BabeleIl web delle specializzazioni: regresso o rivoluzione?

Esiste un fenomeno, nel mondo del web che da qualche anno è diventato a dir poco preponderante. L’iperspecializzazione. Si tratta di un fenomeno che mentre da un lato definirei altamente proficuo d...

Esiste un fenomeno, nel mondo del web che da qualche anno è diventato a dir poco preponderante. L’iperspecializzazione. Si tratta di un fenomeno che mentre da un lato definirei altamente proficuo dall’altro mi rende perplesso sulla reale opportunità di affermarsi ad alti livelli per un settore merceologico.

Forse, per colpa (o merito) di Google, moltissime aziende hanno intercettando importanti quote di mercato soltanto verticalizzandosi fortemente in un settore. Per esempio se mi occupo di cannabis, vendita, produzione, informazione solo e soltanto sulla cannabis? Allora secondo gli algoritmi di posizionamento per i motori di ricerca sono autorevole sul settore perché non parlo d’altro.

Ma siamo davvero sicuri che questo meccanismo sia realmente virtuoso?

Devo dire di non essere riuscito a trovare una risposta definitiva ma sono propenso per il sì, fermo restando l’impossibilità di poter assegnare un valore equivalente a soggetti differenti posizionati sul mercato per settori differenti, credo che l’unico modo quanto più possibile preciso per poter rendere giustizia a un mondo di imprese accanite al miglior posizionamento possibile (di mercato e digitale) consista nel premiare la specificità.

Ecco spuntare online, un po’ ovunque dunque, moltissime startup fortemente vocate ad un unico preciso scopo: vendere a una singola categoria di acquirenti, non più di una.

Lo spunto me l’ha dato un amico che l’altra sera era a cena con me. Chi mi conosce sa che l’età ormai avanza e dunque ed è lecito che le preoccupazioni di qualche anno fa, riservate solo alle vacanze da scegliere per la stagione estiva, siano ormai solo un ricordo, e dunque gli amici mi parlano di case, famiglia, mutui e pargoli da crescere.

Ci pensate che esistono genitori che hanno dimenticato i propri figli sul seggiolino in auto per ore sotto al sole? È ahimé successo e la colpa (oltre ad essere inequivocabilmente di chi abbia compiuto questa assurda dimenticanza) è anche delle circostanze; pensate che a tal proposito abbiamo scoperto l’esistenza di un sistema detto BoB Cam in grado di lanciare degli alert qualora un bambino venga “dimenticato” in auto.

Dove voglio arrivare?

Senza l’esistenza di un sito verticale sulla vendita dei seggiolini per auto (es. Migliorseggiolinoauto.it) ultra specializzato sulla commercializzazione di questo unico prodotto, il mio amico,neo-papà, non avrebbe mai potuto conoscere questa peculiarità di alcuni di questi sistemi di salvataggio.

Lo ripeto da anni, altra ragion per cui abbia scelto di specializzarmi in ambito digitale: quando internet viene utilizzata nel modo giusto non può che facilitare le nostre vite e in qualche modo tutelarle e addirittura preservarle.

Altra dinamica interessante (per quanto questa considerazione vada presa con le pinze da chi sia superficiale) riguarda la consultazione dei siti di salute online. Alcuni di questi presenti online con fine soltanto editoriale, altri ben più verticali e talvolta scritti addirittura da professionisti. Giusto per portare un esempio, navigando alla ricerca di una informazione sanitaria sono finito su https://www.endocrinologiaoggi.it/ e non ho potuto fare a meno di notare la differenza contenutistica rispetto ad altri portali ben più blasonati ma molto più wide.

Nel corso della lunga serie di notti insonni al pc, e ancora di più durante le mie ricerche di mercato per clienti e sessioni di formazione, ho navigato più di un centinaio di siti ultraspecializzati e questo trend non ha mai accennato ad alcuna riduzione, anzi.

La lista sarebbe davvero infinita ma non voglio fare di questo luogo una directory, vi invito solo a rifletterci. Voi cosa preferite? Un portale omnicomprensivo o tanti piccole fonti ultra selettive?

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