Uno dei dati più eclatanti di queste elezioni comunali 2021 è quello della Lista Calenda a Roma. Con 1234 sezioni scrutinate su 2603, la lista rischia di essere la prima o la seconda più votata dall’elettorato, in un testa a testa con Fratelli d’Italia attorno al 18%. Dato molto rilevante per un debutto elettorale. Terzo, sembra, il PD sul 16,3%.
Una conferma di quanto scrivevo giorni fa: doppia cifra largamente superata per la Lista Civica, con Calenda che riuscirebbe a prendere anche un 1% più dei voti della sua stessa lista.
I ballottaggi per i municipi dovrebbero premiare i candidati presidenti di Calenda
Se questi dati saranno confermati, è lecito attendersi una concentrazione particolarmente alta dei voti per Calenda nei Municipi 1°, 2°, 15° e forse 3°. Qui, i rifomisti di Azione e Italia Viva (la Lista Calenda era l’unione di questi due partiti) potrebbero essere sopra il 25% e quindi raggiungere i rispettivi ballottaggi.
Il secondo turno dovrebbe essere contro i candidati del Centrosinistra nei Municipi centrali. Incerto il dato del Municipio 15°, dove la Lista Calenda potrebbe essere pure altissima, ma incontrare al ballottaggio il centrodestra, che ha qui un suo storico bastione. Più difficile prevedere il dato del 3° Municipio, dove la lista di Roma Futura, capeggiata dal popolarissimo presidente uscente Giovanni Caudo, dovrebbe avere qui il suo picco, forse anche a doppia cifra. Una dote a vantaggio di Gualtieri.
Molti analisti considerano il raggiungimento del ballottaggio per i candidati presidenti della Lista Calenda come una pole-position per la vittoria finale. Giuseppe Lobefaro, Caterina Boca, Tommaso Martelli e Marta Marziali – questi i nomi dei candidati presidente della Lista Civica nel 1°, 2°, 15° e 3° – dovrebbero catalizzare, al ballottaggio, migliaia di voti “contro” i loro candidati avversari.
La borghesia romana pare aver appoggiato in massa la Lista Calenda
Se questo si verifica, la Lista Calenda rischia di eleggere, al ballottaggio, i presidenti di Municipio delle tre-quattro zone di Roma dove risiede la borghesia della città: il centro storico (Municipio 1), i Parioli-Trieste-Salario (Municipio 2, dove si registra anche il record d’affluenza: 56,6% a fronte di un dato cittadino attorno al 48%), il Nuovo Salario-Talenti-Montesacro-Fidene (Municipio 3) e il Fleming-Vigna Clara-Cassia (Municipio 15).
Anche se Calenda dovesse arrivare terzo o quarto come candidato sindaco, questo dato così alto della sua lista avrebbe una valenza nazionale. Segnerebbe che la somma di Azione e Italia Viva è molto maggiore da quanto i sondaggi attribuivano ai partiti di Calenda (3%) e Renzi (2%).
Un dato che si ritrova anche a Milano, dove la somma fra la Lista Beppe Sala (9,2%) e la Lista Riformisti (4%) raggiungerebbe il 13,2%. Percentuali maggiori, almeno nelle grandi citta, di quelle del M5S, che segnano l’esistenza di un’area politica nazionale di riformismo pragmatico e repubblicano.
Sarebbe una vittoria politica di Calenda, principale ideatore dell’andare al voto non con il consueto ventaglio di liste d’appoggio, ma con un unico simbolo. Una strategia che, in passato, aveva premiato il M5S. Segno che l’elettorato romano non gradisce le ammucchiate elettorali.