È stato di circa 1 miliardo e 200 milioni di euro il costo delle feste di Natale senza brindisi. Le restrizioni previste per i grandi pranzi in famiglia, e soprattutto per i cenoni prolungati fino a notte inoltrata che nel 2020 non si sono potuti svolgere, sembrano aver messo in crisi in modo particolare il comparto degli spumanti e del vino. Proprio la cifra di 1 miliardo e 200 milioni è stata spesa nel 2019 dagli italiani, sia fuori casa che per l’organizzazione di feste domestiche, per gli spumanti e per i vini: alleati indispensabili per le classiche tavolate in compagnia che caratterizzano le feste e gli appuntamenti conviviali di fine anno. Tutto ciò non è sparito, ma di certo è cambiato ed è stato ridotto in misura significativa nel corso del Natale 2020, per gli evidenti motivi correlati con l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia.
Addio alle cene e ai pranzi affollati
Sono state confermate, dunque, le previsioni più pessimistiche che erano state avanzate da Coldiretti dopo che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva invitato le famiglie a evitare i pranzi con troppe persone e le feste eccessivamente affollate. Come dire: meglio avere accanto solo i familiari più stretti, anche se questo richiede di rinunciare a qualche bottiglia in più. Si stima che nel 2019 i pranzi e le cene di Natale e di Capodanno si erano svolti con la partecipazione, in media, di 9 persone alla volta: numeri che si sono ridotti nel 2020, vuoi per le prescrizioni governative, vuoi per la paura di tante persone di contagiarsi o, magari, di contagiare i propri affetti.
Gli effetti sul comparto del vino
Come si è detto, uno dei settori che hanno risentito di più, in termini numerici, di questo cambiamento è stato quello del vino e degli spumanti. Le limitazioni dei festeggiamenti e il mancato countdown in compagnia per il veglione di Capodanno si sono tradotti in un numero di acquisti più basso rispetto al passato; e se a questo si aggiunge il fatto che la sera i ristoranti e gli agriturismi sono rimasti chiusi, è facile intuire quali siano state le conseguenze economiche per il comparto. Insomma, da un lato i locali pubblici e i ristoranti costretti al lockdown; dall’altro lato i divieti previsti per i classici veglioni e per le feste private. Senza dimenticare le restrizioni imposte per gli spostamenti, l’applicazione del coprifuoco nelle ore notturne e il consiglio di non accogliere in casa persone non conviventi. Veniva quasi meno la voglia di festeggiare, no?
I consumi si sono ridotti
E infatti a livello economico tutto questo ha comportato un drastico calo nei consumi, con numeri in discesa rispetto ai 74 milioni di bottiglie di spumante che nel nostro Paese erano state acquistate per le feste del 2019. La preoccupazione per i contagi nel 2020 ha mutato lo scenario, e in più sono state annullate le feste paesane e le sagre che da sempre accompagnano le ultime settimane dell’anno. Insomma, stop ai mercatini natalizi, che – come noto – rappresentano delle preziose occasioni per chi vuol far compere e acquistare, per sé o come regali per gli altri, una bottiglia di spumante, un liquore, un vino o qualsiasi altro tipo di prodotto enogastronomico.
Niente turisti
A rendere ancora più fosche le tinte di questo quadro ha contribuito il mancato afflusso di turisti provenienti dall’estero. Non bisogna dimenticare, per esempio, che la Germania aveva collocato il nostro Paese nella lista nera di quelli più pericolosi. Ecco, quindi, che il capodanno a Roma, simbolo delle festività italiane, è stato festeggiato sottotono, mentre gli esercenti si trovavano a fare i conti con le conseguenze economiche dello stop al turismo. In più, circa un terzo della spesa turistica in Italia si concentra sui prodotti enogastronomici. Le spese a tavola per le feste di fine anno sono crollate nel vero senso della parola, e ciò ha dato il colpo di grazie agli acquisti di alcolici da parte dei consumatori italiani. Ecco perché il 39% delle cantine italiane ha dovuto far fronte a una netta riduzione della propria attività.
Le prospettive per il futuro
Questo, dunque, è ciò che è accaduto nei mesi scorsi. E per il futuro, quali sono le previsioni? Non troppo rosee, a dir la verità: eppure sarebbe utile ricordare che dal settore del vino italiano fioriscono occasioni di lavoro per 1 milione e 300mila persone, tenendo conto dell’indotto di tutto il comparto, a partire dalla vigna. Danni significativi sono stati registrati da chi vende vini di qualità, visto che la clientela è rappresentata in modo particolare dai ristoranti, dagli hotel e dai bar. Tutte attività che sono state costrette a ridurre in misura consistente la propria offerta, ed è per questo che le vendite sono calate del 40%.