Quando il gioco si fa duro, Renzi diventa timido

Quando il gioco si fa duro, Renzi diventa timido

“Ma alla fine Renzi si candida alle primarie?”. Sono da poco passate le 23, nel teatro Umberto di via della Mercede a Roma è appena terminato il faccia a faccia tra il sindaco di Firenze e il giornalista Enrico Mentana. A qualcuno, tra il pubblico accorso in gran numero che ora sosta all’uscita della sala, il dubbio è rimasto. Matteo Renzi è pronto a sfidare il segretario del Pd Pierluigi Bersani? La notizia della serata è che l’ex rottamatore è pronto a riallacciare i rapporti con i “giovani” quarantenni del partito, da Pippo Civati a Debora Serracchiani. Il prossimo 14 ottobre sarà un loro esponente a contendere a Bersani la leadership. Eppure, per adesso, Renzi preferisce non metterci la faccia. “Deve passare il progetto di una squadra” ripete il sindaco. “Non ci sono uomini della provvidenza. Solo così potremo vincere le primarie e cambiare il paese”.

L’impressione che molti hanno a fine serata è quella di un Renzi “attendista”. Intanto il sindaco individua la road map che porterà al voto. Domani è in programma la direzione del partito. Tra il 22 e il 23 giugno l’atteso incontro tra il primo cittadino di Firenze e numerosi amministratori locali di centrosinistra. Il 6 luglio si terrà l’assemblea nazionale del Pd. Sarà in quell’occasione – auspica Renzi – che Bersani convocherà le primarie. Solo allora i “giovani” del partito si incontreranno e sceglieranno una candidatura unica per puntare alla leadership.

Chi si attendeva un Renzi tutto all’attacco di Bersani resta deluso. Secondo alcune indiscrezioni l’appuntamento di questa sera era stato programmato per la prossima settimana. Poi, in vista della direzione di domani, Renzi ha deciso di anticipare l’incontro per poter giocare d’anticipo rispetto alle scelte del segretario. “Ma forse – raccontano – l’intervista di ieri al Tg1, in cui Bersani si è detto pronto a candidarsi alle primarie, ha spiazzato un po’ tutti”.

Al teatro Umberto, a due passi da Largo del Nazareno, la sala è piena. Per la presentazione di “Stil Novo, la rivoluzione della bellezza tra Dante e Twitter” si presentano tanti curiosi, molti addetti ai lavori e qualche parlamentare. Ci sono Salvatore Vassallo, Ermete Realacci, il parisiano Fausto Recchia. Una platea bipartisan: a metà serata si affacciano in sala anche le deputate berlusconiane Nunzia De Girolamo e Laura Ravetto. Sul palco – spartano, due sedie e un tavolino – Mentana e Renzi. “Dovrei far finta di parlare del libro…” spiega il giornalista. In realtà il copione del faccia a faccia è già scritto. Il sindaco di Firenze critica – neppure troppo duramente – la dirigenza del partito. Attacca la posizione del Pd sugli ultimi due “autogol” parlamentari: la gestione delle nomine di Agcom e Privacy e il voto di Palazzo Madama che poche ore prima ha salvato il senatore Pdl De Gregorio dagli arresti domiciliari. “Totale follia” spiega Renzi. Segno della lontananza tra chi siede alle Camere e l’opinione pubblica.

Si parla di ricambio generazionale, di progetti per il Paese, ma soprattutto di primarie. Non sono “un concorso di bellezza”, ma devono aiutare i candidati a presentare un programma. Una linea politica – dice Renzi – che dovrà essere quella del partito. Chi vince non deve scendere a compromessi con gli altri, come invece ha fatto Prodi nel 2005. “Se vince Bersani sarò il primo a dargli una mano”. Chi perde, non avrà premi di consolazione. Sfida vera, ripete più volte il sindaco. “Come le primarie di Milano”. Anche perché il rappresentante dei “giovani” si candiderà “per fare una rivoluzione, non per andare a scaldare una sedia”.

Primarie di partito o di coalizione? Mentre nel partito è aperto il dibattito (sembra che in queste ore Bersani si stia confrontando con i dirigenti democrat per individuare la strada migliore) Renzi preferisce non prendere posizione. “Meglio del Pd, ma vanno bene anche di centrosinistra. Decida il segetario”. Intanto il tempo scorre. Mancano cento giorni, ricorda Renzi. Nel dubbio “per il 14 ottobre ci teniamo tutti liberi”.
 

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