Il libro
L’avvocato Oreste Ferrajoli, napoletano, ha una sola vera passione: gli insetti. Li colleziona di nascosto, nel suo prestigioso ufficio in via dei Mille. Solo a loro confessa la verità, tutti gli altri – moglie, amici, colleghi, clienti – non conoscono la grande menzogna su cui poggia la sua intera esistenza. Ha uno studio avviato, i cui guadagni arrivano in gran parte da truffe assicurative ai danni del Comune; complici: clienti disperati, prestanomi, colleghi e medici conniventi. Sua moglie Marisa dedica le giornate al filler e al pilates; l’amico Gennaro, suo collega, è la spalla fidata per nuove strategie e serate clandestine; poi ci sono Giggino e i fratelli Esposito, la longa manus di ogni progetto sommerso. Alla innata scaltrezza si accompagna il cinismo, e l’occasione per fare un salto di qualità nella frode si presenta sotto forme inattese. La miseria altrui è una fonte inesauribile di profitto e l’avvocato Ferrajoli sa sfruttare le occasioni. Ma qual è il prezzo da pagare quando ci si spinge oltre?
La mia lettura
“Qualche mese prima che cominciasse tutto, una coppia di blatte passeggiava su una pila di fascicoli accantonata ai bordi della scrivania. La Churchill da tavolo ingrandiva le loro ombre sulla libreria di mogano strapiena di codici e massimari d’altri tempi. I due scarafaggi erano scappati dal terrario che tenevo nella stanza bianca. Avrei dovuto intuirlo. Era un avvertimento.”
La prima cosa a cui ho pensato leggendo questa storia è la scelta dell’autore di attribuire al protagonista, l’avvocato Oreste Ferrajoli, la passione per gli insetti.
Gli insetti hanno una forza evocativa incredibile, vengono istintivamente considerati degli “invasori” perché riescono a violare le nostre case facilmente , riescono a moltiplicarsi e questo psicologicamente ne fa dei nemici. La mosca sulla copertina è emblematica, rappresenta lo sporco, il marcio che governa gli avvenimenti.
Pippo Zarrella ci presenta un personaggio lucido, che non va in cerca di alibi:
“Non mi interessava essere l’anello di congiunzione tra il bene e il male. Non avevo piacere nel far uscire i cattivi dalla prigione. Non godevo nell’affiancare i pubblici ministeri per far mettere i cattivi al fresco. Ero rimasto folgorato dall’odore del denaro. Era quello che volevo. Era per quello che avevo studiato.”
E’ il racconto della Napoli a cui ci hanno abituati tanti narratori oltre che la cronaca, chi delinque non è per forza un camorrista, un “natural born killer” è il vicino di casa, la persona insospettabile:
“«Uè uè. Oreste, so’ io, ’o vespino. Mi vuoi levare da qua? Voglio vula’».
Quella che si agita è la sirfide balteata. L’ho raccolta una settimana fa da un banco del pesce a Porta Nolana. Sembra una comune vespa […]Ciò che la rende diversa sono gli occhi, le mosche infatti hanno occhi grandi e antenne piccole. Le vespe il contrario.
Occhi e bugie sono collegati, e la sirfide balteata, in quanto mosca che mente sulla propria identità, lo sa benissimo. Questa mosca inganna tutti. Anche se stessa. Mente per sopravvivenza. Si crede e fa credere di essere una pericolosa vespa. In realtà è innocua, una brava persona, e sfrutta la sua menzogna per incutere timore e non essere attaccata dai predatori, quelli veri.”
Nero chiaro quasi bianco mi ha fatto sorridere, inorridire, riflettere, la prosa di Pippo Zarrella è beffarda, ci illustra un paese che si regge sull’illecito, dalle forme più “sornione” a quelle più cruente, è un racconto sull’eclissi dell’onestà, una onestà a cui non viene riconosciuto alcun valore.
“Dietro ogni apparente buona azione, c’è sempre un primordiale istinto di sopravvivenza.”
Nessuno scampo insomma, non si può essere veramente onesti e incorruttibili sembra insegnarci il protagonista di Nero chiaro quasi bianco.
Mi ha fatto pensare, Zarrella, a «la terribilità del vivere» a Napoli di Domenico Rea, non per lo stile, per semplice assonanza, così, “ a sentimento”. Un linguaggio fulmineo che indaga le problematiche esistenziali, il lato oscuro che non appartiene solo ai bassifondi napoletani ma è riferibile a tutti gli uomini.
E’ il caso di dire “Accattativillo”
Nero chiaro quasi bianco di Pippo Zarrella
Neo edizioni, 2021
Pg 152 Brossura € 14,00 (cartaceo)