Ci sarà modo per potersi lamentare (giustamente) della debolezza mostrata da Bruxelles nella questione AstraZeneca, la cui somministrazione “azzoppata” sta combinando disagi e sospetti nelle opinioni pubbliche. Ma dalle parti della Commissione Europea arriva una notizia alquanto interessante e getta finalmente uno sguardo sul futuro di medio periodo.
Che fare con la libertà di movimento delle persone e delle merci che negli anni ha cementato la comunità continentale creando crescita economica, scambi culturali, circolazione tra i cittadini, benessere del comparto del turismo peraltro così strategico per il nostro paese, già massacrato da un anno di pandemia?
Ebbene la proposta di un passaporto covid-free (digital green certificate) è arrivato sul tavolo dell’esecutivo guidato da Ursula Vor Der Leyen e sembra aver avuto il via, con buona pace dei no-vax che evidentemente (ma non si offenderanno a questo punto) dovranno fare i conti con il concetto di tutela dei diritti della maggioranza.
Today we strengthen the @EU_commission's response to #COVID19 with:
• Digital Green Certificates for free and safe movement in the EU
• A common path to a gradual, safe and lasting re-openinghttps://t.co/opAMGkeSNf— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 17, 2021
E’ da mesi che si discute sulla obbligatorietà della vaccinazione e ci si accapiglia tra il filosofico e il giuridico anche con sofisticate tesi alla mano. Ma mi sento (e lo dico da liberale doc) di accodarmi alla considerazione espressa da Massimo Martinelli direttore de Il Messaggero per cui non siamo in una situazione di normalità ma in un tempo speciale, un tempo di guerra, di conseguenza alcune regole devono (non possono a discrezione) essere derogate in nome ovviamente di un principio etico più grande.
Il discorso è direttamente legato al vincolo della vaccinazione da parte degli operatori sanitari ma mi permetto di estendere la considerazione su un orizzonte più largo e decisivo sul piano sia sociale che economico, e che si postula con il principio che la libertà del singolo si può espandere solo fino ad un punto ovvero quando potrebbe portare danno alla sfera dei diritti della comunità. Ciò detto, nelle decisioni europee che verranno la maggioranza non può rimanere ostaggio delle pur legittime minoranze no-vax dentro l’Unione Europea. Quindi nell’ambito della circolazione delle persone e delle merci, il ritorno allo scambio reciproco passa per proprio per un lascia passare solo a chi può provare di non-essere un potenziale danno per gli altri. Se la proposta della Commissione andasse in porto, il pass – inserito in un’App dedicata – permetterebbe di viaggiare per turismo a tre condizioni:
1. che ci sia vaccinati (con uno qualsiasi dei vaccini approvati e utilizzati sul territorio Ue: ma gli Stati membri possono decidere di accettare altri vaccini in aggiunta, per consentire l’accesso a cittadini di Paesi dove sono in uso altri vaccini);
2. che si sia negativi a un tampone (test NAAT/RT-PCR o test rapido antigenico)
3. che si sia guariti dal Covid (il che è dimostrabile attraverso un test sierologico).
Tutte le democrazie occidentali (non dittature sanguinarie) hanno dovuto trovare con la pandemia un delicato equilibrio etico tra rispetto dei diritti dei singoli ma la protezione e la tutela di interessi collettivi. La crisi viene da lontano quando (dal ’68 in poi) si è inaugurata una tendenza (legittima s’intende) a ribaltare il tradizionale rapporto fra doveri e diritti, a favore di un primato dell’io che traeva la sua presunta legittimazione dall’autodirezione di sé sintetizzata dal mantra prima l’io, tutto il resto a seguire. Con la lotta al virus – trasversale alle geografie e alle condizioni sociali – la necessità di salvaguardare la vita umana ha in una fase di blocco e restrizioni ridimensionato il modo di vivere, di lavorare, di studiare, di socializzare. Con la imminente fase di “cura” e profilassi si richiede di ritornare alle libertà di movimento e di relazioni con la dovuta riserva, in un bilanciamento non facile ma non impossibile. In questo senso la potenziale obiezione di discriminazione per i no-vax è alquanto debole non fosse altro che già da oggi per spostarsi in altri paesi bisogna sottoporsi a tampone e dimostrare di essere negativi.
Ci vorranno altri passaggi legislativi tuttavia il Covid Pass Europeo sarebbe l’avvio di un ritorno alla mobilità dell’area Schengen con tutte le conseguenze positive sul piano sociale, economico, turistico e culturale. Per i no-vax non cambia nulla: rimarranno nella solitudine del loro solipsismo mentre per la maggioranza dei cittadini vaccinati l’ipotesi di preparare le valigie quest’estate non è così lontana.