Ho sempre pensato all’Emilia Romagna, la mia regione, come agli Stati Uniti d’America. Per conformazione geografica: si estende da ovest ad est, ha un grande fiume che la attraversa, c’è il mare e ci sono le montagne, e perché è meta – da anni – di persone in cerca di un futuro migliore per loro e per i loro figli. Gli americani li chiamano dreamer, letteralmente sognatori. Recentemente Donald Trump ha cancellato una legge voluta dall’Amministrazione Obama che rendeva immuni dalle espulsioni gli immigrati irregolari arrivati negli Stati Uniti da bambini portati dai loro genitori. Così 800 mila ex bambini che sono cresciuti negli USA, dove sono arrivati senza averlo deciso e dove studiano o lavorano senza fare nulla di male, devono lasciare l’unico Paese che hanno conosciuto.
Chi dice di ispirarsi a Trump senza mezzi termini è Matteo Salvini leader della Lega, che abbandonato il Nord per farsi progetto nazionale ha raccolto oltre 5milioni e mezzo di voti alle ultime elezioni. Un risultato storico che raddoppia il boom leghista del 1992. Una nuova ondata di barbari, così si erano auto definiti i primi leghisti a varcare la soglia del Palazzo, è arrivata a Roma al grido di “prima gli italiani”.
Quattro milioni di studenti universitari sono stati coinvolti, a livello europeo, nel progetto Erasmus tra il 1987 e il 2017, 41mila gli studenti italiani che sono partiti per andare a studiare in un’università straniera nell’anno scolastico in corso. Un biglietto aereo Bologna-Parigi andata e ritorno costa meno di 100euro. Se ci mettiamo in macchina a Lisbona, Portogallo, arriviamo fino a Tallin, Estonia, senza passare nessuna frontiera. A Londra vivono 250mila italiani, è la quinta “città italiana” dopo Roma, Milano, Napoli e Torino. Ed è anche contro gli italiani che vanno in Inghilterra a lavorare che si è giocata la campagna pro Brexit. Viviamo in un’epoca di connessioni, umane e digitali, eppure un’orda di barbari è arrivata a Roma gridando prima gli italiani.
Uno di loro però, forse ancora sotto l’effetto adrenalinico del successo elettorale, è andato oltre. Tornando nel cuore dell’Emilia, Reggio Emilia per la precisione, ha visto un manifesto: una campagna informativa dove alcuni giovani impegnati nell’associazionismo cittadino prestavano il loro volto per lanciare il progetto #viacassoliuno, una ex sala slot abusiva trasformata dall’Amministrazione Comunale di centro sinistra in un centro per i giovani. Un progetto interessante in linea con quello che è lo spirito della città delle persone. Il “barbaro”, neo deputato, è rimasto colpito in particolare da uno di quei manifesti, quello con il volto di Aida Aicha Bodian. Di origini senegalesi, Aida, è una reggiana a tutti gli effetti, blogger, impegnata nell’associazionismo e fondatrice e Presidente di Roots Evolution associazione che si occupa di multiculturalità. A catturare l’attenzione del neo deputato leghista solo il colore della pelle della ragazza, che è diventato subito motivo di critica per le scelte dell’ Amministrazione Comunale colpevole – a suo dire – di occuparsi maggiormente dei giovani stranieri rispetto ai coetanei reggiani.
Così, nel 2018, l’unità di misura della “reggianità” per qualcuno è il colore della pelle e una ragazza di 30 anni che vive in Italia, tra il Veneto e Reggio Emilia, da sempre è considerata straniera da chi ha dichiarato di voler rappresentare la città del tricolore in Parlamento.
Compie dieci anni un bel libro di Tahar Ben Jelloun “Le racisme expliqué à ma fille”, pubblicato in Italia da Bompiani con il titolo “Il razzismo spiegato a mia figlia”. Lo scrittore marocchino scrive “Siamo sempre lo straniero di qualcun altro”. A 80 anni da quella che è la pagina più vergognosa della storia italiana, il manifesto della razza, le parole del deputato leghista, uno dei barbari scesi a Roma sono ancora più gravi perché qui non c’entra nessun discorso sulle grandi migrazioni di questo secolo, sulla legalità collegata alle comunità straniere presenti nelle nostre città o sull’accoglienza (tutti discorsi che meritano approfondimenti al di là del buonismo). Qui si parla di altro.Per
Alessandro Baricco in quello che considero un capolavro, “I Barbari” scrive: “Se davvero ci troviamo nel bel mezzo di uno scontro tra civiltà e barbarie, non è una perdita di tempo fermarsi a capire, per un attimo, da che parte stanno le istituzioni a cui affidiamo il compito dell’educazione.”, ecco mai come ora occorre fermarsi e capire.