Ve la ricordate l’estate del 1999? Sono passati quasi vent’anni, si guadagnava in lire, esisteva l’industria discografica. Era l’ultimo periodo in cui potevi diventare una pop star coi dischi, non coi like.
Era l’estate che in spiaggia (finalmente) si smetteva di suonare La canzone del sole di Battisti, Albachiara, la maglietta fina e Laura Pausini col suo Marco.
Cinque liceali di Bologna invece di preparare la maturità, fanno uscire la loro prima canzone. Il gruppo di chiama Lùnapop, il cantante Cesare e di cognome fa Cremonini. È nato nel 1980 ha un anno in più di Valentino Rossi e mentre il pesarese sta per salire in sella ad una Honda 500 (con la quale ci farà sognare), Cesare ci travolge con la sua 50 special.
La canzone è allegra, spensierata come il mondo prima del 2001 quando il senso della vita aveva la durata di un giro in motorino, su quei colli bolognesi che anche senza sapere bene dove sono faranno parte per sempre del nostro immaginario collettivo.
50 special, come tutte le canzoni di Squérez?, che resterà l’unico album dei Lunapop e il significato di quel titolo non lo capiremo mai, parlano di un’adolescenza felice. Sono ancora lontani i tempi dei social, di WhatsApp, delle spunte blu, dei video hot. Ci sono gli sms, internet non è ancora una cosa seria, gli amori puntano al giorno migliore, alla la voglia di esaudire tutti i sogni dell’amata. È l’età del Resta ancora sempre con me, fino a domani, dove la relatività del tempo, quando un sempre può significare fino a domani, assume un significato tutto suo.
Ma il bello di quel disco è la capacità di essere pienamente bolognese. Cesare, il Cesare dei Lùnapop, risolve gli amletici dubbi adolescenziali con il gusto per la semplicità, per l’evidenza: Se ci sarò, se ci sarai, saremo come gli occhi tuoi. Semplice no?
I Lùnapop non ci sono più, sono durati più o meno come un amore estivo. Cesare come il Jack Frusciante di Enrico Brizzi è uscito dal gruppo e continua a scrivere canzoni. In una delle ultime ammette, lui che nella nostra adolescenza ha avuto un discreto peso, che non si può avere vent’anni per sempre.
La maturità porta sempre malinconia e allora è bello, in una mattina di metà aprile, ritirare fuori un vecchio disco, un disco del 99 come fosse una bottiglia di rosso invecchiato, e lasciarsi cullare dalle note imperfette e dai testi improbabili un po’ come i capelli di Cesare in quegli anni, per chiudere il passato nella scatola dei ricordi e costruire quel giorno migliore che da adolescenti abbiamo sognato tutti.