Il libro di oggi è incredibile, avvincente, pazzesco! Hagard di Lukas Bärfuss
Il libro
Un paio di scarpe da donna intraviste nella folla in un pomeriggio di marzo. Tanto basta a Philip, agente immobiliare sulla quarantina, per dare avvio a un assurdo inseguimento al ritmo dei passi di una sconosciuta. Un atto trasgressivo e proibito, iniziato quasi per gioco, che diviene presto un’ossessione. Così, di colpo, Philip abdica alla propria vita, abbandona gli impegni, i doveri, ogni ruolo sociale, e si smarrisce, non senza ebbrezza, in un’esistenza interamente consegnata all’istante. Trentasei ore nella vita di un uomo, scandite un gesto alla volta da un narratore che tenta di decrittare le ragioni di un comportamento apparentemente inspiegabile. Ne nasce un’indagine serrata, tra immedesimazione ed enigma, con il respiro di una requisitoria sullo sguardo maschile, sulla dipendenza dalla tecnologia e sulle ambiguità della passione. Nel gergo della caccia il termine «hagard» designa quei falchi catturati in età adulta che non si lasciano mai davvero addomesticare. Sotto il segno di questa parola selvaggia, Lukas Bärfuss ha scritto un romanzo forsennato, che in un vorticare di ipotesi e immagini si inabissa nei fondali oscuri della coscienza contemporanea.
La mia lettura
Un romanzo, Hagard, che mi ha fatto venire il fiatone.
Non dico così per dire, è scritto con una tale frenesia, con un tono così carico di ansia, la stessa che disorienta la voce narrante, che leggendo inevitabilmente si rimane incagliati in quello stato d’animo perché il fulcro della storia è il pericolo per chiunque di perdere improvvisamente la rotta, la rotta della propria vita intendo.
Philip, il protagonista, uomo in carriera con una vita soddisfacente in poco più di 24 ore dimentica la sua razionalità e d’istinto cancella letteralmente i programmi di quella giornata che sono simbolicamente ciò che lo rappresentano: l’appuntamento di lavoro, le chiamate della segretaria, la baby sitter che aspetta il ritorno del genitore per “restituire” il bambino.
“Philip si senti sopraffatto da una stanchezza improvvisa e l’attribuì al pranzo saltato e alla calura.”
Questo “reset” della giornata diventa man mano che passano le ore un reset della identità perché Philip perde tutto: portafogli con documenti, il cellulare si scarica quindi non può più contattare nessuno, perde l’auto e perfino una scarpa e tutto questo ce lo racconta la voce narrante che insegue Philip come lui insegue la donna.
Per la voce narrante trovare una motivazione nel comportamento di Philip è fondamentale.
“Supposi che Philip fosse stato semplicemente vittima di un accesso di disgusto, come capita a chiunque si senta imprigionato nella propria quotidianità e si ritrovi nelle ore di tedio a vagheggiare improbabili fughe.”
“Philip era soltanto l’ennesimo vigliacco sulla quarantina – e ce ne erano davvero tanti – pronto a sbrodolarti addosso le proprie disgrazie alla prima occasione. Tuttavia volevo dargli una possibilità. Dopo un paio di giorni ne avrebbe avuto abbastanza, sarebbe sceso dal treno, si sarebbe rinfilato buono buono nella propria vita e avrebbe smesso di pretendere un destino che non gli spettava.”
Così come per Philip è fondamentale trovare una risposta a quello che sta facendo che, si rende conto, essere assurdo, ma non può farne a meno:
“E quando lei si districò dalla massa Philip credette di riconoscere un gesto della mano o delle membra, una movenza che lo attirava, invitandolo a seguirla. Era solo un’illusione perchè lei di certo non l’aveva notato. Ma per Philip non sussisteva dubbio alcuno: si era rivolta a lui, gli aveva inviato un segnale. E così si staccò dal pilastro a cui si era appoggiato e s’infilò nella ressa per andarle dietro.”
Ho trovato lo stile narrativo e la trama di Hagard davvero brillanti, Bärfuss per più della metà del libro ci travolge con il raptus autodistruttivo di Philip, siamo completamente concentrati su questo inseguimento e sulle sue conseguenze fino a che, all’improvviso, la tensione si allenta (giusto un po’) quando entrano in scena personaggi e fatti apparentemente non coerenti con la storia. C’è il matematico giapponese che crede di aver risolto l’Ultimo Teorema di Fermat, ma non sa come provarlo o il racconto della relazione della segretaria di Philip, Vera, è come se l’autore stesse prendendo tempo per affondare il colpo finale e in effetti così fa.
“La città unisce le persone per caso, separa le coppie a piacimento, e un processo continuo, e per quanto intensa sia la malinconia presto si presenta una nuova occasione. Si rimescola il mazzo e via un’altra mano di carte, un altro giro della fortuna.”
Lo smarrimento che spesso la nostra vita ci impone è probabilmente lo smarrimento di Philip, è spaventoso leggere certe pagine di Hagard e rendersi conto che in fondo sono meno assurde di quello che vorremmo, che certe dipendenze (come l’iper connessione per esempio) indotte dallo stile di vita contemporaneo ci sottopongono a stress emotivi che devono canalizzarsi da qualche parte. Non sappiamo quale parte però.
Io personalmente sono voluta arrivare in fretta alla fine della storia, di corsa, perché avevo la necessità fisica di trovare la quiete del finale di cui chiaramente non rivelerò nulla. Voto personale 10 e lode. Bello ma bello ma bello.
Una curiosità, ad un certo punto Bärfuss scrive:
“come quel criminale che viveva in una fattoria nel Sud Italia e da li comandava il proprio clan con l’aiuto di bigliettini vergati a mano, foglietti minuscoli sui quali scriveva in una grafia microscopica ordini e istruzioni”
Chi vi fa venire in mente?
Hagard di Lukas Bärfuss
Editore:L’orma
Traduzione di Marco Federici Solari
Anno edizione: 2021
In commercio dal: 4 marzo 2021
Pagine:176 p., Brossura € 14,25