Dati alla mano la sinistra stavolta ha capito la Rete

Dati alla mano la sinistra stavolta ha capito la Rete

Il Washington Post è stato l’alfiere negli ultimi due anni della tesi che Twitter è il protagonista delle rivoluzioni politiche nel Medio Oriente. Il gruppo finanziario che possiede la testata è anche azionista di Facebook e ha investito risorse ed energie nei social media, per cui l’entusiasmo che si solleva dalle colonne del giornale potrebbe essere sospettato di conflitto di interesse.

Certo in Italia non è avvenuta alcuna rivoluzione, i ragazzi non si sono radunati nelle piazze per sfidare il potere politico e quello militare, e i social media non hanno svolto alcun ruolo eversivo. Nemmeno Berlusconi li ha citati come nemici del governo e del popolo, rivolgendo l’accusa di aver manipolato la verità soltanto a televisione e giornali – fatta eccezione per le reti Mediaset. Per Berlusconi i sondaggi sono la realtà mentre i risultati che escono dalle urne sono proiezioni virtuali, ma l’esistenza di Facebook, Twitter e Google, non sembra sfiorare nessuno dei due versanti. Il Presidente del Consiglio confonde Google con Gogol, immortale protagonista della letteratura russa, e la causa di un simile errore forse è ancora la ragione per cui Internet è rimasta espunta dalla sua analisi delle ultime elezioni.

A sua discolpa bisogna comunque riconoscere che è piuttosto difficile condurre un esame della funzione svolta dalla Rete, e dai social media in particolare, nell’ultima tornata elettorale. La prima complicazione proviene dalla varietà del percorso che ha condotto al risultato finale nei comuni e nelle provincie coinvolte. Qui mi occupo solo della campagna di Milano, di cui sono stato testimone diretto, senza poterla assumere come modello interpretativo di quello che è successo altrove: la storia di Napoli, di Torino o di Macerata, potrebbero portare a constatazioni di segno differente.

I vagheggiamenti di Berlusconi sui letterati russi hanno convinto molti che si debba accettare una dicotomia nella politica italiana: da una parte la destra privilegerebbe la televisione come strumento di comunicazione, mentre la sinistra colonizzerebbe Internet come alternativa alla saturazione degli spazi sul piccolo schermo. Non credo di poter sottoscrivere con tranquillità questo schema. A Milano il sito della campagna di Letizia Moratti secondo Google ha mostrato durante il mese di aprile una capacità di catturare traffico e attenzione molto superiore a quello del suo avversario. Pisapia sembra essere stato ignorato fino quasi alla fine di aprile; il suo sito ha ricevuto 42 mila visite da parte di 27 mila utenti unici ad aprile, con 100 mila pagine viste. Al contrario, il canale digitale della Moratti ha intercettato 100 mila utenti unici con 140 mila visite e 270 mila pagine viste, con una certa continuità durante tutto il mese. Il 32% dei lettori del blog di centro-destra vantava un’età inferiore ai 34 anni, mentre solo il 23% dei visitatori del blog di centro-sinistra apparteneva a questa fascia di età.

Lo sbarco del centro-destra su Internet sembra quindi essere stato tempestivo, e aver raggiunto con maggiore efficacia gli elettori più giovani, che in seguito hanno invece preferito la proposta di Pisapia. Se la forma di comunicazione Internet obbedisse ad una logica di broadcast, uno-a-molti come accade in televisione, ci si sarebbe dovuti aspettare quindi una copertura adeguata e vincente della Moratti rispetto al suo principale concorrente. Ma la rivoluzione della Rete non consiste nell’apertura di un nuovo canale accanto a quelli dell’etere, del digitale terrestre, del cavo e del satellite; la novità del Web è aver introdotto una nuova configurazione della comunicazione – quella molti-a-molti – che trova nei social media la sua espressione più compiuta.

