I pomeriggi si passavano a fare merenda, si leggeva Cioè e si dava il numero di casa. Sarebbero arrivate le carte telefoniche, prima, e i cellulari, dopo. Squilli (per dirti che ti penso o richiamami a seconda del destinatario) e messaggini a regolare ed alimentare i rapporti sociali. Perché che diventa xchè e ti voglio bene, tvb. Negli anni 90 è cambiata anche la grammatica. È arrivata Omnitel e con lei Megan Gale a turbare le fantasie degli italiani con uno spot televisivo, la Christmas card a Natale per scrivere messaggi senza limiti, il tamagochi e il Game Boy sempre nello zaino.

Gli anni cominciati con le notti magiche del mondiale di calcio in casa, gli anni del walkman, degli 883 che poi avremmo chiamato semplicemente con il nome del cantante Max Pezzali, del primo rudimentale esperimento di reality, il Karaoke di Fiorello con l’immancabile codino. Gli anni di Beverly Hills 90210, Dylan o Brandon, Kelly o Brenda? Dei Nirvana, degli Oasis, di Britney Spears e delle Spice Girls. Delle super top, delle mode: zaino Invicta, le Gazelle dell’Adidas, i Dr. Martens, i jeans della Levi’s. L’eskimo per chi faceva autogestione e il bomber per chi andava in disco. Il colletto della polo alzato per imitare Eric Cantona, centravanti del Manchester United ed iscriversi al club dei fighetti.

Gli anni degli scooter che rottamano i ciclomotori, di Non è la Rai, del diario della Smemoranda da riempire di frasi, colori, adesivi, insomma l’ elenco telefonico dei ricordi delle superiori. Gli anni del Milan di Capello, di Weah, della Juve di Lippi e di Del Piero. Di Usa 94 e quei rigori maledetti, di Valentino Rossi e Max Biaggi, di Indurain e Pantani. Gli anni di Senna (trionfali e drammatici) e di Michael Schumacher, delle Tartarughe Ninja, di Sailor Moon, di Bim Bum Bam e Piccoli problemi di cuore. Gli anni di Lady D, di Ghost, di Julia Roberts e di Mamma ho perso l’aereo. Di Hugh Grant a rendere immortale un quartiere di Londra, Notting Hill, di Titanic e Brad Pitt. Di Leonardo Pieraccioni che sbanca i botteghini col suo Ciclone, di Mai Dire Gol, delle videocassette che lasceranno spazio ai dvd, dei floppy disk, di Michael Jordan e di tante, tantissime altre cose perché gli anni 90, anni veloci e sconclusionati, sono passati in fretta, forse troppo in fretta.

Ce lo ricorda in una giornata d’inverno Dolores O’Riordan che ci tocca salutare troppo presto. La sua voce scoperta grazie ad un meraviglioso album “No need to argue” grazie al quale i Cranberries diventarono la seconda band irlandese più popolare del mondo, al primo posto nemmeno a dirlo gli U2, è stata il simbolo di un decennio: gli anni 90 appunto. Canzoni come Zombie, Ode to My Family, I Can’t Be with You e Ridiculous Thought diventarono la colonna sonora assoluta di quei mesi a cavallo tra la fine del 1994 e l’estate del 1995. Quando i due grossi blocchi politici e sociali che hanno diviso la politica e la vita degli italiani e del mondo occidentale PCI e DC si sciolgono e i loro eredi ancora non trovano pace, la guerra del Golfo lascia spazio alle bombe sulla ex Jugoslavia quel rock nato nella campagna irlandese mescolato a sonorità celtiche dense e scure risuona nelle cuffie dei ragazzi di tutta Europa e il look di quella cantante bella e minuta ispira centinaia di teenager che vogliono essere come lei.

I Cranberries sono rimasti nella fotografia degli anni 90, non sono mai arrivati agli anni zero del nuovo millennio. Restano nelle cassette e nei cd senza mai farsi mp3, sono parte della memoria emotiva di una generazione, sono la soundtrack delle vecchie foto di classe e la scomparsa di Dolores ci fa ripiombare in quella nostalgia mai sopita, in quella voglia – dilagante ormai tanto da diventare moda – di riprenderci quegli anni pieni zeppi di cose che non siamo riusciti a vivere come volevamo.

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