Tutto andrà bene, alcune mani anonime hanno comiunicato a scriverlo su dei post-it che stanno invadendo le nostre città. Tutto andrà bene, lo penso anche io in questi giorni difficili mentre le strade si svuotano, l’angoscia comincia a bussare alla porta anche dei più ottimisti e i profeti di sventura si moltiplicano.
Qualche giorno fa sono stato a Roma, chiunque mi conosce sa che non ho mai avuto un legame speciale con la Capitale, che non l’ho mai amata come mi è successo invece per altre città (dal colpo di fulmine per Londra e Milano a quel legame che è cresciuto, anno dopo anno, con Firenze).
Sono giorni strani come dicevo, lo sono un po’ per tutti e lo sono anche per me. Sono partito da Bologna con la pioggia in un treno insolitamente vuoto, sono arrivato a Roma accolto da un bel sole. Mi sono incamminato verso il luogo del mio appuntamento tra tanti pensieri ai quali provare a dare ordine. Così mentre nelle cuffiette una meravigliosa Fiorella Mannoia cantava “luce, luce dei miei occhi dove sei finita? Lascia che ti guardi dolce Margherita” sono finito davanti al Vittoriano, quello che chiamiamo Altare della Patria ed un pensiero ha sorpassato tutti gli altri.
Così con un sorriso che alcuni passanti ricambiavano con semplicità ho ripercorso un bel pezzo di vita, tanti anni vissuti respirando a pieni polmoni, riscoprendo un legame con Roma del quale non ho mai parlato e forse del quale non mi sono mai accorto.
Nonostante io continui a mantenere un certo distacco con questa città, ho veramente tantissimi ricordi con Roma a fare da sfondo. Quanti anni, quanta vita, da quella prima volta in gita scolastica fino ad oggi. E così guardo in torno a me e sorrido ripensando alle scale del Vittoriano, con la laurea appena presa e i sogni appesi, il divano di Marione, gli amici, le cene all’aperto, quella fila interminabile in piazza San Pietro per dare l’ultimo saluto al nostro Papa, piazza Navona che bella così io non l’ho vista più, le passeggiate di notte col cuore che batte forte e la bellezza dei luoghi che si mescola a quella delle persone, la colazione, la domenica mattina, da Linari a Testaccio, la prima volta in quei palazzi così imponenti e pieni di storia, gli autobus di notte, la stazione di Anagnina come capolinea e la notte in bianco, il Parco dei Principi a due passi da Villa Borghese, il pranzo ai Parioli, le chiacchiere e le risate a Piazza della Madonna dei Monti, con la tentazione di imitare Massi e i suoi amici, quell’aperitivo a Trastevere e una sola parola: sbam.
Con un sorriso che alcuni passanti ricambiavano con semplicità ho ripercorso un bel pezzo di vita, tanti anni vissuti respirando a pieni polmoni, riscoprendo un legame con Roma del quale non ho mai parlato e forse del quale non mi sono mai accorto.
Con i ricordi (tanti e belli) interrotti dai messaggi WhatsApp che mi riportano al presente, in questi giorni strani (e difficili) è bello ritrovare, quasi per caso, un legame che non pensavo di avere. Tutto andrà bene, i ricci sono quelli di allora, ma con tanta vita in più, mi sistemo la cravatta, mi ripeto che, nonostante tutto, la vita è bella, che siamo fatti (anche) del percorso che abbiamo fatto.
Arrivo al mio appuntamento, non ci si può stringere la mano, ma sorridere quello si, si può fare. E lo faccio, per tanti motivi, nonostante tutto, perchè tutto andrà bene e d’ora in poi quando penserò a Roma sono sicuro che sarà diverso.