L’interesse per i candidati principali delle elezioni milanesi non sembra essere cominciato davvero prima dell’inizio di maggio. Secondo Google, il momento di incremento dell’interesse per il candidato di centro-sinistra è cominciato tra il 7 e il 10 maggio, mentre quello per Letizia Moratti tra l’8 e il 10 maggio. Se si interroga il motore di YouTube con la stringa Pisapia, la piattaforma trova 4770 risultati; 3300 sono stati postati dai primi giorni di maggio. Per Letizia Moratti i post nello stesso periodo sono 881. Gli utenti di YouTube, come quelli di Facebook e di Twitter, sono allo stesso tempo gli autori di quello che viene proposto al pubblico e gli spettatori di quello che viene proposto dagli altri loro pari.

È facile notare, anche solo scorrendo l’elenco dei risultati, che i video più cliccati sono stati postati per entrambe le query dai fan di Pisapia. Talvolta si tratta degli stessi file, come nel caso del video attribuito alla Lega contro il programma elettorale del centro-sinistra: le visualizzazioni sono oltre 440 mila, i giudizi negativi 7578, quelli positivi solo 661, i commenti (con aperto tono sarcastico) oltre 8 mila. L’utente che ha postato il video su YouTube ha eseguito nell’ultimo mese il caricamento di numerosi altri file dedicati ai leader del centro-sinistra.

Tra gli item più visitati di Letizia Moratti ci sono i fischi di piazza del Duomo dopo la rinuncia di Gigi D’Alessio alla festa in sostegno del centro-destra, l’accusa diffamatoria contro Pisapia nel corso del confronto televisivo su Sky, la defezione dei rappresentanti del governo alla campagna elettorale, i fischi al presidio dei disabili, ecc. Nel listato per l’interrogazione Pisapia, appaiono invece le imitazioni di Crozza, le ironie contro Red Ronnie, le ironie contro Fede, lo spettacolo con i comici e gli artisti in piazza del Duomo, le ironie contro la Santanché, i frammenti di show di Bisio, Benigni, Littizzetto, Elio e le Storie Tese. Il file meno frequentato supera le 40 mila visualizzazioni, ma 7 dei post più popolari hanno superato le 100 mila visualizzazioni. Sono numeri che bruciano qualunque velleità di comunicazione broadcasting attraverso il sito personale dei candidati.

Gli utenti di Internet non cercano notizie alla fonte ufficiale dell’informazione; si fidano dei loro pari. Non è per nulla una novità, ma a Milano solo i collaboratori di Pisapia sembrano essersene accorti. Uno dei video più significativi è quello di Byoblu, che ha ottenuto oltre 80 mila visualizzazioni. In meno di 4 minuti questo famoso blogger denuncia il 25 maggio la truffa compiuta dal team di Letizia Moratti su un altro social media: Facebook. La pagina dedicata ai fan di Letizia Moratti su Facebook in un giorno recluta per magìa oltre 36 mila sostenitori, passando da 3500 a 40 mila. Byoblu testimonia che però l’incantesimo ha un trucco, generato tramite uno script malevolo collocato su un sito che è poi stato soppresso, Fatti-fantastici.info: le sue pagine intercettano il clic di utenti ignari e li trasformano in like sulla pagina dell’ex sindaco di Milano. 

Su Facebook invece la pagina di Pisapia conta più di 110 mila fan spontanei. Il leader del centro-sinistra ha potuto però contare anche su un’altra pagina, E’ tutta colpa di Pisapia, aperta da Massimo Malerba e Adele Palazzo, vicini alle iniziative di San Precario e al Popolo Viola. I fan qui sono quasi 70 mila, e sono l’espressione su Facebook di un fenomeno che nel frattempo ha invaso Twitter: i #morattiquotes. L’accusa rivolta da Letizia Moratti al concorrente durante il faccia a faccia su Sky poco prima del primo turno si trasforma in un boomerang imprevedibile sui social media. Malerba e Palazzo non appartengono al team che coordina le pubbliche relazioni di Pisapia, ma gestiscono i canali di comunicazione di movimenti riconducibili all’area politica del centro-sinistra.

L’ondata di messaggi che ha travolto Twitter con la parodia della denuncia televisiva della Moratti invece è un fenomeno del tutto spontaneo. Ogni post contrassegnato da #morattiquotes si presenta come la caricatura della strategia diffamatoria tentata dall’ex sindaco durante l’intervista su Sky: gli utenti creano un’amplificazione grottesca della malvagità attribuita a Pisapia dall’avversaria, lanciando e replicando sulla piattaforma migliaia di rivelazioni allarmanti sul candidato. Pisapia ha ucciso Laura Palmer, Pisapia ha rapito i due Leocorni, Pisapia è il vero padre di Luke Skywalker, Pisapia scrive le poesie di Bondi, Pisapia coltiva oppio in Afghanistan – nel listato si trova di tutto, ma è l’effetto complessivo di accumulo a coprire di ridicolo l’accusa originaria e l’intenzione che l’ha partorita.

