Il governo Monti sull’orlo di una crisi di nervi

Il governo Monti sull’orlo di una crisi di nervi

Il governo Monti sull’orlo di una crisi di nervi. Da una parte le pressioni dei partiti, «e l’ipotesi di voto anticipato ad ottobre che è tornata a essere concreta» ammette con preoccupazione un ministro. Dall’altra l’ennesimo scontro nell’esecutivo, stavolta tra il titolare dello Sviluppo Economico Corrado Passera e il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli.

L’ultima polemica all’interno della squadra di governo risale a poche ore fa. Un duro scambio di accuse tra Passera e Grilli sul decreto Sviluppo. Il provvedimento doveva essere approvato nel Consiglio dei ministri di questo pomeriggio, ma è improvvisamente saltato. Colpa della copertura finanziaria – circa cento milioni di euro – che al ministero di Passera giurano fosse stata già concordata con i tecnici del Tesoro. In mattinata la sorpresa.«Un blitz» con cui il sottosegretario alla Presidenza Antonio Catricalà avrebbe deciso di dirottare i fondi sulla riforma della Scuola di Francesco Profumo. Il pacchetto merito. «E così noi – si lamentano dallo Sviluppo economico – improvvisamente ci siamo trovati senza copertura». Al ministero si lamentano di un presunto asse tra Catricalà e via XX settembre. Ma anche del mancato intervento del presidente del Consiglio Monti.

«E questo – racconta al telefono un esponente dell’esecutivo – è solo l’ultimo litigio». I sorrisi dei primi giorni di governo sono un lontano ricordo. A Palazzo Chigi l’atmosfera inizia a ricordare quella degli ultimi Consigli dei ministri dell’era Berlusconi. Non ancora siamo ancora a vertici da fine impero, ma certo «il clima è molto teso» spiega chi era presente all’incontro odierno. «La situazione non è facile, il governo sta attraversando una fase di stallo».

A far discutere, poi, è l’ultima uscita del presidente Monti. Questo pomeriggio. «Il mio governo e io – le parole del premier in videoconferenza al congresso nazionale dell’Acri – abbiamo sicuramente perso negli ultimi tempi l’appoggio che gli osservatori ci attribuivano da parte dei cosiddetti poteri forti. In questo momento non incontriamo il favore di un grande quotidiano, considerato voce autorevole dei poteri forti, e non incontriamo il favore di Confindustria». Una velata polemica che non tutti i componenti dell’esecutivo hanno condiviso. Di certo, un altro segnale delle difficoltà del governo.

Come se non bastasse, su Palazzo Chigi si fanno più forti le pressioni del mondo politico. L’ipotesi di un voto anticipato a ottobre – seppure difficilmente realizzabile – preoccupa non pochi ministri. Mentre si guarda con attenzione l’ufficio di presidenza del Pdl in programma domattina. Un vertice in cui Silvio Berlusconi e Angelino Alfano potrebbero annunciare una nuova stagione nei rapporti con l’esecutivo di Mario Monti. Costretti a rivedere la propria disponibilità nei confronti del governo, per non mettere a rischio la tenuta del Popolo della libertà.

Ma non c’è solo il centrodestra. Sul decreto Sviluppo – dopo lo stop del Tesoro difficilmente il provvedimento vedrà la luce in tempi brevi – oggi ha alzato la voce anche il Pd. «Perché tanto tempo? – si è lamentato il coordinatore delle commissioni economiche democrat Francesco Boccia – Servono misure urgenti, le imprese attendono di sapere come potranno muoversi nel futuro». Sull’argomento tornerà domattina il segretario Pierluigi Bersani, che pure continua a giurare fedeltà al governo tecnico. Durante la direzione del partito, raccontano da largo del Nazareno, il leader chiederà a Mario Monti maggiore incisività proprio su questi temi. Peraltro è stato proprio il Partito democratico a criticare la riforma della Scuola di Profumo. Doveva essere portata all’attenzione del Consiglio dei ministri mercoledì scorso, ma è stata accantonata dall’esecutivo per evitare nuovi fronti di scontro con il Parlamento, almeno fino alla prossima settimana.

Altri fronti, Giustizia e Lavoro. Il disegno di legge anti-corruzione sta togliendo il sonno a più di un ministro. Oggi il titolare dei Rapporti con il Parlamento Piero Giarda avrebbe sondato con i rappresentanti dei partiti la possibilità di porre la fiducia sul provvedimento, che tornerà all’esame di Montecitorio martedì prossimo. Da diversi esponenti politici sarebbe arrivato un secco rifiuto (e stasera il ministro della Giustizia Paola Severino si è recata Palazzo Chigi proprio per fare il punto con Monti). Da lunedì arriverà alla Camera anche la riforma del Lavoro. Dopo l’approvazione da parte del Senato è in programma un lungo passaggio in commissione. «Con i partiti – raccontano dal governo – particolarmente agguerriti».

Intanto Monti è alle prese con il dossier nomine. Proprio in queste ore il presidente del Consiglio sta studiando la pratica con alcuni ministri nel suo studio di Palazzo Chigi. In ballo ci sono le poltrone della Rai e la presidenza dell’Agcom. Se non si dovesse trovare un accordo, la riunione potrebbe essere spostata a domani. «I ministri sono stati tutti allertati – raccontano dal governo – ma la convocazione non è ancora partita. Attendiamo l’esito del vertice di questa sera». Se domani ci sarà il Consiglio dei ministri, sarà in mattinata, perché nel tardo pomeriggio Monti è atteso in Veneto. Insomma, si naviga a vista.  

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