Appuntamento domattina alle 10. A quell’ora deputati e senatori italiani saranno chiamati a rinnovare i vertici di Agcom e Privacy, le authority di garanzia per le telecomunicazioni e la protezione dei dati personali. Due autorità sulla carta “indipendenti”, ma ancora fortemente legate al potere politico.
La spartizione delle poltrone è in corso da qualche tempo. Da alcuni giorni i rappresentanti dei principali partiti stanno lavorando per comporre il delicato mosaico delle nomine. Bene attenti a non rovinare gli equilibri parlamentari. Una trattativa fatta di candidature, offerte, contrattazioni: con l’obiettivo di garantire ai leader il controllo più o meno diretto sulle authority indipendenti. E se qualcuno ha già salutato la nascita della Terza Repubblica, certe dinamiche ricordano tanto i tempi andati. Con buona pace dei candidati senza copertura politica che hanno spedito il proprio curriculum alla presidenza di Camera e Senato.
Già, perché in nome della trasparenza il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini e il suo collega di Palazzo Madama Renato Schifani si erano impegnati a raccogliere pubblicamente le candidature di quanti volessero partecipare alle selezioni. Un’iniziativa di indubbio successo, considerando che ieri erano stati consegnati più di cento curricula solo per entrare a far parte dell’autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni. Peccato che alla fine a scegliere saranno comunque i partiti, che in queste ore stanno perfezionando le liste dei nomi su cui convergere.
Difficile il contrario. Le candidature pubbliche potevano essere presentate fino alle 15 di oggi, il voto è stato programmato per le 10 di domattina. Per un singolo parlamentare sarebbe stato impossibile studiare e confrontare più di cento curricula in una nottata.
«Una spartizione di poltrone. E chi si aspettava qualcos’altro?» racconta sorridendo un deputato pidiellino. Tra i berlusconiani non è ancora arrivata una indicazione di voto ufficiale. «Mi aspetto un sms tra stasera e domattina». Qualcuno giura che comunque esprimerà le sue preferenze indipendentemente da via dell’Umiltà. Domani il voto sarà personale e segreto. «Non essendoci rischi particolari per la tenuta del governo – continua il parlamentare – c’è il rischio che una parte dei miei colleghi vada in ordine sparso». Difficile comunque che le indicazioni dei vertici di partito possano essere disattese. «Ci sarà qualche voto in dissenso, tutto qui».
In palio ci sono nove poltrone. I parlamentari dovranno nominare quattro componenti dell’Agcom (il presidente che sostituirà Corrado Calabrò sarà invece scelto dal presidente della Repubblica su indicazione di Mario Monti). Quattro componenti dell’autorità sulla privacy (che in seguito eleggeranno tra di loro un presidente e un vice). E un componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa.
I primi quattro finiranno a Roma e Napoli, presso le due sedi dell’Agcom. A loro spetterà il duplice compito di «assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e di tutelare i consumi di libertà fondamentali dei cittadini». Molto più concretamente, il primo dossier che i nuovi eletti dovranno affrontare sarà quello dell’assegnazione delle frequenze televisive. In cambio, per i prossimi sette anni, uno stipendio di tutto rispetto. Quasi 300mila euro lordi per il presidente (oggi Calabrò ne guadagna 293.658, 95). E circa 264mila per i consiglieri. E tredici auto blu a disposizione per ogni spostamento istituzionale.
Diverso il discorso per chi conquista un posto all’Autorità sulla privacy. La cui sede sorge curiosamente proprio a Piazza Montecitorio, di fronte all’ingresso principale della Camera dei deputati (quasi a ricordare un legame fin troppo evidente con il potere politico). I quattro nominati si dovranno occupare di «tutela dei diritti e delle libertà fondamentali» e di «rispetto della dignità nel trattamento dei dati fondamentali». Compiti difficili e ben retribuiti. Il successore di Francesco Pizzetti, attuale presidente, guadagnerà circa 290mila euro lordi all’anno. Gli altri componenti ne percepiranno “solo” 193mila.
Intanto in Parlamento è aperta la trattativa per scegliere i nuovi componenti. Camera e Senato voteranno due membri ciascuno per ogni authority. Risulteranno eletti i candidati che otterranno più preferenze. Per quanto riguarda l’Agcom, il Pdl avrebbe già puntato su Antonio Martusciello e Antonio Preto. Il primo, attuale commissario dell’Agcom, è stato uno dei promotori di Forza Italia, sottosegretario e viceministro. Il secondo, una lunga carierà al Parlamento Europeo, è stato tra le altre cose il capo di gabinetto dell’allora vicepresidente della Commissione Antonio Tajani. Per la Privacy nelle ultime ore si fa insistente il nome dell’ex deputata leghista Giovanna Bianchi Clerici.
Il Partito democratico sembrava intenzionato a nominare gli altri due componenti Agcom. Alla fine, dopo un lungo vertice questa mattina alla Camera con Pier Ferdinando Casini e Benedetto Della Vedova, Bersani ha deciso di lasciare una nomina al Terzo Polo. Purché sia un tecnico di indiscussa competenza e indipendente, trapela dall’incontro. In cambio i centristi potrebbero “sdebitarsi” assecondando le scelte democrat alla Privacy.
La spartizione delle poltrone avviene secondo i metodi più democratici. Anzi, per evitare problemi questa mattina i parlamentari Pd hanno persino partecipato alle primarie delle Authority. Dalle 12 alle 13.30 sono stati allestiti dei piccoli seggi nelle sedi dei gruppi per scegliere i propri candidati. Con un’ulteriore accortezza: deputati e senatori potevano scegliere un uomo e una donna, per garantire la parità di genere. Alla fine – su un totale di circa 35 candidati – l’hanno spuntata Maurizio Decina, insegnante al Politecnico di Torino, per l’Agcom e Antonello Soro e la docente di diritto Costituzionale Licia Califano per la Privacy. L’uomo indicato dal Terzo Polo, invece, è il vicesegretario della Camera Francesco Posteraro.