Nell’intervallo tra il primo e il secondo turno i fan abbandonano il territorio neutrale di Twitter per invadere le pagine degli avversari. Il 18 maggio Red Ronnie, consulente musicale della Moratti, comunica sulla sua pagina di Facebook che il concerto previsto per il 21 maggio è stato cancellato da Pisapia. La situazione è davvero improbabile, visto che all’epoca il sindaco in carica è ancora la Moratti, il vincitore del ballottaggio si insedierà solo il 1° di giugno, e per questioni di logica le sue decisioni non possono essere retroattive. La pagina di Red Ronnie su Facebook passa in breve tempo da 7 a 18 mila fan; ma i nuovi arrivati rovesciano sulla sua bacheca centinaia di contestazioni ironiche. Anche in questo caso si scatena una ventata di caricature in cui fioccano altre denunce grottesche sui misfatti che Pisapia avrebbe compiuto in giro per il mondo, e i #redronniequotes vanno ad aggiungersi ai #morattiquotes.

Il risultato del primo turno e il dominio della figura del candidato di centro-sinistra sui social media convincono il team della Moratti dell’opportunità di intervenire su questo fronte, lasciato sostanzialmente scoperto. Nasce il sito MiRispondi.it e la possibilità di ricevere risposte sul programma tramite Twitter a tutte le domande contrassegnate da #mirispondi. Il panico con cui viene allestito e governato questo presidio emerge in tutta evidenza il 23 maggio, quando l’utente orghl lucah invia la domanda: «il quartiere Sucate dice no alla moschea abusiva in via Giandomenico Puppa!! Sindaco rispondi #mirispondi». La stranezza semantica che somma nello stesso post sucate e puppa non viene colta dagli operatori arruolati dal centro-destra, e tanto meno l’assenza di questa curiosa toponomastica nel territorio del comune di Milano. Quindi l’utente Letizia Moratti si premura di rispondere «nessuna tolleranza per le moschee abusive. I luoghi di culto si potranno realizzare secondo le regole previste dal nuovo Pgt».

Il quartiere mitologico di Sucate e la sua espressione su Twitter #sucate diventano il boomerang che scatena la parodia “dal basso” contro la campagna elettorale televisiva condotta da Lega e Pdl, fondata sulla minaccia di vedere trasformata Milano in una zingaropoli piena di moschee in caso di vittoria di Pisapia. L’ingresso a Sucate tramite lo svincolo di via Giandomenico Puppa, con tanto di segnalazione della moschea sul cartello autostradale, viene rappresentato anche nel video virale Il Favoloso Mondo di Pisapie, realizzato dal gruppo «il Terzo Segreto di Satira», che su YouTube raggiunge in una settimana oltre mezzo milione di visualizzazioni.

L’ultima spallata alla comunicazione del centro-destra arriva direttamente da Berlusconi, grazie al siparietto con Obama sulla dittatura delle “toghe rosse”. Dopo lo spettro di Gogol, per la Rete comincia ad aggirarsi anche quello del #dilloaobama, che per l’incolpevole ex sindaco Moratti si va ad aggiungere al fardello già frustrante dei #morattiquotes, #redronniequotes, e #sucate. Il 27 maggio #dilloaobama diventa il trend di Twitter più intenso in Italia; i messaggi in inglese I’m Italian but Mr. Berlusconi is not speaking in my name sono numerosi, ma la scuola milanese diffonde il metodo della caricatura per ipertrofia di identificazione nel comportamento del Presidente del Consiglio. A Obama quindi si denuncia che in Italia fa troppo caldo perché abbiamo un meteo di sinistra, che davanti all’università ci sono pochi parcheggi, che i vicini di casa fanno troppo rumore, ecc., con il consueto effetto comico di accumulo.

