Non so bene quando sia iniziata l’era dei “Leader senza attributi”, dove per attributo intendo una molteplicità di elementi: competenza, umanità, capacità di discernimento, stabilità emotiva ed anche capacità di essere diretti, a volte sgradevoli se necessario, capaci di affermare ed agire scelte scomode per il bene dell’azienda e del Paese in cui essa opera.
Ce ne sono molti fra i tanti eccellenti, che si beano nella mollezza del ruolo acquisito, riconfermati spesso grazie alle giuste frequentazioni. Si sono riagitati giusto nel momento delle nomine, ma una volta riacquisita certezza del proprio scranno, se ne son tornati letargici nel dolce far niente, complice peraltro inaspettato e da loro benedetto, il Covid.
I numeri dei bilanci da loro gestiti fanno paura per profondità di voragine, ma tanto la colpa, questa volta, si puo’ addossare alla provvidenziale pandemia.
Interessante è invece osservare coloro che combattono, quotidianamente ed incessantemente, senza sosta, senza sonno e con qualche asperità caratteriale, per ottenere il meglio possibile in questo confuso Paese dove il merito non è mai un merito e la superiorità cognitiva è una dannazione sociale e politica.
Grazie a Dio ci sono loro; a volte ruvidi, veloci e sprezzanti del giudizio altrui, tanto sanno di essere in transito, su poltrone peraltro spesso pure malpagate. Forse a volte esagerano per un malinteso senso di eroismo dovieristico. Forse questo li rende ostici e sgraditi, ma portano a termine il compito e nessuno puo’ contestargli efficacia, efficienza e capacità strategica.
Mi si dirà: ma si puo’ essere veloci, efficaci con gentilezza o, per esserlo, bisogna per forza essere a volte duri, a volte addirittura apparentemente maleducati?
Domanda infingarda: la velocità e l’efficacia presuppongono spesso un’azione dirompente, cangiante, che si adatti velocemente al contesto complesso e non prevedibile che ci circonda. Richiede dunque focalizzazione estrema sull’obiettivo e sul processo, a volte, sacrifica l’armonia. Questo non significa essere ne maleducati, ne scortesi. E’ colui che ne subisce l’effetto, che prendendola sul personale, anziché mantenere lo sguardo sul bene collettivo, traduce l’azione determinata e, a volte, impietosa del leader coraggioso in attacco individuale o in una malintesa incapacità di gentilezza. Siamo in tempi anomali; siamo in tempi in cui non c’è piu’ spazio per troppi sorrisi. Bisogna decidere e, piu’ ancora, bisogna agire. Azione e manierismo sono spesso incompatibili.
Andrei oltre: l’innocenza e l’azione sono incompatibili. L’azione richiede scelte veloci, oggi piu’ che mai, anche a scapito (momentaneo) dell’armonia relazionale e della gradevolezza fra persone. Per questo c’è bisogno di leader e manager indipendenti, coraggiosi, non ricattabili da sistemi di rinnovo o di altro genere. Ce ne sono pochi, fanno scalpore all’interno delle loro organizzazioni, sono scomodi, facilmente attaccabili. Eppure sono l’unica speranza che abbiamo di uscire da una fanghiglia a cui troppi, a volte anche alcuni fra i migliori, si sono abituati.
19 Luglio 2020