BabeleCouponing, una frontiera vecchia/nuova del marketing digitale

Quando si parla di marketing in senso ampio, ma più in generale di digital marketing, è possibile impiegare numerosi modi per acquisire clienti: a partire dai cartelloni stradali, appannaggio di un marketing tradizionale e ormai quasi “antico”, fino agli spot pubblicitari passati alla tv tradizionale o nelle versioni skippable e unskippable dei portali video come YouTube, fino ancora ai più recenti metodi come le inserzioni sui social network.

Alla base di queste metodologie di fornitura di un contenuto pubblicitario agli utilizzatori finali, vi è però la comunicazione, il messaggio, il contenuto… il fulcro del discorso è tutto lì. Si può sponsorizzare un’azienda che offre un servizio eccezionale, risolve un problema e risponde a una domanda ben precisa, ma nulla di tutto questo funzionerà mai come il classico sconto. La prerogativa del 90% dei consumatori è quella di risparmiare e il fatto di poter accedere a un prodotto normalmente commercializzato a una cifra ma che venga individualmente proposto sottocosto è il miglior incentivo alla vendita che si possa ottenere, e chi fa marketing lo sa.

Parliamo a tutti gli effetti di veri e propri coupon: il mercato del couponing ha infatti assunto un’identità quasi indipendente grazie a siti come Groupon e simili. In origine, prima dell’avvento del marketing digitale, il mercato dei coupon ruotava attorno a dei buoni sconto cartacei che dovevano essere ritagliati dai giornali o che venivano venduti/rilasciati in blocchetti tipo carnet di assegni, in occasione di particolari eventi o adesioni a concorsi.

L’ultima frontiera del couponing è quella in cui viene garantito un notevole risparmio, si fa un vero e proprio affare fino a raggiungere sconti del 70% del prezzo e oltre, qualora si raggiunga un certo numero di persone che acquistano il bene oggetto del deal e purché i termini siano rispettati l’acquisto deve necessariamente esser completato prima del consumo.

Di altre tipologie di coupon/bonus/deal o qualsivoglia nome gli si voglia dare, ormai si possono trovare sui siti di tutto il globo e in qualsiasi categoria merceologica. Alcuni li chiamano voucher, dove tramite l’acquisto di una card contenente il riconoscimento di un saldo si accede a uno sconto ottenibile in detrazione dal saldo del voucher stesso, altri invece li chiamano -come accennato- bonus, ed è il caso delle più famose lobby di gioco online che mettono a disposizione degli appassionati dei bonus di benvenuto per l’iscrizione, e questo è forse il caso più lampante, facilmente studiabile, basta fare una rapida ricerca online per il termine “siti scommesse bonus” o visitare il link proposto e approfondire le dinamiche adoperate per aumentare l’engagement dei papabili iscritti.

Non bisogna però confondersi con i codici sconto che vengono sovente usati come sinonimo di coupon. I primi si differenziano dai coupon in quanto rappresentano una sorta di vera e propria evoluzione del concetto, largamente impiegata dagli e-commerce di nuova generazione (anche se l’adozione della strategia pubblicitaria, aggressiva sul prezzo, è la stessa). Si stima che, favorevole anche la penetrazione di mercato importante avuta nel mercato digitale italiano grazie al Covid, nel prossimo anno l’utilizzo di questa metodologia di coinvolgimento degli acquirenti aumenterà del 200%. A tal proposito va anche segnalato l’intent sociale che il mercato del couponing e degli sconti ha in sé: questi meccanismi non nascono solo per far risparmiare ma anche per condividere un privilegio con gli amici che sulla scia del WoM porterà un numero sempre crescente di persone a condividere la propria testimonianza di successo (in questo caso di risparmio e vincita).

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