Quando l’organizzazione pro-Moratti della festa in piazza del Duomo urta l’iceberg della defezione di Gigi D’Alessio, il Titanic della comunicazione sui social media sta già affondando da tempo. Pdl e Lega hanno tentato di centralizzare qualunque forma di espressione; dall’altra parte, il comitato di Pisapia ha assicurato la libertà di iniziativa alla comunicazione grassroot fin dall’inizio. Quando la Moratti ha deciso di tendere l’orecchio verso il dialogo spontaneo con i cittadini, la forma è stata quella del MiRispondi: il popolo di Internet al massimo ha potuto sottoporre delle domande, mentre il soggetto dell’iniziativa ha continuato a coincidere con la sola figura del sindaco, da cui emanava una verità con direzione uno-a-molti. Nella migliore delle ipotesi si è trattato di una replica della coda agli sportelli della burocrazia comunale; nella peggiore, ha proposto un’immagine del cittadino come quella del suddito che avanza la supplica al signore, nell’ultimo momento utile in cui questi si degnerà di ascoltarlo.

La strategia dei collaboratori di Pisapia è stata molto più accorta nei confronti della turbolenza dei social media: l’invito a creare parodie, ironie, sarcasmi, è molto più divertente – per giovani e non più giovani – rispetto alla formulazione di (rispettose) domande in attesa della grazia di una risposta. Dai video su YouTube, ai vari quotes su Twitter, il pubblico ha potuto vivere la sensazione di partecipare alla costruzione della vittoria del candidato. Il coinvolgimento è stato diretto, senza nessuna griglia o filtro di ammissibilità.

Nel 1999 Lafley, il Ceo di Procter&Gamble, dichiarava che non importa quanto sia grande il settore di ricerca e sviluppo di un’azienda: la persona in grado di risolvere al meglio il problema del momento si trova da qualche parte nel mondo esterno, molto più probabilmente che nel team dei dipendenti della società. Il problema è quello di raggiungerla, lasciando al team interno il compito di coordinare le scelte strategiche e individuare i problemi che di volta in volta devono essere risolti. Byoblu, Il gruppo Terzo Segreto di Satira, Malerba e Palazzo, la legione degli autori anonimi dei #morattiquotes, #redronniequotes, #sucate, e #dilloaobama, sono le persone giuste che il comitato di Pisapia ha saputo accogliere nell’obiettivo complessivo della campagna, senza la pretesa di arruolarle, coordinarle, dirigerle, filtrarle.

La concezione della comunicazione su Internet del team della Moratti sembra aver seguito in qualche modo le prescrizioni di Berlusconi: dalla società civile non può arrivare alcun progetto perché essa non esiste come soggetto. La realtà è fatta di proiezioni statistiche su una massa anonima che deve essere contata, classificata, organizzata in palinsesti e in programmi. Si può ammettere al massimo che ponga domande su quale tipo di ordinamento le sarà cucito addosso per segmentarla e gestirla.

Lo staff di centro-sinistra ha rinunciato a voler accentrare il controllo della campagna, lasciando libere le istanze grassroot di esprimersi nel linguaggio più consono alla sensibilità di ciascun gruppo. Un primo risultato è stato quello di opporre una resistenza efficace alla potenza diffamatoria messa in campo via etere e tramite le affissioni stradali della parte avversa. In un secondo momento la resistenza si è trasformata in contrattacco, con la colonizzazione dei canali e dei dispositivi del centro-destra (si pensi alla divulgazione su YouTube del video della Lega, all’assalto alla bacheca di Red Ronnie e al post che ha scatenato la viralizzazione di Sucate). Il terzo momento ha conquistato l’accesso ai power media, le testate giornalistiche e i telegiornali nazionali, che hanno diffuso la notizia delle parodie anti-Moratti e ne hanno incrementato la penetrazione. La comicità ha sempre un punto di vantaggio sugli insulti e sulle urla, sia nell’attenzione immediata del pubblico, sia nella memoria.

