Come avviene nelle liturgie per alzare il livello della solennità, aumenta – tra le navate della politica – la nube d’incenso che inebria gli officianti ma acceca l’assemblea. Non si parla d’altro che degli stati generali dell’economia (convocati dal premier) e ci si sgomita o ci si sgambetta fantozzianamente per parteciparvi. Sui giornali volano i droni sulla location che prefigura un summit atteso, blindato (al rango di conclave) senza dimenticare un tocco di glamour, e tuttavia la sostanza è che questi governi algebrici provano ad alzare l’asticella delle aspettative ma sembrano ignorare il crollo progressivo delle illusioni. Il rischio del Conte 2 (dopo il flop del Conte 1) è che potrebbe lasciare, a scapito di una sinistra riformista già inguaiata e fratricida di suo, un paese sull’orlo dell’affondamento dei pensieri.
L ’Istat ci ha mollato il prevedibile ceffone della caduta del Pil (- 8,3%) ma da quei rilievi si è quasi paralizzati dal senso di sconforto dei cittadini che pagano un prezzo sia economico che – va detto con onestà – morale, per quel senso di colpa “politica” che sta crescendo in buona parte del paese e che si auspica porti finalmente alla fine dell’epoca messianica in politica. Inutile attendere salvatori della patria poichè la patria siamo noi e non solo chi votiamo.
Questa storia del popolo incolpevole deve finire una volta per tutte, questo mantra del “sempre avere ragione” ha drogato il dibattito di questi decenni in quanto nega il rapporto tra scelta politica e responsabilità sia di chi è eletto ma anche di chi elegge che deve (non può) chiedere un bilancio per le promesse non mantenute, per gli obiettivi attesi e non raggiunti, per l’impatto (cosa non secondaria) che il governare ha sul bene comune e su larga scala.
Tutto questo a molti cittadini non interessa e questa ignoranza non è più tollerabile, perdonatemi.
Ed è proprio su questo inconfessabile “patto della bugia” si è costruita l’unica grande opera della nazione che mi piace chiamare l’autostrada della sola, la presa in giro di tutti contro tutti
Andrebbe scritto e detto che paradossalmente potrebbe governare chiunque in Italia ma se all’incompetenza disfunzionale di chi non sa gestire i dossier del paese si unisce la cambiale della delega in bianco da parte dell’opinione pubblica in cambio del bonus (brutto sporco e subito) o dell’interesse piccolino ino ino immediato. In questo senso – allora – il Covid-19 è solo il tagliando diabolico di un sistema già malato.
Burocrazia, corsa alla fregatura, accumulo seriale di norme che fanno l’inganno dietro l’angolo, memoria storica sempre più corta, disgusto per le istituzioni, lamento continuo, richiesta di maggiore welfare ma elusione-evasione fiscale alle stelle sono problemi virali ben prima del coronavirus ma che lo stop forzato ha fatto emergere impietosamente.
Per cui al danno dei nostri morti ci teniamo pure la beffa di una frustrazione che alberga nel cuore degli italiani chiamati ad un serio esame di coscienza, la cui cifra risiede nella volgare ostilità persino ai potenziali aiuti europei in qualunque modo essi si chiamino. Siccome siamo inabili a gestire i nostri, con quale diritto e prepotenza pretendiamo di intascare anche quelli degli altri senza un minimo di garanzia quantomeno sulla destinazione come – ad esempio – quelli destinati alla sanità? Vi pare normale che le risorse della collettività devono andare all’incentivo sulle bici o sui monopattini (per carità, ci vado anch’io) quando i sostegni al reddito per le spese primarie non arriva da marzo? Vi sembra intelligente opporsi al piano per la sanità quando proprio il comparto potrebbe rivedere le criticità emerse nell’emergenza? Sul piano dell’agenda digitale a quando siti di pubblica amministrazione che non vanno in tilt dopo un’ora? E sulla piccole, medie e grandi opere perchè non sbloccare i soldi che già ci sono?
Probabilmente molte cose non si sbloccano in un giorno ma quindi perchè la boria di fare da soli invece che tentare una seria negoziazione partendo dagli obiettivi oltre che i processi. E sopratutto perchè non sfidare il ben-altrismo mettendo in campo quattro importanti (e non plateali) riforme per ricostruire il paese senza litigare per brandelli di consenso che non portano a nulla? Credo sia giunto il momento – non ultimo – per dare al popolo così declamato e amato prima delle urne (e poi cinicamente ignorato un minuto dopo le elezioni) la sola cosa necessaria per il futuro di tutti: la verità anche quando essa fa male!
Siamo tutti vittime e carnefici.