Un referendum popolare per il fiscal compact

Un referendum popolare per il fiscal compact

Un referendum consultivo per dare agli italiani «la libertà di decidere sul proprio futuro economico e sociale». Se ne discuterà oggi alla Camera dei deputati, dove è stata inserita all’ordine del giorno una mozione della Lega Nord che propone di sottoporre l’introduzione del fiscal compact a un voto popolare. Se il documento sarà approvato, spetterà agli elettori il potere di ratifica del trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance dell’Unione economica e monetaria firmato da 25 capi di governo Ue lo scorso 2 marzo.

Impegno sottoscritto dal governo Monti. Anche se, come ha ricordato questo pomeriggio in Aula il presidente del Consiglio, la responsabilità politica spetta al precedente esecutivo. «Vorrei far sommessamente notare – le parole di Monti – che quel profilo di rientro molto severo e impegnativo fu fissato molti mesi prima, nella primavera del 2011, con un impegno, che non critico, del governo Berlusconi»

Di cosa si tratta? «Il fiscal compact – spiega la mozione – è un nuovo sistema di regole, chiamate “regole d’oro” concertate tra Paesi dell’Unione europea che sono vincolanti e prevedono criteri stringenti sulla disciplina di bilancio e di fatto segnano un primo passo verso la rinuncia a parte della sovranità nazionale».

Sedici articoli. Diverse le novità per i Paesi interessati: l’introduzione nella legislazione nazionale del pareggio di bilancio (il deficit strutturale non deve superare lo 0,5 per cento del prodotto interno lordo); l’istituzionalizzazione dei vertici euro: almeno due appuntamenti l’anno per chi ha adottato la moneta unica; la previsione di norme più stringenti per la riduzione del debito pubblico; la possibilità di sanzioni qualora il deficit pubblico superi il 3 per cento del Pil.

Su tutte queste misure potrebbero essere chiamati ad esprimersi gli italiani. Le conseguenze non sono irrilevanti: per entrare in vigore, infatti, il trattato deve essere ratificato da almeno 12 stati membri.

Ad oggi, tuttavia, il nostro ordinamento non prevede l’indizione di referendum per ratificare i trattati internazionali. Adottati, invece, da appositi disegni di legge votati dal Parlamento. Proprio il fiscal compact dovrebbe ottenere il via libera del Senato entro il mese di luglio.

Un’anomalia, secondo la Lega. Ecco perché, sempre secondo il documento che sarà votato domani, «risulta doveroso e quantomai opportuno rimediare all’esclusione dei cittadini dalla partecipazione al processo normativo e decisionale comunitario, permettendo di indire referendum ad hoc sull’adesione o modifica di trattati internazionali che sono per loro natura vincolanti per il Paese membro». 

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