Questa fotogenica abitudine di cianciare sul nulla con dovizia di particolari, rispecchia, purtroppo, dov’è finito il nostro Paese, anche in termini di governance delle aziende e delle istituzioni. Da troppo tempo ci si affida ai magheggi di pochi prezzolati “esperti” per comporre improbabili puzzle di gente amica e simpatici nullafacenti, collocarli piu’ o meno ad randum su sedie malpagate (diciamocelo la maggior parte dei posti in CDA italiani, in rapporto alle responsabilità, è veramente mal pagata, fra il 15 e i 20.000 euro anno, a parte rarissime eccezioni che invece coprono fee importanti). Il mandato scorre, il film si sviluppa, son seduti sulla sedia nel migliore dei casi a guardare in silenzio, nel peggiore a fare inutili diatribe prive di senso e ritardare l’ora del buffet a fine seduta del consiglio.
Questo sconcertante quadro è diffuso ormai anche in qualche altro Paese europeo e, sicuramente, in Svizzera, dove spesso infatti, a dispetto dell’immagine che ne da, le cose funzionano peggio che in Italia dal punto di vista della governance. Bassa diversity, ne di gender ne di altro, soliti nomi che si rimpallano il posto in consiglio e passano a turno dal ruolo di CEO al ruolo di Chair, al ruolo di membro del cda ecc ecc ecc
Speravo il Covid portasse un ricentramento sull’urgenza delle competenze, invece ha esacerbato comportamenti opportunistici dei soliti furbetti del quartiere, che ancora non si rendon conto che il quartiere verrà messo a ferro e fuoco da chi è stanco di essere disprezzato nella sua fatica esistenziale e nella sua discriminata posizione proprio in quel quartiere dove alcuni, senza merito, la fanno da padrone.
Insomma sotto il vestito niente oggi è piu’ pericoloso di ieri, ma cio’ che rende davvero insostenibile il prossimo semestre, è la mancanza di intelligenza e lungimiranza dei politici, dei dirigenti, dei nostri altisonanti esperti che non potranno piu’, con qualche passerella e qualche effetto nemmeno tanto speciale, pensare di zittire la violenta disuguaglianza dei tanti che sotto agli abiti, magari piu’ desueti e umili, hanno quell’esperienza di vita e quei sacrifici fatti a proprie spese, che ne fanno già di per sé, un elemento di merito, competenza e dignità. Quella che manca a chi sotto il vestito niente….e dentro al cervello nemmeno!