MODENA – La ‘ndrangheta riciclava a San Marino. I “narcomilioni” del traffico di cocaina di una delle cosche più potenti a livello mondiale sono arrivati nelle casse, sicure e discrete, del Credito Sammarinese. Una storia di riciclaggio mafioso all’ombra del titano. A finire nelle rete degli investigatori calabresi pezzi da novanta della finanza. Come il fondatore e presidente del Credito Sammarinese.
Il presidente Amati. Lucio Amati, presidente e fondatore del Credito Sammarinese, è stato arrestato questa mattina a Riccione con l’accusa di aver allacciato stretti legami con esponenti della cosca Mancuso di Limbadi, provincia di Vibo Valentia, radicati a Bologna e che proprio sul Titano avrebbero indirizzato i proventi derivati dal narcotraffico.
Le indagini, hanno portato all’esecuzione di 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Tra queste, appunto, quella di Amati e di altre due persone legate al Credito Sammarinese. Gli altri arresti invece si sono diramati in tutta Italia, in Calabria, Lazio, Umbria, Emilia Romagna e Liguria.
I commercialisti di Signori. A Bologna sono stati perquisiti gli uffici di Manlio Bruni e Francesco Giannone, i commercialisti dell’ex attaccante rossoblù Beppe Signori, coinvolti nello scandalo del calcio scommesse. Un contributo importante alle indagini è stato fornito dalle dichiarazioni di un altro indagato, arrestato i primi di luglio a San Marino. Si tratta di Valter Vendemini, ex direttore generale del Credito Sammarinese, che all’indomani dell’arresto avrebbe ammesso le complicità dei vertici dell’istituto di credito.
Le confessioni dell’ex Direttore generale arrestato tre settimane fa con l’accusa di riciclaggio. I vertici dell’Istituto sarebbero stati a conoscenza che il narcotrafficante Vincenzo Barbieri avrebbe avuto due conti correnti a lui intestati proprio nella banca della Repubblica. È l’ammissione di Vendemini. Dopo il suo arresto l’8 luglio scorso gli sportelli della banca sono stati chiusi, mentre la società è stata commissariata, così come la Finanziaria collegata Polis Spa. Vendemini (che nel 2007, quando era direttore della Banca di Pistoia, fu sanzionato dalla vigilanza di Bankitalia per alcune irregolarità) è stato sospeso dall’incarico. Una mossa che non ha impedito la decisione straordinaria della Banca Centrale di San Marino di commissariare l’istituto di credito affidando le funzioni di amministratore al Direttore dell’Interpol di San Marino, Maurizio Faraone.
Il Broker. Barbieri era un pezzo da novanta del narcotraffico mondiale, un broker della cosca Mancuso in collegamento con la Auc, i paramilitari di destra colombiani. Barbieri fino alla sua morte ha vissuto sotto le due torri, prima in un hotel di lusso in pieno centro a Bologna, poi in un attico di via Saffi.
La rete. Accanto a lui altri esponenti della cosca attivi nel trasporto su gomma e nel settore immobiliare. Talmente potenti da imporre ai vertici di Lidl Italia i loro camion quali unici vettori per il trasporto in Calabria. «In Calabria la guerra non la vince neanche il Papa», fu la frase pronunciata da Francesco Ventrici, imprenditore della cosca, pronunciata durante la riunione a Massalombarda, ai vertici del gruppo che voleva affidare anche ad altre ditte alcune tratte. Niente da fare, la cosca voleva il monopolio. E così fu, fino all’arresto di Barbieri e Ventrici.
Il metodo per riciclare:
Società. Un groviglio di società di autotrasporti con rapporti con catene di distribuzione e gestite da abili commercialisti. Era questo lo stratagemma utilizzato dalla coppia di narcotrafficanti Vincenzo Barbieri e Francesco Ventrici. Le importazioni di cocaina da Colombia, Brasile e Venezuela le facevano sbarcare in Italia e Australia, per poi farne scomparire i proventi tramite società calabresi come V.M.Trans, M5 e Union Frigo Transport Logistic. Investimenti da capogiro, oltre 2,5 milioni solo nel 2008, scoperti a gennaio di quest’anno con l’operazione Decollo Ter.
I Milioni. Ma al centro del riciclaggio sull’asse Calabria-Emilia-San Marino ci sono altre due società: la Ventrans e la Immagine 92. Da queste sarebbero dovuti arrivare 15 milioni di euro diretti a San Marino, nelle casse del Credito Sammarinese. Tutto, sostengono gli inquirenti, con il nulla osta consapevole dei vertici. E con la complicità del commercialista Domenico Lubiana, presso il cui studio erano depositate le scritture contabili delle società di Ventrici, e del fratello Salvatore, avvocato. I fratelli Lubiana attraverso due intermediari finanziari, avevano veicolato, per conto di Barbieri e Ventrici, ingenti somme presso il Credito Sammarinese e avevano aperto dei conti correnti all’ombra del Titano. I milioni di Barbieri e “compari” non hanno incontrato alcuna resistenza, e hanno sfondato il muro del piccolo borgo finanzario.
L’omicidio. Il marzo scorso Barbieri è stato freddato con venti colpi di lupara nel suo feudo d’origine, a San Calogero, in provincia di Vibo. Era stato arrestato a gennaio su ordine della Dda di Catanzaro, rilasciato un mese dopo e a distanza di 30 giorni ucciso nel luogo che più lo faceva sentire al sicuro. Da quell’agguato mafioso, « verosimilmente nell’ambito di un regolamento di conti maturato per questioni inerenti il narcotraffico», osservano gli investigatori, sono partite altre indagini. E hanno messo in luce il ruolo dell’ex direttore generale del Credito San Marinese, Valter Vendemini.
Pecunia non olet. I rapporti finanziari instaurati dagli indagati con l’istituto di credito hanno insospettito la Dda che ha scavato nei forzieri del Titano E pochi mesi dopo ha sequestrato 1,3 milioni di euro, secondo i magistrati, soldi sporchi di “polvere bianca”. Una piccola somma che rappresentava un anticipo dei complessivi 15 milioni di euro che sarebbero dovuti confluire nelle casse del Credito Sammarinese. Dietro le trame economico finanziarie della ‘ndrangheta è possibile che si celi il movente dell’omicidio del broker della coca legato alle Auc. Soldi a palate. Senza odore. Pecunia non olet.
Omertà insospettabile. I vertici dell’istituto bancario avrebbero agevolato le operazioni di riciclaggio degli ‘ndranghetisti. È l’ipotesi su cui la Dda di Catanzaro, coadiuvata dal Commissario della Legge di San Marino Rita Vannucci, continuerà a indagare. «L’indagine ha confermato, infine, come il circuito del denaro sia distinto rispetto a quello del narcotico e alle attività di riciclaggio e reimpiego affidate a professionisti operanti per conto delle cosche», è la riflessione dei vertici della Direzione nazionale antimafia.