L’International day of happiness che si celebra proprio nel giorno di uscita di questa newsletter può suonare oggi anacronistico. L’organizzazione delle Nazioni unite quest’anno ha adeguato il messaggio alla situazione di emergenza, costruendo la sua pagina per la ricorrenza del 20 marzo 2020 su tre parole d’ordine adatte a questi tempi: Keep Calm. Stay Wise. Be Kind:
Mantieni la calma. Resta saggio. Sii gentile. Nel momento in cui affrontiamo tutti insieme una crisi globale, cerchiamo modalità positive per badare a noi stessi e a tutti gli altri.
Questa frase non eviterà che molti vedano nella Giornata della felicità una conferma della vuota retorica di molte celebrazioni proclamate dall’Onu. Ma non è così, non solo perché il senso di happiness è un po’ diverso da “felicità”, non indica la ricerca di una gioia passeggera, ma la soddisfazione per la propria vita. Interrogato su quale fosse stato per lui il momento più felice, il Dalai Lama ha risposto: “Adesso”, a conferma di una esistenza pienamente vissuta in ogni momento del passato e del presente. Inoltre, la giornata della felicità, istituita dall’Assemblea generale dell’Onu nel 2012 su pressione del piccolo regno del Bhutan, è l’occasione per la presentazione ogni anno di studi molto interessanti e più che mai attuali, che il nostro sito non ha mancato di segnalare.
Quando affrontano questo tema, i politici amano parlare di felicità, mentre statistici ed economisti preferiscono confrontarsi su “benessere individuale e collettivo” anche con un occhio al futuro, come risulta chiaramente dal sistema italiano del Bes, gli indicatori del Benessere equo e sostenibile. Parliamo insomma della ricerca del well-being per tutti, nessuno escluso, una dimensione complessa che il Prodotto interno lordo (Pil) non riesce più a misurare, se mai c’era riuscito. Un tema nato con le parole di Robert Kennedy mezzo secolo fa e che mi appassiona tanto da aver scritto un libro nel 2010 e da aver ideato, con il direttore di allora del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, il blog “Numerus” tuttora presente sul sito del giornale.
Io ne sono stato uno dei cronisti, ma protagonista del passaggio di questi studi dall’accademia alla operatività è stato un economista che conoscete bene, il promotore e portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile Enrico Giovannini. Dapprima nelle sue vesti di chief statistician dell’Ocse ha promosso dal 2004 i convegni internazionali dedicati al tema della misura del progresso, partecipati non solo da statistici, ma da politici, economisti, psicologi, esponenti della società civile. Successivamente, dando vita al Bes italiano con una collaborazione tra l’Istat, che presiedeva, e il Cnel.
Il rapporto “How’s life” diffuso pochi giorni fa dall’Ocse, mostra, nella ricchezza dei suoi dati, l’utilità di una analisi internazionale che copre tutti i campi del benessere collettivo. La stessa Agenda 2030 non si basa solo sui 17 Obiettivi e i 169 Target che compongono il sistema degli SDGs (Sustainable Development Goals), ma anche su centinaia di indicatori destinati a essere aggiornati annualmente in tutti i Paesi, arricchiti da dati che meglio si attagliano alle diverse situazioni nazionali. Questi dati ci dicono se il mondo è davvero sulla strada dello sviluppo sostenibile. Il Target 19 del Goal 17 è proprio dedicato al miglioramento dell’informazione statistica:
Entro il 2030, costruire, sulle base iniziative esistenti, sistemi di misurazione dell’avanzamento verso lo sviluppo sostenibile che siano complementari alla misurazione del Pil e sostenere la creazione di capacità statistiche nei Paesi in via di sviluppo.
Infatti in tutto il mondo è in corso un grande sforzo per aumentare la statistical capacity dei diversi Paesi.
Tra le aree di attività dell’Alleanza ha grande importanza proprio la sezione che alimenta le analisi sulle situazioni: nazionale, regionali e di confronto europeo, con indicatori analitici, ma anche compositi per Obiettivo che facilitano la lettura.
