BabeleInfluencer Marketing: quando le “Donne a New York” sono case history

Un po’ la pandemia, un po’ l’inevitabile sviluppo tecnologico hanno fatto sì che concetti come il “web è pericoloso ” o “giocare con i social ” siano stati – obtorto collo – accantonati.

Il 2020/2021 può ritenersi un biennio cruciale per il digital al pari di quello 2008/2009, quando Obama sfruttava al meglio la rete per la campagna delle presidenziali statunitensi, mentre in Italia (seppur in sordina) entravano nel nostro vocabolario termini come social network e smartphone.

Oggi ci sembra scontato poter fare una diretta su Facebook o comprare qualcosa online, eppure – nel 2008/2009 – per trasmettere un video in diretta online c’era bisogno di un pc, una telecamera, un programma di live streaming ed una buona connessione; di certo non si poteva fare ancora affidamento su uno smartphone che avrebbe potuto fungere da router, ed ancor meno sarebbe stato così scontato comprare online l’occorrente per la nostra “Web TV” dato che in tanti erano ancora intenti a sorprendersi nell’aver ricevuto senza problemi un libro ordinato su Amazon.

 

IL FUTURO ORAMAI È PRESENTE

A distanza di poco più di un decennio la situazione attuale è la seguente.

Whatsapp in Brasile sperimenta l’invio di denaro tra utenti, Shopify è ormai alleata con TikTok per vendere i prodotti tramite video promozionale, Facebook spinge sempre di più le funzioni dello shop, mentre è in corso una crescita esponenziale di Twitch, piattaforma di proprietà di Amazon che ha anche investito nel servizio Amazon Live, un canale on-demand attraverso il quale i venditori possono promuovere i loro prodotti interagendo con i clienti. 

A tutto ciò aggiungiamoci le sperimentazioni di Google per migliorare l’esperienza d’acquisto in ambito beauty, insieme allo storico sorpasso degli investimenti pubblicitari sul digital rispetto alla TV e ad i numeri in crescita dei servizi come Netflix et similia.

 

LA CRESCITA DELL’INFLUENCER MARKETING

Una partita molto interessante che si gioca a livello di business è certamente quella degli influencer, ormai spuntati come funghi ma che, quando hanno numeri in target e incrementati senza subdoli artifizi, costituiscono il cuore pulsante del marketing online.

I dati esposti nel report “Brand & Marketer” del 2020 parlano chiaro e sono molto interessanti in ogni sorta di settore, dal fashion al beauty, passando per travel e lifestyle.

Certamente, fino a quando ci sarà la pandemia, tanti business saranno ancora molto compromessi (es. su tutti eventi e turismo), ma rispetto a questa crisi senza precedenti ed in considerazione di tutte queste novità, possiamo provare a prendere degli spunti per rilanciarsi in attesa di tempi migliori.

 

“DONNE A NEW YORK” – UN CASO DI STUDIO

Nel settore turismo, c’è ovviamente molto fermento e non a caso Google ha lanciato il servizio Hotel Insights scegliendo l’Italia come primo paese per testarlo.

Dall’altra parte dell’oceano, se “Il Mio Viaggio a New York” di Piero Armenti è stato un caso di successo di come dai social possa nascere un progetto imprenditoriale, nella Grande Mela si sta facendo sempre più strada Donne a New York” nella figura di Ida Miceli.

Chiaramente, il target di riferimento tra i due marchi è totalmente diverso e se nel primo caso parliamo di un progetto imprenditoriale ben strutturato, qui citiamo di un progetto di fatto editoriale in divenire ma che ha ottime prospettive.

Oltre al legame con gli USA, una cosa che hanno in comune questi due progetti di Piero ed Ida è la capacità di costruire intorno ad una persona/brand una community di appassionati che trovano nell’influencer una persona competente rispetto a ciò che si parla, oltre che una figura veramente trasparente di cui potersi fidare. 

Una volta che si diventa un’autorità nel settore di competenza e si ha una base ben profilata/fidelizzata, ecco quindi che poi si possono aprire prospettive di ogni sorta.

Il caso di Ida Miceli ci fa capire palesemente come ciò può accadere. 

Ex finalista Miss Italia, tanti anni di lavoro nel settore moda, oggi vive negli USA e tramite i suoi social consiglia outfit di ogni sorta, mostrando al contempo la vita di NYC tramite i suoi occhi di donna ma anche con quelli di altre donne.

Una cosa molto bella e degna di nota è il suo format con le chiacchierate fatte con altre donne italiane che si sono trasferite nella Grande Mela, dove spiccano le interviste fatte per esempio a Nadia Carta di Google e a Sara Massarotto di Eataly.

Tutto ciò fa di Ida una cosiddetta micro influencer, con un target sicuramente di nicchia e ben profilato su tre segmenti molto chiari: lifestyle, fashion ed urban explorer.

 

CONTENUTI DI VALORE

Il caso di Donne a New York apre a varie riflessioni. Se si è padroni e competenti di un argomento, qualsiasi esso sia, dimostrare agli utenti in rete le proprie capacità può creare opportunità.

Chiaramente ci vuole costanza e tanto lavoro, ci si crea una reputazione e si diventa leader di una community che poi tenderà sempre più ad incrementarsi.

Giunti a ciò, le capacità di conversione per creare un business possono essere molteplici ma a patto che il contenuto creato sia sempre un qualcosa di valore per il proprio utente, qualcosa che non si può trovare facilmente altrove, qualcosa di originale e di unico.

Oltre a ciò, credo sia anche molto importante il come presentare i contenuti

Se da un lato i social offrono infiniti spunti, i blog di certo non sono morti a patto che un post pubblicato possa essere sempre un qualcosa di valore per l’utente.

Per esempio, se parlo di un argomento X dove offro con il mio articolo un buono spunto, un approfondimento o una soluzione di un problema al mio lettore, questo articolo dovrà essere sempre più una vera risorsa.

L’articolo deve essere la sintesi dove oltre al testo scritto potrei suggerire il collegamento ad un altro articolo, ad un video, ma anche ad un podcast o ad una infografica.

Insomma, se voglio dare il meglio al mio lettore – nei limiti delle possibilità – sarebbe bello potergli permettere di poter leggere, vedere, sentire quello che potrei comunicare.

Tutto ciò non è facile, ci vuole un investimento in termini di tempo e spesso anche di soldi per ottenere dei risultati. 

Quindi, certi fenomeni, non liquidiamoli con troppa semplicità e superficialità, ma pensiamo piuttosto alle potenzialità.

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