Mi sono chiesto che cosa ne sarebbe stato di questo 19 marzo, la prima Festa del Papà senza mio padre. Ci sono vuoti che non si riempiono con sotterfugi, ma c’è un viaggio che può destare sensate riflessioni, come quello fatto nella Sanità Pubblica al fianco di un familiare ammalato.
In Italia ci sono oltre 7 milioni di Caregiver (ISTAT, 2018) che danno assistenza ai propri familiari. Tra “i familiari assistenti” ci sono stato anche io. Nel secondo semestre del 2018, secondo una ricerca di Epac Onlus, in Italia risultavano ancora tra i 270 e 330 mila pazienti da curare affetti da Epatite C. Nel periodo dell’indagine, grazie ad una cura farmacologica che aveva arrestato il maledetto virus che colpisce il fegato, mio padre era già guarito, subendo comunque le conseguenze senza via d’uscita della cirrosi sull’organo.
Ritengo che la migliore maniera per onorare la sua memoria oggi, Festa del Papà, sia dedicare un pensiero a tutti coloro che, in questi ultimi e faticosi anni, hanno contribuito ad allungargli la vita nonostante le criticità della patologia. C’è un giornalismo sensazionalista che spesso fa di Napoli la “Cenerentola della Sanità Pubblica” in Italia, senza considerare che a fare la differenza sono le persone e non soltanto strutture efficienti.
Ho viaggiato intensamente nelle corsie di ospedali come il Policlinico e il Cardarelli della città in cui sono nato e cresciuto, senza pentirmi mai di aver lasciato mio padre curarsi qui senza trasferirsi a Milano: ho visto con i miei occhi medici, infermieri, assistenti di sala prodigarsi, persino al pronto soccorso zeppo di malati, quando la situazione diventava critica rispetto all’insufficienza di posti letto.
Il Prof. Nicola Caporaso, responsabile del dipartimento Gastroenterologia Epatologia del Policlinico Federico II di Napoli e uno dei luminari del nostro Mezzogiorno, mi ha insegnato che di fronte alla storia medica di ciascun paziente la ricerca e lo studio continuo favoriscono percorsi e alternative affinché la sopravvivenza non sia una vana speranza.
Il dott. Giovan Giuseppe Di Costanzo, direttore U.O.C. Epatologia del Cardarelli di Napoli e fautore della tecnica sperimentale della termo-ablazione laser ereditata dal pioniere Claudio Maurizio Pacella, mi ha insegnto che tecnica avanzata e sperimentazione nella Sanità Pubblica è un importante valore aggiunto e il più delle volte si agisce all’ombra. Per questo motivo quelli della mia categoria dovrebbero tornare a parlarne.
L’oncologo Giuseppe D’Amato di ANT Onlus, la fondazione nata Bologna nel 1978 per iniziativa di Franco Pannuti che fornisce assistenza medico specialistica gratuita a casa dei malati di tumore senza costi per le famiglie, mi ha dimostrato con la sua dedizione e perseveranza quanto il volontariato sia una grande richezza per il nostro Paese.
Quanti papà, come ha fatto il mio con dignità e coraggio, stanno lottando oggi per vivere? Diamo il merito alla nostra Sanità Pubblica perché, nonostante le deficienze, riesce ancora a mettere in condizioni migliaia e migliaia di pazienti di supportare costi ed affrontare cure senza indebitarsi. Senza le ritorsioni emotive di una ricorrenza come la Festa del Papà, dobbiamo imparare a riconoscere senza soggezione medici alla Di Costanzo, Caporaso, D’Amato, capaci di restituire a Napoli il suo ruolo d’eccellenza che fa della Salute un diritto di tutti.