Ci saranno pure voluti sei anni, ma finalmente l’Italia ha ottenuto ragione. E’ del 2 marzo la decisione della Corte di Giustizia Europea che ha ritenuto che l’interpretazione restrittiva della Commissione Europea sull’intervento del Fondo Interbancario nel caso Tercas fu frutto di un “errore di diritto”. Ma se l’interpretazione che a suo tempo dette l’Italia non fosse stata contestata dalle autorità europee, la storia bancaria italiana di questi ultimi anni sarebbe stata profondamente diversa.
L’intera vicenda è complessa e richiede particolari competenze tecniche, tuttavia proviamo sinteticamente a ricostruirla. Facciamo un passo indietro e torniamo al 2014, a quando il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) tentò, sostenendo la Popolare di Bari, il salvataggio delle Casse di Teramo (Tercas) all’epoca in forte crisi.
L’anno seguente però l’Antitrust Europea dichiarò illegittimo quell’intervento, censurandolo come aiuto di Stato, e ordinò il tempestivo recupero delle somme erogate. Il Fondo si adeguò ma il nostro Paese, ritenendo questa ricostruzione europea illegittima, ricorse al Tribunale Europeo. La decisione a noi favorevole giunse però solo nel 2019. Oggi poi è arrivata anche un’altra pronuncia che dà ragione all’Italia, quella della Corte di Giustizia Europea, con ciò chiudendo l’intera vicenda Tercas.
Ma perché questa pronuncia è così esplosiva e, soprattutto, cosa c’entra questo caso specifico con il governo Renzi e con la questione della crisi di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara?
Se ora sappiamo che quel diktat europeo era sbagliato, quando nel novembre 2015 il governo Renzi si trovò ad affrontare la difficile crisi delle quattro banche, la pronuncia della Corte di Giustizia Europea non era ancora uscita e l’unica linea interpretativa da seguire era quella dell’Antitrust Europea.
E fu proprio quella interpretazione che impedì di sostenere economicamente le quattro banche. Il mancato aiuto provocò la risoluzione degli Istituti, con tutto ciò che ne seguì: azzeramento delle azioni e delle obbligazioni subordinate e, sopratutto, anni di sofferenze per i risparmiatori di quelle banche. Poi, a catena, ci furono ricadute negative sui crediti detenuti da tutte le banche. Tutto ciò contribuì a deprimere ulteriormente i patrimoni degli istituti bancari e la loro capacità di erogare credito, con forte impatto sui privati e sull’economia del nostro Paese.
Senza considerare poi che gli istituti italiani pagarono, attraverso il fondo di risoluzione, circa 4,7 miliardi di euro per la ricapitalizzazione delle banche; si calcola invece che l’esborso sarebbe stato notevolmente inferiore se l’intervento del Fondo Interbancario fosse stato autorizzato tempestivamente.
Per aiutare i risparmiatori che avevano visto nell’arco di una notte azzerati i sacrifici di una vita, il governo Renzi istituì il “Fondo di solidarietà”. Questo fondo – che tra l’altro rimborsò solo una parte degli stessi, scontentando tutti gli altri – costò ai contribuenti circa 200 milioni di euro.
Ma tutta questa vicenda ebbe anche un importante risvolto politico: gran parte della fama negativa che si è creata attorno al governo Renzi ebbe inizio proprio da questa vicenda, dagli intrecci tra Maria Elena Boschi e Banca Etruria e dalle note vicissitudini giudiziarie del padre della leader di Italia Viva, all’epoca vicepresidente di Banca Etruria.
Renzi finì per passare come il responsabile di tutte le disgrazie che si son abbattute sui risparmiatori delle quattro banche, con i quali tutti gli italiani immediatamente si immedesimarono. Di lì a poco la fulminea, vertiginosa ed incontrastata ascesa di Matteo Renzi si arrestò senza più riprendersi veramente.
La vicenda si intreccia anche con un altro aspetto politicamente delicato: il ruolo di vertice dell’Antitrust – allora come adesso – è ricoperto da Margrethe Vestager, commissario che nel corso di questi anni ha prodotto altre decisioni bocciate a loro volta dalla Corte di Giustizia Europea. A breve dovremo incontrarla anche per un’altra delicatissima questione, quella del “dossier Alitalia”.
Della vicenda Tercas, possiamo starne certi, ne sentiremo parlare a lungo. Ci saranno sicuramente dei risvolti giudiziari, probabilmente molto importanti e ricchi di conseguenze. Nei prossimi giorni si delineeranno e si capiranno le responsabilità di Bruxelles. Gli avvocati riusciranno a farci comprendere chi dovrà concretamente pagare gli ingenti danni causati da questa errata decisione. Ma questo è un altro capitolo, tutto ancora da scrivere.
Adesso sappiamo che il Fondo Interbancario sarebbe potuto intervenire per aiutare queste banche; col sostegno del Fondo, questi istituti di credito non sarebbero stati assoggettati alla procedura di risoluzione e i risparmiatori non avrebbero visto azzerati i propri investimenti e, forse, la sorte del governo Renzi sarebbe potuta essere diversa. Tutta un’altra storia, dunque.