Proprio come per Grecia e Portogallo, anche l’Italia discute la sua austerity. Sebbene il ministro dell’Economia Giulio Tremonti continui a chiamarla con analogie come «manovra correttiva», «correzione di bilancio» o «finanziaria», i mercati non hanno dubbi. Per Roma devono arrivare almeno 45 miliardi di euro di sforbiciate sulla spesa pubblica. In caso contrario, per l’Italia potrebbe arrivare il contagio della crisi ellenica. Sarà quindi cruciale il Consiglio dei Ministri di giovedì prossimo, nel quale si voterà il budget per i prossimi anni. L’obiettivo è solo uno: convincere investitori e Bruxelles.
Aumento dell’Iva, tagli ai costi della politica, congelamento di assunzioni e salari nella Pubblica amministrazione, modifica delle aliquote fiscali, pensioni. Sono questi i cinque punti su cui il Governo si sta spaccando. Dopo lo sfogo del sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, stanno aumentando i malumori nei confronti del programma d’austerity di Tremonti.
Del resto, i tagli sono ingenti. 4,5 miliardi di euro per l’anno in corso, 5,5 per il prossimo, 20 nel 2013 e 15 nel 2014: nel complesso, 45 miliardi di euro per evitare un’avvitamento in salsa greca. Le sforbiciate toccheranno tutti i settori: 5 miliardi arriveranno dalla sanità, 6 dalla riduzione dei budget ministeriali, almeno 4 saranno invece appannaggio degli enti locali. Sul profilo fiscale, nelle intenzioni del Tesoro c’è una riduzione di circa 16 miliardi di euro, derivanti da una semplificazione fiscale e dall’innalzamento dell’Iva di un punto, fino a quota 20%. Nel frattempo, è quasi certo che arriverà un sistema a tre aliquote (20, 30, 40%) al posto delle attuali sei. Ancora, sarà eliminata gradualmente l’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, a partire dal 2014. Ma non è escluso che da oggi a giovedì non possa aumentare il tenore della manovra.
I conti pubblici non permettono sconti. Per il 2011 il rapporto deficit/Prodotto interno lordo è previsto dal Tesoro a quota 3,9%, in netto calo rispetto al 4,6% dell’anno scorso. Ma a preoccupare è lo stock del debito pubblico, pari al 120% del Pil, ovvero più di 1.890 miliardi di euro. I moniti sulla riduzione dell’indebitamento nei mesi scorsi sono giunti da tutte le istituzioni economico-finanziarie mondiali, dalla Banca centrale europea al Fondo monetario internazionale. Nonostante ciò, Tremonti continua a minimizzare e mantiene la linea di aprile, quando ribadì che per i conti pubblici italiani occorreva «solo manutenzione».
A lanciare il primo allarme fu la Banca d’Italia. In aprile aveva sottolineato che per il biennio 2013-2014 sarebbero serviti tagli per 35 miliardi di euro. Tremonti aveva tranquillizzato l’Europa, garantendo che l’entità non sarebbe stata così elevata. Invece, i conti di Palazzo Koch sono stati confermati dai fatti. E per il ministro dell’Economia, già impegnato nella difficile opera di tenere dritta la barra della spesa pubblica per evitare scivoloni non richiesti, c’è una possibilità molto allettante, l’innalzamento dell’età pensionabile. Un’apertura è arrivata oggi, grazie al presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. «Siamo un Paese europeo, bisogna seguire gli altri anche nelle vicende più complicate: il 20% del Pil viene destinato alle pensioni», ha detto il numero uno degli industriali.
Come già successo per Atene e Lisbona (ma anche Dublino, Londra e Madrid), Roma si prepara alla lotta in Parlamento. La data cruciale è quella di giovedì prossimo, quando il Consiglio dei Ministri dovrà approvare il budget di Tremonti. Da Bruxelles stanno già spingendo verso l’adozione di un rigore nella spesa capace di immunizzare l’eventuale contagio ellenico, anche se ciò significherebbe l’assunzione di scelte impopolari. Nessuno sconto, quindi, da parte del titolare dell’Economia. Il motivo è presto spiegato: o si taglia o si finisce nel calderone della crisi europea dei debiti sovrani.
Nella settimana più lunga del premier greco George Papandreou, che deve approvare l’austerity per evitare il default, i mercati finanziari stanno tenendo d’occhio anche Roma. Questo atteggiamento prudente si sta ripercuotendo sui titoli di Stato italiani. Lo spread (differenziale) fra Btp e Bund tedeschi, storico benchmark di solidità statale, ha oggi toccato il suo massimo storico, oltre 223 punti base, contestualmente al raggiungimento del 5,00% dei bond del Tesoro. Inoltre, l’ultima asta di Buoni ordinari del Tesoro (Bot) a sei mesi, avvenuta oggi, ha visto una tendenza molto particolare, segno del nervosismo degli investitori. Via XX Settembre ha dovuto collocare i suoi bond a un tasso d’interesse dell’1,988%, +0,33% rispetto all’ultima asta. Grande la risposta dei mercati: su un collocamento da 8 miliardi di euro, la domanda è stata di 14 miliardi. Il Tesoro festeggia, affermando che questo conferma che gli investitori credono fortemente nell’Italia. Almeno fino all’approvazione dell’austerity di Tremonti.