Zitto zitto, Cosentino vincerà il congresso del Pdl in Campania

Zitto zitto, Cosentino vincerà il congresso del Pdl in Campania

NAPOLI – Nicò, Nick ‘o mericano, il casalese: il campionario di soprannomi di Nicola Cosentino è fornitissimo. Simpatico o no, le chiavi del Pdl Campania sono nelle sue mani. E in quelle del fedelissimo compagno d’avventura politica Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli. L’ex sottosegretario all’Economia di Casal di Principe, sulle cui spalle pendono due pesanti richieste d’arresto per camorra, confermate in Cassazione e congelate solo dall’immunità parlamentare, affronterà a breve una fase nuova nell’orizzonte berlusconiano: quella del congresso di partito.

E in Campania la temperatura si alza, il dissenso verso l’ingombrante figura inizia a ribollire come una pentola a pressione che potrebbe esplodere da un momento all’altro. L’onda del no all’attuale leader campano del centrodestra parte da Salerno, promossa dal ministro Mara Carfagna. Ma non è uno tsunami: il malcontento c’è, tuttavia si ferma all’ombra del Vesuvio davanti a una fortezza di tessere e uomini di fiducia targati Cosentino, piazzati nei settori strategici del partito e in quota Pdl lì dove si poteva.

Angelino Alfano col suo «partito degli onesti», definizione che molti avevano pensato ideata proprio per la vicenda Cosentino, dovrà dunque attendere. Già, perché il coordinatore uscente ha intenzione di restare lì dov’è ancora a lungo e stavolta pure con l’acclamazione congressuale. «C’è un Pdl – afferma l’ex sottosegretario all’Economia – che adesso vuole introdurre la democrazia all’interno del partito e consentirà a tutti gli iscritti di eleggere direttamente gli assetti del partito. Questo farà del più grande partito campano, ed ancora oggi italiano,un luogo anche di confronto e di discussione».

Che la situazione del Popolo delle Libertà in Campania sia frammentaria è cosa nota: rispecchia il quadro nazionale, con almeno 10-11 correnti. I punti di riferimento delle varie “anime” sono Denis Verdini e Gianni Alemanno; poi c’è la fronda dell’ex ministro Claudio Scajola, l’area degli ex Psi di cui fa parte il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, i vicini al ministro Altero Matteoli, i pretoriani di Maurizio Gasparri, il gruppo – Carfagna in testa – del nuovo segretario Pdl Alfano e così via fino ai piccoli sottomovimenti (gli ex Dc, i vicini a Quagliarello e alla Brambilla).

In questo quadro disgregato dal “divide et impera”, l’operazione di Cosentino è sostanzialmente rappresentare l’alternativa a sé stesso. Nonostante in queste ore arrivino nuove, cupe, carte dalla Procura: Cosentino è tirato in ballo in un’altra vicenda giudiziaria. Sono nero su bianco le intercettazioni di telefonate avvenute nel novembre del 2009 fra l’ex sottosegretario Pdl e il latitante Valter Lavitola, faccendiere colpito da ordine di cattura nell’ambito dell’inchiesta della procura di Bari che tira in ballo anche il premier Silvio Berlusconi. In particolare le telefonate parlano di un dossier contro Italo Bocchino, all’epoca dei fatti vicepresidente vicario del Pdl alla Camera e di membro dell’ufficio di presidenza del partito.  

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