In Francia la destra repubblicana medita di “sdoganare” Le Pen

In Francia la destra repubblicana medita di “sdoganare” Le Pen

Chi in Francia aspettava “l’onda rosa” del cambiamento che tutto travolge sarà rimasto deluso. La sinistra è in vantaggio dopo il primo turno delle legislative, ma la vittoria presidenziale di François Hollande non è bastata a mobilitare gli elettori in vista di un domani migliore.

Dietro agli astensionisti, mai così tanti oltralpe (42,9%), le urne registrano un testa a testa tra gollisti e socialisti, appaiati intorno al 34%. La traduzione in seggi premia il Ps, che dopo i ballottaggi di domenica prossima dovrebbe occupare tra i 283 e i 323 scranni all’Assemblea Nazionale – la maggioranza assoluta è fissata a 289 – mentre l’Ump si attesterebbe tra 218 e 248. Anche allargando lo sguardo a tutto l’elettorato, però, la Francia appare aritmeticamente spaccata in due tra destra e sinistra.

La vera differenza sta nel gioco delle alleanze. Se alla percentuale dei socialisti si aggiungono il 5,5% dei verdi di Europe Ecologie (15-20 seggi) e il 6,9% del Front de Gauche di Jean-Luc Mélenchon (13-28 seggi) la sinistra sale fino al 47% (+11 rispetto al 2007). Il Ps dovrà aspettare una settimana per sapere se avrà (com’è probabile) una sua maggioranza autonoma. Il segretario Aubry nel frattempo proverà a risolvere alcuni imbarazzanti conflitti in famiglia, in primis quello scoppiato nella Charente-Maritime dove al secondo turno Ségolène Royal affronterà il socialista dissidente Olivier Falorni, che rifiuta di farsi da parte. Non vi sono però dubbi sull’insediamento all’Assemblea Nazionale di una solida maggioranza di sinistra, legittimata dall’ampio vantaggio sull’Ump in termini di voti complessivi (+12%).

Un vantaggio che verrebbe colmato se al 34,1% dell’Ump e cespugli si potesse aggiungere il 13,6% del Front National (Fn). A destra i voti (fin qui) non si sono mai sommati, anche perché nel 2007 l’Ump aveva dieci punti in più e il Fn dieci in meno. Qualcosa però ora si sta muovendo, tanto nell’elettorato conservatore – dove in molti si chiedono perché l’alleanza con “gli estremisti” sia accettabile a sinistra ma vergognosa a destra – quanto nella classe dirigente del partito, dove la tradizionale “desistenza repubblicana”, che imponeva accordi con i socialisti per sbarrare la strada ai candidati lepenisti, cede il passo alla linea “né front national, né fronte repubblicano”. Una scelta politica cruciale con un sistema elettorale che permette al ballottaggio scontri “triangolari” tra i candidati che hanno ottenuto almeno il 12,5% dei voti degli iscritti.

Il segretario dell’Ump Jean-Francois Copé ha fatto sapere ieri che non vi saranno né accordi di desistenza con il Ps né patti col Fn, e neanche appelli a votare per l’uno o per l’altro candidato nei venti duelli che escludono i gollisti. La base conservatrice però spinge ancora più a destra: due elettori su tre dell’Ump sono favorevoli a un accordo con il Front National quando serve a eliminare un socialista al secondo turno, stando a un sondaggio Ipsos pubblicato da Le Monde.

Questa inedita desistenza a destra è già stata adottata ieri da Roland Chassain nel Bouches-du-Rhone a favore della lepenista Valérie Laupies. Oggi nel Gard Etienne Mourrut potrebbe fare la stessa scelta. E per i candidati dell’Ump chiedere esplicitamente voti all’elettorato lepenista ormai non è più un tabù. L’ex ministro Nadine Morano, ad esempio, in vista di un secondo turno difficile in Mosella ha spiegato che per lei non si tratta di convenienza ma di “condivisione degli stessi valori”.

Madame Le Pen ha dei buoni motivi per festeggiare, malgrado il Front National abbia perso quattro punti rispetto al primo turno presidenziale (17,89%). La flessione era attesa e legittima se paragonata al crollo di cinque anni fa, quando il partito alle legislative scese fino al 4%. Marine realizza inoltre un altro exploit personale, conquistando oltre il 40% dei voti nella circoscrizione del Pas-de-Calais dove era venuto a sfidarla Mélenchon. Una scelta disastrosa per il leader della sinistra radicale, che dopo essere finito terzo si è già fatto da parte per favorire al secondo turno il socialista Philippe Kemel.

Sarà interessante vedere chi sceglieranno gli elettori conservatori tra una settimana. Marine potrebbe diventare il primo candidato del Front National a occupare un seggio all’Assemblea Nazionale dal 1997. Tante altre possibilità sulla carta non ci sono. Con questo sistema elettorale e senza accordi con l’Ump, domenica per i lepenisti vincere un paio di partite su 61 (32 delle quali “triangolari”) sarebbe già un trionfo. Le cose però stanno cambiando rapidamente. Il portavoce del “Rassemblement bleu Marine” assicura che sei-sette seggi sono a portata di mano. E male che vada, questa settimana servirà ai lepenisti (e ai loro aspiranti alleati “moderati”) per dare un altro colpo d’acceleratore alla dinamica politica che punta a far saltare gli steccati nella famiglia conservatrice.

A sinistra invece, Il Ps conferma il rispetto della “desistenza repubblicana”, ritirando il proprio candidato a favore di quello dell’Ump per bloccare la nipote di Marine, Marion Maréchal-Le Pen, in testa dopo il primo turno nella terza circoscrizione del Vaucluse. I socialisti peraltro, se non serve a eliminare un lepenista, tengono le porte chiuse a tutto ciò che sta alla loro destra. Non si sono fatti smuovere neanche dalla probabile sconfitta dal terzopolista François Bayrou, che pure alle presidenziali aveva concesso il suo endorsement a Hollande. A lanciare un appello per salvare il leader del Modem paradossalmente ci ha pensato solo l’ex sessantottino Daniel Cohn-Bendit. Il centro politico evidentemente non si addice alla Francia, né nella versione col trattino a destra, né in quella col trattino a sinistra.  

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