Portineria MilanoLega Nord e ’ndrangheta: un rapporto che nasce prima di Belsito

Lega Nord e ’ndrangheta: un rapporto che nasce prima di Belsito

È un velo sottile e impercettibile quello che unirebbe la Lega Nord alla ‘ndrangheta. E che in questi giorni torna di attualità per le indagini sui presunti casi di riciclaggio di denaro sporco che le cosche calabresi avrebbero effettuato tramite le casse del Carroccio in via Bellerio. Ci indaga la procura di Reggio Calabria che cerca la cosiddetta «contabilità occulta dei lumbard» e che ha messo sotto indagine l’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito insieme con altri imprenditori, tra cui «l’ammiraglio» Romolo Girardelli e lo «shampato» imprenditore Stefano Bonet.

Negli ultimi anni le inchieste delle magistratura italiana non avevano mai messo sotto indagine esponenti del Carroccio. Ma tra le righe delle ordinanze e dei decreti di perquisizione usciti un po’ ovunque in Italia, da Pavia fino alla zona del Lago di Garda famosa per lFƒe scorribande notturne del Trota Renzo Bossi, è emerso spesso come le ‘ndrine abbiano cercato di fare proseliti tra i padani. Ci sono persino le fotografie a dimostrarlo. Come nel caso del consigliere regionale pavese Angelo Ciocca, immortalato in una foto con l’avvocato Pino Neri alla fine del 2009, prima che il boss venisse travolto dall’indagine Infinito del pm Ilda Boccassini nel luglio del 2010. Ciocca non è mai stato indagato, ma quell’indagine costò un’aspra polemica tra l’autore di Gomorra Roberto Saviano con l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni. Tema: la Lega Nord e la ‘ndrangheta.

Le cosche calabresi, è noto, non guardano in faccia nessuno. Non hanno ideologie. Né destra né sinistra. Le ‘ndrine quindi – sostengono i magistrati – potrebbero aver instaurato contatti con la Lega Nord ormai da diversi anni. Da quando il Carroccio ha iniziato a essere presente su questi territori, occupando le pubbliche amministrazioni a suon di quei voti che Umberto Bossi chiedeva a gran voce al suo popolo sul sacro pratone di Pontida. Del resto, unendo i punti dell’ultima indagine con la tesi del libro Metastasi del giornalista Gianluigi Nuzzi, emerge che il «filo nero» tra la Calabria e la Lega Lombarda potrebbe essere molto lungo, forse anche più di vent’anni.

Sarà un caso ma nell’indagine su Belsito compare appunto «la cosca De Stefano», famiglia calabrese tra le più attive in Italia e all’estero – come si legge nel decreto di perquisizione – che vanta un collegamento con un altro esponente leghista negli anni ’90. È la storia di Gamma, riportata appunto nel libro di Nuzzi. Tra le righe di questo libro, uscito alla fine del 2010, che creò non pochi problemi dentro il Carroccio, si racconta che nel marzo 1990 a Lecco un lumbard soprannominato «con una lettera dell’alfabeto greco» si sarebbe appunto incontrato con il boss ‘ndranghetista Franco Coco Trovato: sul tavolo c’erano i voti che poi lo avrebbero reso il politico che è adesso. Chi è Coco Trovato? E perché vanta collegamenti con la cosca De Stefano? 

Nato nel 1947 a Marcedusa, in provincia di Catanzaro, Coco Trovato è stato uno dei capi della storica alleanza tra le ‘ndrine del milanese e quelle lecchese. È – come scrive Nuzzi ma pure come riporta Mario Guarino nel libro Poteri segreti della criminalità. L’intreccio inconfessabile tra ‘ndrangheta, massoneria e apparati dello stato – parente della famiglia dei De Stefano. La figlia Giuseppina Coco Trovato, infatti, è stata «prima fidanzata e poi moglie» di Carmine De Stefano, primogenito del boss Paolo De Stefano, il capocosca che fu ucciso il 13 ottobre del 1985. Lo si legge nei testi sopra citati: «dall’alleanza tra le due famiglie nacque una delle alleanze più solide all’interno della ‘ndrangheta per gestire gli affari tra la Calabria e la Lombardia». 

Sul nome di Gamma si è molto discusso in questi anni. Come si evince dal libro – e come è stato poi raccontato dai giornali – si tratterebbe dell’ex ministro di Grazia e Giustizia Roberto Castelli. Quest’ultimo – che come si legge nelle intercettazioni delle ultime indagini avrebbe chiesto a Belsito chiarezza sui conti – ha sempre replicato alle accuse di aver avuto contatti con Coco Trovato, ricordando che durante il suo mandato da Guardasigilli adottò misure molto stringenti nei confronti della criminalità organizzata. Sulla vicenda indaga la procura di Roma con Giancarlo Capaldo e a quanto risulta «Gamma» non sarebbe indagato. Ma le domande rimangono. Perché comunque, anche se non si trattasse di Castelli, che sia un leghista non ci sono dubbi.

Così, nell’ultima indagine della procura calabrese si scopre che tramite «l’ammiraglio» Girardelli, stando all’accusa dei magistrati, le ‘ndrine avrebbero pulito soldi sporchi nelle casse della Lega Nord. E come ha confermato l’ex contabile leghista Helga Giordano, in un interrogatorio riportato domenica dal Corriere della Sera, «il Girardelli bazzicava via Bellerio sin dai tempi del tesoriere Maurizio Balocchi». Ma oltre alle inchieste di questi giorni, va ricordato che il caso Ciocca creò non pochi problemi dentro via Bellerio. Ne nacque persino una lite tra l’ex capogruppo Marco Reguzzoni e il segretario nazionale lombardo Giancarlo Giorgetti. Come riporta Leonadro Facco nel libro Umberto Magno, il primo accusò il secondo di coprire proprio il recordman di preferenze nel pavese. 

Infine il capitolo Lago di Garda. Tra le righe delle indagini comparse in questi giorni sui quotidiani è emerso pure un presunto fascicolo della procura bresciana sul dimissionario Bossi jr. La segretaria leghista Nadia Dagrada ne parla in un’intercettazione con l’ex tesoriere della Lega  Belsito. «È vero» dice la dirigente leghista, «che continuano a dire ai magistrati di mettere sotto il fascicolo? Ma prima o poi il fascicolo esce». A quel punto «sei rovinato», continua la Dagrada. «Il figlio di lui (di Bossi, ndr) che ha certe frequentazioni… Altro che Cosentino». Di indagini che avrebbero toccato il Trota si era parlato alla fine di dicembre, quando il compagno dell’assessore Monica Rizzi Alessandro Uggeri finì in un pezzo su Repubblica perchè sarebbe finito in presunte indagini su «cocaina e escort». Poi il capo della procura Fabio Salamone smentì. Ma esiste un fasciolo oppure no? A Brescia sono in tanti a ricordare che negli ultimi anni la gestione del narcotraffico sia stata gestita da queste parti proprio dalla ‘ndrangheta.

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