Monti porta a Bruxelles una riforma a metà

Monti porta a Bruxelles una riforma a metà

Il Parlamento italiano si appresta a votare la riforma del mercato del Lavoro. Tra domani e mercoledì la Camera dei deputati licenzierà il testo già approvato dal Senato. In tempo per permettere al presidente del Consiglio Mario Monti di volare a Bruxelles e presentare il provvedimento al Consiglio europeo in programma giovedì e venerdì. «Una riforma fondamentale che l’Europa ci chiede da tempo» avrebbe più volte rivelato il Professore. Eppure una riforma a metà. Incompleta. E non certo per colpa del governo.

Per convincere i partiti di maggioranza ad approvare il provvedimento senza modifiche – che avrebbero obbligato la riforma a un nuovo passaggio a Palazzo Madama – il governo ha accettato di rivedere il testo. Per non perdere tempo, però, i cambiamenti arriveranno solo in un secondo momento. Ecco perché tra pochi giorni Monti potrà presentare ai partner europei il risultato raggiunto. Ma dovrà stare attento a non rivelare i dettagli della trattativa: la riforma è stata licenziata dal Parlamento, ma cambierà ancora. Nel giro di poche settimane sarà necessario approvare alcune correzioni, forse sostanziali.

Pochi dubbi in merito. A confermare l’accordo raggiunto con l’esecutivo sono stati questa mattina i relatori del disegno di legge: il Pd Cesare Damiano e il Pdl Giuliano Cazzola. Aprendo il dibattito alla Camera i due parlamentari hanno chiaramente spiegato che il governo ha preso l’impegno – fondamentale per la buona riuscita dell’operazione – di modificare alcuni passaggi della riforma. «Come è noto – ha detto Cazzola – si tratta di una decisione – quella di non apportare modifiche al provvedimento – che i gruppi di maggioranza in commissione hanno adottato in ragione di una precisa scelta politica, legata all’esigenza di presentarsi all’importante appuntamento europeo del 28 e 29 giugno prossimi avendo già concluso l’iter di approvazione di tale riforma». A Palazzo Chigi avrebbero incassato l’appoggio dei bizzosi partiti di maggioranza, promettendo in cambio di «risolvere tempestivamente, con appropriate iniziative legislative, altri problemi posti dai gruppi parlamentari».

I nodi da sciogliere sono almeno due. Alcuni passaggi relativi alla flessibilità in entrata, richiesti dal Pdl. E il rinvio dell’Aspi – il nuovo ammortizzatore sociale unico – chiesto dal Pd. «Noi avremmo voluto correggere questo provvedimento per trovare un equilibrio più avanzato – ha ammesso il democrat Cesare Damiano in Aula – ma abbiamo deciso di prestare ascolto alla richiesta del presidente del Consiglio per senso di responsabilità». E «lo facciamo – ha proseguito Damiano – anche se nel provvedimento vediamo luci ed ombre, direi molte ombre».

Insomma, Monti potrà presentarsi a Bruxelles con la riforma. Ma non con la versione definitiva. Il rischio è quello di una figuraccia, e la colpa non è del governo. La settimana scorsa la responsabile del Lavoro Elsa Fornero ha chiesto ai rappresentanti dei partiti che sostengono l’esecutivo uno sforzo. Un’accelerazione dell’iter parlamentare per raggiungere l’obiettivo in tempi rapidi. Peccato che in cambio ogni partito abbia posto i suoi paletti. «A questo punto diventa fondamentale la credibilità di Monti in Europa» raccontano a Palazzo Chigi. Sarà lui a dover presentare il provvedimento al Consiglio di giovedì. E sarà lui a garantire l’efficacia della misura voluta dal governo. «Ovviamente – spiegano ancora – bisognerà capire quanto sostanziali saranno le modifiche ottenute dal Parlamento».

Ma il braccio di ferro tra esecutivo e partiti rischia di aprire un altro fronte di scontro. Stavolta interno a Palazzo Chigi. Le modifiche richieste da Pd e Pdl – da introdurre con «appropriate iniziative legislative» – dove finiranno? Il ministero del Lavoro di Elsa Fornero non è più responsabile. Anzi, fonti governative assicurano che alcune delle correzioni saranno inserite nel decreto Sviluppo. Lo ha confermato pochi giorni fa anche il segretario Pdl Angelino Alfano. L’ipotesi non sembra piacere al ministro Corrado Passera. Chi ha parlato con lui assicura che nel provvedimento a cui sta lavorando da tempo non ci sarà alcuna modifica al ddl Lavoro. Non solo. Dal ministero di Passera giurano che non sarebbe stata concordata alcuna iniziativa con la responsabile del Welfare. Poi si lamentano: «Ma ormai siamo abituati, il ministro Elsa Fornero è abituata a giocare in solitaria».  

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