“Che ci azzecca” tutto questo con la drammatica pandemia da coronavirus che stiamo vivendo e con le sue gravi conseguenze anche sul futuro dei nostri sistemi collettivi? La batteria dei dati sociali, economici, ambientali è strumento indispensabile per la società che vogliamo costruire a seguito di questa crisi, avendo imparato, anche se nel modo più doloroso possibile, la lezione che esiste un modo diverso di vivere. Un modo meno dannoso per il Pianeta e per il nostro futuro, più attento alle effettive priorità nelle scelte politiche, forse diverso anche nelle relazioni tra le persone. La vulnerabilità e la resilienza, non si possono analizzare senza questi dati.
Le cose andranno davvero così? Non è detto. Come ha ricordato lo stesso portavoce dell’Alleanza (nella riunione online di venerdì 20 dei Coordinatori e dei referenti dei gruppi di lavoro dell’ASviS), nonostante tutta l’attività svolta dall’Ocse prima del 2008 per andare Beyond Gdp, oltre il Pil, le risposte dei governanti alla grande crisi economica seguì la linea del business as usual, senza attenzione agli effetti della ripresa della produzione di beni e servizi sulla qualità della vita, sulle diseguaglianze, sulla coesione sociale e anche sulla governance dei sistemi.
Succederà anche adesso, facendo deragliare l’Agenda 2030 che si basa appunto su un sistema di valori molto più articolato della mera crescita economica? Il rischio esiste, ma diversi segnali portano a pensare che potrebbe andare diversamente. Potremmo fare molti esempi ma oggi ne citiamo uno solo: il lavoro, l’insegnamento, ma anche le visite culturali a distanza. Non possono certo sostituire la gioia di un caffè con i colleghi, di una bella baruffa in classe o di un selfie con la Gioconda, ma l’Italia già in queste prime settimane di isolamento in casa è andata aldilà di qualsiasi previsione degli esperti, nonostante le gravi carenze delle reti telematiche in molti territori, documentate con chiarezza da Milena Gabanelli nel suo “Data room”.
Di questi temi si è discusso approfonditamente nella rubrica dell’ASviS “Alta sostenibilità” su Radio radicale. Ci possono essere vantaggi apprezzabili nel traffico, nei risparmi di spazio e nella produttività per le aziende, nella qualità della vita di una forza lavoro che è ormai in buona parte impiegatizia in molti servizi compresa la pubblica amministrazione, ma anche nelle imprese manifatturiere. C’è molto da fare sulla base di questa esperienza, ma quando finalmente la crisi sarà superata bisognerà evitare che tutto ritorni come prima.
Non è solo un problema di collegamenti, ma in certi casi anche di un diverso modo di vivere. Forse molte delle cose che facciamo quando siamo liberi di andare in giro non sono davvero necessarie: incontri inutili, presenzialismi di circostanza, la tendenza a riempirci completamente la giornata. Invece, stiamo forse imparando che, per vincere la sfida di uno sviluppo sostenibile, abbiamo bisogno di riflettere di più, di leggere ciò che è davvero utile per capire il mondo che ci circonda, di esercitare il nostro discernimento su quello che conta davvero per il nostro benessere e per la qualità della vita dei nostri figli e nipoti. Non dobbiamo lavorare meno ma lavorare meglio.
Questa settimana l’ASviS ha ricordato con un messaggio la sua ricca offerta di strumenti on line sullo sviluppo sostenibile: materiali di educazione e formazione per tutte le età e le esigenze, resi disponibili attraverso il suo portale asvis.it e i sottositi per Goal, spunti per approfondimenti e discussione. Il Festival dello sviluppo sostenibile, come sapete, è rinviato a settembre, ma nel frattempo c’è modo di non annoiarsi.
Concludo con una bella notizia. Vi avevo detto che una collega, preziosa viceresponsabile della nostra redazione, era ricoverata in ospedale per l’infezione da Coronavirus. Ieri, fatto il secondo tampone negativo, è stata dimessa. È in isolamento e ancora per due settimane non potrà riabbracciare suo marito e le sue bambine, ma ce l’ha fatta. Sappiamo che purtroppo non sempre va così bene, ma ieri per noi è stato un giorno di festa.
di Donato Speroni, responsabile della redazione dell’ASviS