L’occasione di sentirsi protagonisti di un momento storico ha attratto il pubblico anche con la sfida a produrre il sarcasmo migliore, la freddura che potesse essere citata sul palco di piazza del Duomo nelle feste in favore di Pisapia, o essere pubblicata sulle magliette arancioni per il trionfo finale. Il coinvolgimento della Rete sembra aver trovato espressione nella festa della sera del 30 maggio: a memoria d’uomo, un entusiasmo e una partecipazione simili sono riservati agli scudetti di Milan e Inter, non agli eventi politici.

La mobilitazione sui social media ha permesso a Milano di abbattere il presidio di un sistema di potere che resisteva da almeno 15 anni. Quello che si è formato on-line è stato uno spirito fondato sulla caricatura e sul grottesco, che ha saputo individuare bene l’identità che non voleva più fosse attribuita alla città. Ma essere consapevoli di quello che non siamo e di quello che non vogliamo, non equivale ancora a possedere una tesi su quello che siamo e su quello che vogliamo. Di più, il rigetto del passato ha assegnato il ruolo dello sconfitto al centro-destra, ma non ha costruito dall’altra parte uno spirito critico nel senso profondo del termine.

Popper sosteneva che in una democrazia il ruolo dei cittadini è quello di punire chi sbaglia, non quello di avanzare progetti. Ma si tratta di un compito complesso, perché il riconoscimento dell’errore presuppone un’analisi critica sul comportamento dell’amministrazione nel corso dei 5 anni precedenti, che non è stata compiuta dalle iniziative grassroot sui social media. L’interesse per la campagna elettorale e per i candidati è cominciata solo una settimana prima del primo turno. Il pubblico di internet ha demolito tutto quello che ha giudicato come menzogna negli eventi tra la seconda settimana di maggio e il 30 di maggio; il resto non è stato convocato in discussione.

Gli utenti dei social media hanno quindi interpretato bene l’etichetta che viene assegnata loro dalle piattaforme software: sono stati dei fan, ma non ancora dei cittadini. Per questo il riferimento ai trionfi di Milan e Inter può essere adeguato anche a questa situazione. Il grottesco e la caricatura sono un modo per rovesciare i valori delle istituzioni, e sono (almeno secondo una nobile tradizione che discende da Hegel) la premessa necessaria per la fondazione di una nuova visione del mondo e un nuovo sistema di valori. Personalmente ritengo che Milano ne avesse un bisogno quasi disperato; ma l’esempio americano mostra che i social media possono offrire un contributo ancora più efficace nella formazione di una comunità consapevole.

La caricatura si produce con il rifiuto dell’irriducibilità delle posizioni di tutto ciò che è Altro, dell’inesorabilità di ciò che si sottrae alle proprie categorie di interpretazione: l’annessione dell’estraneo nella propria tradizione produce le figure mostruose del grottesco, che alludono ad una realtà ibrida su cui cade l’interdizione di denominazione e di esame. Per questa ragione la caricatura ha riscosso tanto successo nel periodo della Controriforma; il vero papa straniero del centro-sinistra continua ad essere Berlusconi, nonostante tutti gli spettri che si aggirano per la Rete (o forse si aggirano proprio per questo).

In America i social media si stanno concentrando sempre di più sulla localizzazione, sulla possibilità di condividere informazioni, problemi, suggerimenti, iniziative, con coloro che condividono lo stesso territorio. Foursquare ormai è un fenomeno di successo internazionale, Google Place sta interpretando un nuovo insieme di esigenze informative fondate sulla contestualizzazione spaziale, tramite l’uso dello smartphone. Solo qualche giorno fa, il 31 maggio, è stata annunciata la nascita dell’ennesimo social media, OhSoWe che va ad aggiungersi alle risorse disponibili per la vita di piccole comunità locali, siano queste contrade di grandi città o villaggi.

La conoscenza diretta del territorio e l’iniziativa concreta con gli altri abitanti sono l’orizzonte dei dispositivi on-line; il compito di continuare il rapporto con il pubblico, e non di coltivare l’ascolto ma di incentivare il sapere e la sperimentazione diretti dei cittadini sulla loro città, è uno degli obiettivi che speriamo venga assunto dalla nuova amministrazione. Potrebbe essere finalmente arrivato il momento in cui smettiamo di preoccuparci di comunicare, e cominciamo a porci il problema di avere qualcosa da dire, e molto da vivere insieme.

*Epistemologo e fondatore di Pquod.
 

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