Poliedrico, geniale, eccessivo, prolifico. Sono tanti gli aggettivi con i quali potremmo definire Yukio Mishima, uno dei più importanti scrittori giapponesi del Novecento. In occasione dei cinquant’anni dalla sua morte – il famoso seppuku con il quale si tolse la vita il 25novembre 1970 – nuove pubblicazioni cercano di completare il racconto intorno a questo artista, una delle figure più enigmatiche del secolo scorso. Tra le pubblicazioni uscite in questo periodo voglio segnalare Mishima Monogatari, un samurai delle arti a cura di Teresa Ciapparoni La Rocca (Lindau, 2020) – yamatologa e già docente di Lingua e Letteratura giapponese all’Università La Sapienza di Roma -, un volume che raccoglie numerosi saggi di esperti e scrittori ed è arricchito da testimonianze che raccontano la figura di Mishima nel mondo.
Il tentativo “universale” di rispondere alla domanda: chi era Mishima? Attraverso le numerose e articolate voci che raccontano i vari aspetti dell’opera mishimiana e dell’uomo, questa raccolta sembra voler provare a dare una risposta alla domanda che ancora oggi è la domanda da porsi quando si parla di Mishima, ovvero: chi era Mishima? Non è, infatti, un caso se il volume si apre con un saggio della curatrice intitolato proprio così. Domanda necessaria, alla quale è però difficile dare una risposta perché Mishima è, probabilmente, stato troppe cose e tutte insieme per essere definito in modo semplice e lineare. Dacia Maraini, che incontrò Mishima a Tokyo nel 1967 insieme ad Alberto Moravia, nell’intervista raccolta dalla curatrice e pubblicata in questo volume, racconta che “conosceva bene la letteratura europea, ma nello stesso tempo voleva mostrarsi nazionalista e tradizionalista. Tutto il suo atteggiamento dimostrava una dicotomia, una contraddizione non facile da risolvere”.
Mishima, tanti Mishima – Una dicotomia esistenziale che è probabilmente all’origine della complessità del messaggio artistico di Mishima e dei numerosi canali che ha utilizzato per esprimerla. Mishima è stato davvero un samurai delle arti: Giorgio Amitrano dedica il suo saggio al rapporto tra Mishima e il cinema; Virginia Sica indaga il profondo legame che Mishima ebbe col teatro kabuki, di cui fu prolifico autore. Non solo, Yamanaka Takeshi parla di Mishima scrittore, attore e performer; Doi Hideyuki del suo rapporto con i letterati italiani come Moravia, D’Annunzio, Pasolini mentre Diego Cucinelli quello con Roma e il fantastico. Questi non sono che alcune esempi degli interessantissimi interventi presenti in questo volume che chiunque ami l’opera di Mishima, il Giappone e la letteratura, dovrebbe leggere.
Mishima politico: un accenno particolare lo vorrei però riservare a un saggio che mi ha particolarmente colpito per il tema sdrucciolevole di cui tratta, ovvero l’aspetto politico. Mi riferisco al saggio di Mario Vattani, intitolato Mishima politico: linguaggio e disciplina della ribellione. Avventurarsi nella poetica mishimiana significa, infatti, entrare in una densità di significati che troppo spesso sono stati risolti e giudicati in modo utilitaristico, tanto che il giudizio politico ha per molto tempo finito per diventare la cornice sulla quale si è basata l’intera interpretazione della sua opera. Eppure, scrive Vattani: “Piuttosto che di filosofia politica, sarebbe più opportuno riferirsi alla visione del mondo di Mishima, alla sua concezione della vita e ai suoi valori, guardando al linguaggio piuttosto che all’ideologia”. E non si può non essere d’accordo, dato che questa è l’unica lettura possibile per chiunque voglia avvicinarsi all’arte – tutta l’arte – con un minimo di onestà intellettuale.
Si deve leggere Mishima: sembra pensarla così anche Ameliè Nothomb, che nelle bellissime parole che dedica a Mishima riportate in questo volume dice: “In una lingua sublime, Mishima mostra la bellezza come nessun altro. La sua audacia non ha limiti, come è dimostrato da da quello che ai miei occhi è il suo capolavoro: Patriottismo. L’individuo Mishima è agghiacciante. Non importa. I grandi scrittori sono raramente persone che meritano un incontro. Si deve leggere Mishima. Ignorare qualcosa di così stupefacente accanto a noi non è concepibile”.
Non c’è via di scampo: Mishima va letto. E questo volume può indicarci come farlo, senza pregiudizi.